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Ceriscioli incontra i sindaci del Fermano:
“Il virus non è la peste, ma neanche una banale influenza”

FERMO - Il governatore faccia a faccia con gli amministratori locali:"Chiudere le scuole è stata una scelta scientifica, non politica. In nessun caso l'economia viene prima della salute" - VIDEO

 

di Pierpaolo Pierleoni (foto e video Simone Corazza)

Il presidente della regione Marche Luca Ceriscioli è arrivato questa mattina a Palazzo dei Priori per incontrare tutti i sindaci del Fermano. Un vertice, trasmessa in diretta su Radio Fermo 1, per fare chiarezza sulle procedure adottate dal governo regionale per l’emergenza coronavirus. Una relazione di circa 20 minuti, quella del governatore, che ha difeso le scelte adottate in questa settimana.

“Ad oggi abbiamo 6 casi nella regione Marche – ha puntualizzato Ceriscioli -L’ordinanza impugnata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri è stata emanata per via del contagio di una persona a Cattolica. Quella era la punta dell’iceberg. Non ho fatto come il comandante del Titanic, non ho guardato solo alla punta, mi rendevo conto dell’alta probabilità che il virus arrivasse anche nelle Marche, come poi è stato. Ecco perchè abbiamo adottato una nuova ordinanza, che durerà fino alla mezzanotte di sabato, in attesa dei nuovi indirizzi per valutare come agire nei giorni successivi. La chiusura delle scuole ha motivazioni scientifiche, non politiche. Le misure di contenimento adottare prima ancora che ci fosse un primo contagio nel territorio erano di prevenzione. Il Friuli ad oggi non ha ancora avuto casi, ma a mio avviso ha fatto benissimo ad adottare misure per contenere il contagio”.

Ceriscioli si sofferma su uno dei 6 casi, quello di uno studente liceale a Pesaro. “Credo che gli studenti di quella scuola, sapendo che un loro compagno ha contratto la malattia, si rendano bene conto di quanto sia stato importante emanare l’ordinanza per la chiusura delle scuole. Noi non creiamo allarme, facciamo il contrario. Nascondere e minimizzare non è rassicurante come spiegare. Il dibattito va portato al giusto livello. Non siamo di fronte alla peste, ma nemmeno ad una banale influenza”.

Un passaggio, dal presidente delle Marche, anche sulle ripercussioni per l’economia del territorio. “Credo che in nessun caso, in nessun caso, l’economia possa esser messa al di sopra della salute. Tengo a ringraziare tutti gli operatori, perchè sono quelli che più di ogni altro incontrano la malattia e in questa situazione di grande sforzo meritano un grande plauso”.

LA SITUAZIONE NEL FERMANO

Ad illustrare il quadro della situazione in provincia di Fermo è il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Av 4 Giuseppe Ciarrocchi.  “Nella nostra area vasta abbiamo attualmente in sorveglianza 5 persone. La sorveglianza è l’unica misura per mitigare quello che possiamo oggi definire come un virus pandemico. Quando c’è una pandemia, se non c’è la possibilità del vaccino, rimane solo la mitigazione. Cioè cercare di far circolare il virus lentamente e in modo diluito, così da avere un numero di soggetti immunizzati progressivamente maggiore. La sorveglianza consiste nel tenere in isolamento soggetti con probabilità di sviluppare la malattia. Per ora nel Fermano la situazione è tranquilla. Il primo caso, di cui terminano oggi i 14 giorni di sorveglianza, è un contatto stretto di una persona di Codogno che ha contratto il coronavirus. Gli altri 4 hanno transitato o sostato nelle zone rosse, cioè i comuni di Lombardia e Veneto dove si è diffuso il virus e le zone dell’Asia. La situazione da un punto di vista epidemiologico è rassicurante”.

