di Giovanni De Franceschi
«Tu non sei l’imperatore e noi non siamo una provincia dell’impero». Niente da fare, la polemica dopo l’ordinanza della regione sul Coronavirus non accenna a placarsi. E il livello di scontro tra Governo e Regione resta alto. Quelle infatti erano le parole dell’assessore regionale Angelo Sciapichetti ed erano rivolte al ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia dopo l’intervento di ieri a Porta a Porta in cui ha attaccato il governatore Ceriscioli. Istituzione contro istituzione, Pd contro Pd come nei più classici teatrini all’italiana. Ci sarebbe da riderci su, se non fosse che i protagonisti di questa vicenda non hanno fatto altro che alimentare incertezza e confusione nei cittadini in una fase altamente delicata come quella che stiamo attraversando. Tutto è iniziato con l’adozione da parte del governatore Luca Ceriscioli dell’ormai famosa ordinanza del 25 febbraio, quella con cui, pur in assenza di casi conclamati di contagio e nonostante le opposte direttive del governo, è stata imposta la chiusura di tutte le scuole e vietate le manifestazioni pubbliche.
Da lì è stato un continuo crescendo. Mentre le Marche iniziavano a fare i conti con i primi contagiati (ieri l’ultimo dato ufficiale parlava di sei persone) e con una sorta di psicosi collettiva, è iniziato un braccio di ferro tra il premier Conte e il governatore Ceriscioli. Parole e polemiche, attacchi e contrattacchi reciproci su chi avesse l’autorità di varare misure per contenere il contagio. Nel tardo pomeriggio di ieri, il colpo di scena. Il Tar Marche ha accolto la richiesta del governo, che aveva impugnato l’ordinanza, e ne ha sospeso gli effetti. Sarebbe bastato questo quantomeno per abbassare i toni e iniziare a collaborare a una linea comune. E invece no. Perché pochi minuti dopo la pubblicazione del decreto del presidente del Tar Marche, il ministro Boccia si è sentito in dovere di ribadire chi comanda: «Lo Stato c’è e si è fatto rispettare», il suo primo commento. Ce n’era bisogno? Evidentemente sì per il ministro. Poco più di un’ora dopo, com’era prevedibile, Ceriscioli ha incassato il colpo e ha emesso una nuova ordinanza stabilendo la riapertura delle scuole lunedì. Insomma, un accenno al ritorno alla normalità. A questo punto sarebbe potuta finire qui. Ma niente, non c’è stato verso di rientrare nei ranghi. Boccia ha continuato a infierire su Raiuno contro Ceriscioli e Sciapichetti ha deciso di rispondergli scrivendogli un messaggio. Giusto per continuare ad alimentare la polemica. Ci mancherebbe altro, mica si può chiudere tanto facilmente questa disputa. Ci dovrà pur essere un vincitore, qualcuno dovrà pur avere l’ultima parola. E allora perché non metterci dentro pure il terremoto. Che c’entra poi col Coronavirus? Verrebbe da dire: “Ma allora il Pd?”. Peccato siano tutti del Pd. E così «Caro ministro – ha scritto sui social l’assessore regionale, specificando di aver inviato al ministro stesso un messaggio – le parole che hai pronunciato questa sera a Porta a Porta nei confronti del presidente delle Marche Luca Ceriscioli sono inaccettabili. È davvero inaudito che un ministro della Repubblica (peraltro dello stesso partito) faccia affermazioni tipo: “Ceriscioli ha chiuso le scuole per salvare la faccia”, offendendo cosi il presidente e con lui un milione e cinquecentomila marchigiani che hanno saputo affrontare in questi anni con lealtà e dignità emergenze come il terremoto tanto gravi e difficili quanto da voi sottovalutate. I marchigiani hanno già dimostrato in tante occasioni di saper fare squadra ma non vogliono essere umiliati e debbono essere rispettati come tutti gli altri. Nelle Marche ad oggi ci sono sei casi positivi al tampone e 94 persone in quarantena. Da un ministro della Repubblica ci si aspetterebbe più cautela e più attenzione».
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