di Federica Nardi
Confindustria diserta la riunione in Regione sul nuovo protocollo di sicurezza. «Non possiamo firmare un protocollo che ha come obiettivo quello di fare apparire i datori di lavoro come “criminali”», ha tuonato Claudio Schiavoni, presidente regionale dell’associazione di categoria. E la decisione, relativa a un incontro che si sarebbe dovuto tenere stamattina, trova d’accordo anche le ramificazioni territoriali. Gianni Niccolò, direttore di Confindustria Macerata, ribadisce che «non aderiremo assolutamente al protocollo della Regione». I motivi: «E’ l’ennesimo appesantimento burocratico e un ennesimo tentativo inquisitorio nei confronti delle aziende che già sono impegnate a rispettare il protocollo di sicurezza – spiega Niccolò -. Una mentalità di vigilanza, ispezione e controllo. E non una logica preventiva, di assistenza e consulenza. Le nostre aziende non sono nemiche del territorio. Questa logica contrappositiva è figlia di qualcuno che ha altre idee. Alcune nostre aziende non si sa nemmeno se dureranno perché non hanno ordini, non hanno commesse. Come se le risorse umane garantite per anni e anni fossero un optional. Come se i nostri imprenditori non fossero attaccati ai propri collaboratori da decenni». Il protocollo, che circola al momento nell’ultima versione di ieri, prevede che le aziende trasferiscano una serie di documenti, raccolti sotto il nome “Protocollo aziendale anti contagio” alla piattaforma web dell’Asur MarchePrevenzione. Prevede inoltre tavoli di raccordo per i controlli. «Abbiamo già abbastanza strutture che consentono il presidio e il governo di queste questioni. Così c’è un’eccessiva burocratizzazione – prosegue Niccolò -. Dobbiamo mettere le imprese in condizione di produrre reddito in sicurezza. Questo modo non ci appartiene. Ha fatto bene il presidente di Confindustria Marche. Qualcuno sta perdendo i lumi della ragione. Noi siamo preoccupati. Siamo molto concentrati sui problemi della ripresa economica. E lo facciamo anche garantendo la sicurezza, con grande sforzo delle aziende».
Niccolò non ha solo critiche ma anche proposte: «Confindustria Macerata ha proposto in maniera sperimentale l’adozione di indagini sierologiche. Noi non ci sottraiamo a certe questioni perché è giusto dare maggiori garanzie possibili. Abbiamo parlato anche con i medici, con il presidente dell’Ordine Romano Mari. Dobbiamo fare una mappatura dei rischi e dell’impatto del coronavirus per garantire i nostri lavoratori e le nostre imprese. Ancora non c’è certezza sull’adozione di alcuni protocolli, senza contare la difficoltà di reperimento delle mascherine». Niccolò sottolinea che il problema non è «l’essere controllati. Ma già ora c’è un meccanismo di controllo della Prefettura che si avvale dell’Ispettorato del lavoro, Asur e Inail. Siccome la strumentazione c’è e le regole ci sono non si capisce a chi giovi introdurne di nuove in modo ossessivo quando forse bisogna dare risposte economiche. E mi preoccuperei di più delle indagini sierologiche. Dei tamponi non parliamone nemmeno, mi sembrano una chimera».
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