di Gianluca Ginella e Monia Orazi
Covid center di Civitanova: depositato esposto in procura. Una mossa anticipata un paio di settimane fa nel corso di una conferenza stampa, nel caso il progetto fosse andato avanti, e concretizzata questa mattina. A fare l’esposto sono Ivo Costamagna, ex presidente del Consiglio di Civitanova, Carlo Alberto Centioni, ex presidente delle farmacie di Civitanova, Giovanna Capodarca (comitato Pro ospedali pubblici), Paola Macerata, Amedeo Regini (presidente dell’associazione Cittàverde di Civitanova), attraverso i loro legali: gli avvocati Federico Valori, Giuseppe Bommarito, Francesco Mantella e Jacopo Severo Bartolomei. Nell’esposto si fa riferimento all’ipotesi di reato di falso commesso in atto pubblico e si ricostruisce la vicenda del Covid center con il presidente Luca Ceriscioli che contatta l’ex capo della Protezione civile nazionale, Guido Bertolaso, come consulente per realizzare il progetto per ospitare 100 posti di terapia intensiva.
In realtà i posti sono poi stati ridotti a 84 (42 di intensiva e altrettanti di semi intensiva). Il costo della realizzazione dell’opera è stato indicato in 12 milioni di euro e i fondi provengono da privati. «La Regione il 3 aprile scorso – si legge nell’esposto –, con la propria delibera numero 415, ha stabilito di “prendere atto della proposta pervenuta in data 2 aprile 2020 dalla fondazione Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta, per la realizzazione di una struttura ospedaliera temporanea, idonea allo svolgimento di attività di terapia intensiva, quale misura di contenimento dell’attuale emergenza epidemiologica da Covid-19, al polo Fiera di Civitanova, con oneri a carico della suddetta fondazione e di eventuali altre fondazioni o associazioni che si rendano disponibili a concorrere alla realizzazione della struttura ospedaliera medesima”, con ciò facendo proprio il prospettato progetto e qualificandolo quale opera pubblica essenziale; allo scopo, sono stati utilizzati 5 milioni di euro messi a disposizione dalla Banca d’Italia alla Regione Marche per la realizzazione di 100 posti letto di rianimazione in area Ancona, oltre ad altre donazioni da parte di soggetti non meglio precisati e confluite, su indicazione fornita dal sito ufficiale della Regione medesima, su conto corrente acceso ed intestato al predetto Sovrano ordine militare di Malta».
Secondo i legali nel corpo della delibera «al punto 7 si rintraccia un’affermazione palesemente contraria al vero: “la Regione Marche- Servizio Protezione Civile- acquisirà i moduli di degenza così come realizzati e donati dalla Fondazione Corpo Italiano di soccorso dell’Ordine di Malta”; infatti, trattandosi di opera pubblica realizzata con donazioni alla Regione Marche, quantomeno per i 5 milioni provenienti dalla Banca d’Italia, essa non è donata dal Cisom alla Regione Marche, ma è la Regione che paga per avere dalle ditte realizzatrici, con una incomprensibile intermediazione del Cisom». Nell’esposto si cita anche il fatto che la Regione indica che non ci sono impegni di spesa a proprio carico: «detta attestazione è palesemente contraria al vero – si legge -; infatti i danari da chiunque donati alla Regione Marche, siano essi enti pubblici o soggetti privati, dal momento dell’accettazione divengono denari pubblici, implicando perciò la necessità di contabilizzare tali somme dapprima tra le entrate del bilancio e successivamente tra le spese del medesimo e tali sono le somme destinate alla realizzazione della struttura: soldi donati alla Regione Marche e da questa disposti in favore del Sovrano ordine militare di Malta per la realizzazione di un’opera pubblica; deve rilevarsi inoltre come il Decreto cura Italia non autorizzava le regioni o le provincie autonome al compimento di atti in deroga alle norme che disciplinano gli appalti pubblici e la disciplina contabile dei medesimi; viceversa, con la delibera regionale si sono affidati i lavori di attuazione di un’opera pubblica, senza procedere ad alcuna procedura di evidenza pubblica, né tantomeno imporre al soggetto attuatore la rendicontazione dei danari pubblici spesi per l’esecuzione dell’opera». Inoltre, dicono ancora i legali, se da un lato nella delibera si dice non ci saranno spese della Regione, dall’altro si dice di «“stabilire che le attività di cui al presente provvedimento, espletate dalla Regione e dall’Asur concorrono all’insieme delle misure poste in essere per il contenimento dell’emergenza sanitaria Covid-19 e che pertanto saranno oggetto di rendicontazione da trasmettere al Commissario straordinario per l’emergenza epidemiologica anche al fine del riconoscimento”, smentendo le medesime (false e irritualmente attestate) premesse di invarianza di spesa e rivelando la necessità di disporre l’impegno di somme di danaro pubblico per la gestione della struttura e del congruo personale medico specialistico ad essa adibendo; il disvelamento delle falsità di cui in precedenza sembra potersi rinvenire nella deliberazione della Giunta regionale 561 del 11 maggio, infatti al punto 1 tale delibera stabilisce il finanziamento in favore dell’Asur Marche di 250mila euro per “l’ottimizzazione della nuova struttura ospedaliera temporanea”, in conseguenza deve ritenersi che anche per la realizzazione della struttura vi siano cospicui impegni di spesa a carico della Regione e non già solo per la gestione». E ancora: «A giudizio degli odierni esponenti quanto appena riferito potrebbe integrare il delitto di falsità ideologica in atto pubblico per essersi falsamente attestato che dalla delibera 451 del 3 aprile 2020 non sarebbe derivata, né deriverebbe alcun impegno di spesa a carico della Regione Marche». Nell’esposto si chiede alla procura di accertare se vi siano profili di reato nell’iter che ha portato alla nascita dell’ospedale Covid.