LA POSIZIONE DEI SINDACI

La riunione si allarga alle domande dei sindaci. Il primo cittadino di Sant’Elpidio a Mare, Alessio Terrenzi, approfitta per chiarire le critiche rivolte al governatore a mezzo stampa nei giorni scorsi. “Presidente Ceriscioli, ho condiviso pienamente la sua scelta di lunedì mattina, quando ha annunciato l’ordinanza di chiusura delle scuole e blocco delle manifestazioni pubbliche. Lei ha fatto tutto bene fino alla telefonata del premier Conte. L’errore è stato non confermare la scelta. Se era giusto chiudere martedì, come ha poi fatto il giorno dopo, lo era anche il giorno prima ed era opportuno annullare anche il Carnevale. Invece questo caos ha disorientato i cittadini, che in fasi delicate hanno bisogno di sicurezza e posizioni chiare”.

Il primo cittadino di Monteleone di Fermo, Marco Fabiani, si complimenta col governatore: “ho condiviso sia la prima che la seconda ordinanza”. Critico il sindaco di Montefortino Domenico Ciaffaroni: Mi preoccupa lo scontro tra istituzioni, è di una gravità da non sottovalutare. Sicuramente è mancato il rapporto con i sindaci. Sono stati convocati i Prefetti che fanno ordine pubblico. Vorremmo sapere che succede da lunedì. Dobbiamo essere calmi e freddi, ma spiegateci i percorsi futuri da seguire, perchè ieri, tra sentenza del Tar e nuova ordinanza, si è scatenato un mondo”.

Il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro ripercorre la frenetica situazione degli ultimi giorni. “Ci siamo visti col governatore Ceriscioli due giorni fa ad una riunione convocata dall’Anci. Tutti i sindaci hanno chiesto più informazione. Si è riconosciuto un cortocircuito negli avvisi, abbiamo vissuto anche noi amministratori una situazione destabilizzante. Dopo quella riunione si è emanata la circolare esplicativa dell’ordinanza, con l’inserimento di alcune norme di buon senso che tanti auspicavano”.

IL CONFLITTO ISTITUZIONALE? COLPA DEL GOVERNO

Dopo gli interventi degli amministratori locali, il presidente Ceriscioli evidenzia “l’esigenza di tempistiche molto strette per le ordinanze, è difficile un ampio dibattito preliminare. A Terrenzi rispondo che quando il Presidente del consiglio ti chiama e ti dice che la mattina dopo sarebbero arrivate indicazioni per un comportamento uniforme, sarebbe stato inopportuno non ascoltarlo. Ma sono rimasto molto deluso il giorno dopo, mi aspettavo indicazioni oggettive alla conferenza con i governatori delle Regioni, ma il Governo è arrivato senza una proposta. L’atto finale è stato paradossale ed ha diviso l’Italia in regioni rosse e verde. Tra le rosse c’è il Friuli, che non ha neanche un caso. Le Marche, con dei casi di Coronavirus, erano fuori. La parte tecnica e scientifica mi chiedevano provvedimenti immediati. Ancora oggi il Governo non ha dato indicazioni. Se ci sono 7, o 10, o 20, o 100 casi, che facciamo? Qual è il discrimine tra regioni rosse e verdi? Ti dicono che hai la responsabilità di fare gli atti, ma quando li adotti ti fermano. Per me è anomalo il conflitto istituzionale, non l’ho mai cercato. Ma ci sono state scelte irrazionali. E ricordiamo anche la discrepanza sulla gestione delle emergenze, in alcune si va in deroga alla legge sugli appalti, da noi invece la legge sugli appalti si applica e si deve passare anche per l’Anac”.

L’assessore regionale Fabrizio Cesetti rincara: “Se c’è qualcuno che ha aperto un conflitto istituzionale, è stato il Governo,  certo non la regione Marche. Il decreto legge emesso dal Governo prevede che le autorità locali possono adottare misure ulteriori. La possibilità diventa un obbligo, quando c’è un’emergenza. Che doveva fare il presidente Ceriscioli, con un caso positivo al confine con le Marche ed altri casi da verificare? Io al premier Conte, quando ha telefonato lunedì mattina, avrei detto subito di no. Se il presidente Ceriscioli ha aspettato, lo ha fatto solo per sensibilità istituzionale. Io gli avrei detto immediatamente di no”.

(servizio in aggiornamento)



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