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La soccorritrice al premier Conte:
«Il Covid è un mostro che non dà tregua
Servono i dispositivi di sicurezza»

LO SFOGO di una milite della Croce Gialla di Camerano sull'emergenza Coronavirus: dalla mancanza dei Dpi, al contatto con i pazienti prelevati in casa, passando per la paura di contrarre il contagio

L’ambulanza di una pubblica assistenza in servizio con dispositivi Dpi

 

«Come vedo il Coronavirus? come un mostro. Un mostro che non ti dà tregua. Un mostro che un attimo si nasconde sotto forma di febbre e tosse, l’attimo dopo sotto forma di diarrea e l’attimo dopo ancora sotto forma di svenimenti. Un mostro che muta continuamente senza dar tregua a nessuno».  Sono le parole di Angelica Spinsanti, giovane milite in servizio sulle ambulanze della Croce Gialla di Camerano. La soccorritrice, sulla sua pagina Facebook, si è lasciata andare a un lungo sfogo rivolto al premier Conte sulla situazione che da un oltre un mese sta martoriando l’Italia. Il «mostro», dunque, visto dai suoi occhi, e la descrizione di quei pazienti che si sentono improvvisamente persi. Momenti di inevitabile paura, alimentata dal fatto che purtroppo mancano i dispositivi di protezione Dpi che tutte le associazioni si sono trovate costrette a chiedere come donazione o, addirittura, a comprarli a proprie spese. 

«Sono spaventata. Essendo soccorritrice, sono veramente spaventata – racconta Angelica -. Spaventata perché in quei 10 minuti che vado dentro casa del paziente, sono da sola. Il tempo di misurare la febbre, attaccare il saturimetro e fare le domande di rito. L’autista, che solitamente oltre che essere autista è il tuo punto di riferimento, non c’è. È dentro l’ambulanza. I protocolli dicono così. E tu devi proteggere te stessa, proteggere il paziente e in qualche modo proteggere anche il tuo autista. Mille paranoie, la testa non la scolleghi mai. Speri che la persona cammini, lo carichi in ambulanza e parti. Speri anche che non abbia bisogno di assistenza dietro il vano sanitario così che tu milite possa stare davanti. Ma purtroppo non è sempre così. Ed ecco che ti trovi a tenere la mano a persone sconosciute che sono da sole. Sì, sono da sole perché i familiari non possono venire in ospedale. Devono limitarsi a lasciare dei recapiti telefonici e verranno poi contattati dal personale. Persone di qualsiasi età che ti guardano magari con occhi anche curiosi (con queste tute bianche giganti sembriamo tutti omini della Michelin), che ti fanno domande…. “rivedrò mia moglie?” “rivedrò mia nipote?” “non mi lasciare morire qui da sola, ti prego”. E qui, caro Conte, mi rivolgo a lei. Il mio lavoro in confronto a infermieri o dottori è sicuramente il niente. Ma dica, cosa dovremo farci noi con i suoi 100 euro in busta paga? Se riuscissi a trovarli, li userei per acquistare i Dpi, perché non si trovano, stanno finendo, quei pochi che abbiamo ci vengono donati dai cittadini o acquistati a prezzi allucinanti, dallo Stato che ci rappresenta non abbiamo ancora ricevuto nulla. Si rende conto di quanto rischiamo noi soccorritori? E infine, mi rivolgo a voi cittadini comuni. Se proprio avete bisogno dell’ambulanza, la chiamata che fate al 118, fatela corretta. Non omettete niente. Anche un “piccolo” dettaglio per noi soccorritori che entriamo in casa vostra è importante. Vi supplico, restate a casa. Noi non possiamo, perché il nostro lavoro ce lo siamo scelti e lo amiamo alla follia. Non è un lavoro per tutti, devi amarli più degli altri certi settori per “sceglierli”. Ma voi, restate a casa. Non chiamate l’ambulanza se non è strettamente necessario, non mandate i vostri cari in ospedale per cose che possono aspettare. Non fate uscire i vostri genitori, non andateli a trovare se voi fate parte di quei settori costretti a lavorare. Il Coronavirus non è uno scherzo. Ruba la vita a tantissime persone. È un mostro, che anche se è grande in qualche modo si può contenere! Non gliene importa se hai 20, 30, 60 o 90 anni. Non gliene importa niente se hai figli, nipoti o moglie/marito. Non fa distinzioni di nessun tipo. E ve lo ripeto per l’ennesima volta, noi non possiamo non andare a lavoro e non uscire, ma voi dovete farlo! State a casa!».

(al.big.)



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