«Sull’influenza da Coronavirus è stato detto di tutto e di più, ed è stato scritto sicuramente in abbondanza, e a mio parere anche in modo superfluo, generando a volte eccessivo allarmismo tra la popolazione, quindi non voglio aggiungermi al coro, e lascio che le linee guida vengano dettate da chi di dovere, ma sicuramente un aspetto è stato sottovalutato, aspetto che non mi è sfuggito in quanto rivesto un doppio ruolo, quello di infermiere e quello di sindacalista». Inizia così la lettera aperta di Marcello Evangelista, segretario regionale della Uil Fpl sul rischio di contagio da parte degli operatori del settore e sulla necessità che a tutti vengano forniti i presidi necessari.
Il rischio di contagio a cui gli operatori sono quotidianamente sottoposti e alto, a prescindere dal ruolo o dalla localizzazione geografica, visto che ormai quasi tutte le regioni sono interessate, e a detta degli esperti molti casi potrebbero non ancora essere stati rilevati. Quindi tutti: i medici, gli infermieri, gli operatori socio sanitari, gli autisti (in particolare chi opera nei servizi di emergenza come il 118 e il pronto soccorso), ma anche i fisioterapisti, le ostetriche, gli assistenti sanitari, i tecnici della prevenzione e il personale amministrativo che sta al pubblico nelle accettazioni oppure i dipendenti dei Comuni come gli agenti di polizia municipale o delle altre forze dell’ordine. Per tutti le possibilità di contatto con persone portatrici del virus è elevata. Dipendenti temerari, che possiamo definire “eroi per caso”.
Non stiamo parlando di eroi con mantello e super poteri, ma di madri e padri di famiglia che con grande professionalità sono in prima linea a fronteggiare questa emergenza in silenzio , cercando di fare del loro meglio nel rispetto dei protocolli e delle procedure affinchè l’emergenza venga controllata, non solo perché è un loro dovere deontologico, ma anche perché alla fine di ogni turno di lavoro devono tornare a casa dalle loro famiglie certi di non metterli in pericolo. Bisogna ricordare che sono persone normali, che come tutti hanno paura, che dietro a ogni medico infermiere, Operatore socio sanitario, c’è una famiglia: genitori, mogli, mariti, figli. Tutti possono restare lontani dalle zone a rischio, ma loro restano a stretto contatto quotidianamente, con la possibilità del contagio. Sono gli stessi dipendenti che per anni sono stati vittime di vergognose campagne diffamatorie, etichettati come “ i furbetti del cartellino” come se le scellerate vicende di pochi riguardasse l’intera categoria dei pubblici dipendenti. Molto spesso le istituzioni nei loro confronti hanno mostrato il loro ghigno, scaricando livore e maldicenza su una categoria di lavoratori spesso vessata e a mio avviso malpagata, continuamente a rischio, non solo adesso con il Coronavirus ma quotidianamente con tantissimi rischi concreti come meningiti, Hiv, Hcv, tubercolosi e tanti altri. Quindi in qualità di collega e dirigente sindacale, a nome di tutta la nostra organizzazione della Uil Fpl e della segreteria territoriale di Macerata e quella Regionale in particolare mi sento di ringraziare e abbracciare tutti i dipendenti pubblici. “Eroi per caso” che tutti i giorni in silenzio in prima linea mettono a rischio la propria vita e quella dei propri cari. Il mio auspicio e quello di tutti loro è che, al di là delle tante rassicurazioni, a questi operatori, in particolare a chi sta in prima linea, vengano dati gli ausili necessari in misura congrua, che vengano date a tutti quelle protezioni individuali da cui dipende la loro sicurezza e quella di ognuno di noi in quanto cittadini. Ma non basta: occorre davvero che ci sia una efficace cabina di regia in grado di dare a questi colleghi direttive e procedure chiare e soprattutto che verifichi quotidianamente che vengano osservate in maniera uniforme a tutti i livelli. Solo così restando con la guardia alta e senza unitili patemi insieme vinceremo anche questa ennesima prova».
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