LA RIAPERTURA – Per quanto riguarda la struttura da domani sono attesi i primi pazienti. Sei quelli in arrivo dall’ospedale di Camerino. Tra questi uno è in terapia intensiva e cinque in terapia sub-intensiva. Per quanto riguarda il personale, c’è stato un ordine di servizio dell’Area vasta che dispone per i medici anestesisti di prendere servizio da domani nella nuova struttura. Si tratta di personale degli ospedali di Civitanova, Camerino e Macerata. In servizio nella struttura ci saranno anche sette operatori socio sanitari e infermieri da Camerino, per un totale di venti infermieri che presteranno servizio nella struttura, quattri oss, quattro caposala. In servizio ci saranno anche 4 tecnici di radiologia e fisioterapisti. Sul fronte assunzioni Maccioni ha firmato ieri la determina di assunzione di tre infermieri a tempo determinato per sei mesi, per far fronte all’emergenza Covid 19, di assunzione di urgenza di quattro medici anestesisti rianimatori per dodici mesi a tempo determinato, su una graduatoria per soli titoli, sempre per emergenza Coronavirus, a seguito di un concorso bandito lo scorso 24 febbraio. Sono stati richiamati in servizio, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa di durata massima tre mesi, eventualmente rinnovabili Massimo Simeone, anconetano specialista in malattie infettive ed il civitanovese Mauro Torresetti, esperto in medicina e chirurgia di accettazione e d’urgenza. Assunti ieri altri sette operatori socio sanitari, a tempo determinato per sei mesi eventualmente rinnovabili, sempre per far fronte ad emergenza Coronavirus. Maccioni ha inoltre firmato una serie di determine per attivare i servizi necessari al funzionamento della struttura. Per le pulizie sarà fatta una variazione al contratto ponte già attivo da ottobre 2019 con la ditta ReKeep di Zola Predosa, che ha già lavorato all’allestimento della Fiera, anche con donazioni (ex Manutencoop), per una cifra totale di 155mila euro, pari a 190mila euro Iva compresa, con validità dal 25 maggio al 31 ottobre prossimo. Il costo settimanale per le pulizie ed il lavaggio delle stoviglie nella struttura provvisoria di Civitanova è di circa seimila euro a settimana. Il servizio di lavanderia sarà affidato anch’esso con una variazione al contratto ponte, per una cifra Iva compresa di 252mila euro, fino al 31 ottobre prossimo, al raggruppamento di imprese Servizi ospedalieri con Servizi Italia di Ferrara.
L’Asur ha stimato in un milione e 325mila euro il costo necessario a far funzionare, per un mese, 24 degli 84 posti letto realizzati nella Fiera di Civitanova, con un costo unitario mensile per posto letto pari a 55mila euro.
ANESTESISTI – Oriano Mercante, segretario di Anaao Assomer Marche, sindacato di medici e dirigenti sanitari, commenta l’ordine di servizio con cui da domani viene imposto agli anestesisti destinatari della missiva di recarsi al Covid Hospital a prestare la propria attività: «Da oltre un mese Anaao aveva anticipato che, stante l’inevitabile difficoltà a reperire personale volontario disposto a svolgere il proprio servizio al Covid Hospital, l’unica strada sarebbe stata quella dell’ordine di servizio che conferma l’indisponibilità della giunta regionale ad ascoltare le ragioni delle parti sociali suffragate da pareri medici e scientifici. Contestiamo la modalità di risolvere con un atto di forza una questione che solleva a catena altri problemi, a partire dal fatto che i reparti di provenienza dei colleghi precettati, restano inevitabilmente sguarniti in un momento in cui, passata l’emergenza, si sta cercando di riprogrammare tutte quelle prestazioni rinviate per far fronte al Covid». Anaao conclude: «verificheremo i profili di legittimità di tale provvedimento data l’evidente mancanza dello stato di necessità, urgenza e gravità».
L’INTERSINDACALE – Su richiesta di incontro, inviata da oltre 230 anestesisti e rianimatori della maggior parte degli ospedali marchigiani, alle organizzazioni sindacali, s è svolto un summit con l’Intersindacale dei medici e veterinari, che raggruppa otto sigle sindacali e rappresenta il 74% dei dirigenti dell’area medici e veterinari. Nel corso della riunione, anestesisti e rianimatori hanno sottolineato le loro preoccupazioni per quanto sta avvenendo per il reclutamento degli operatori sanitari al Covid center di Civitanova, sottolineando le forti perplessità con cui questo viene effettuato. Da parte sindacale si è affermato che ogni disposizione di mobilità, eccezion fatta per quella volontaria, deve esser attivata con un preciso ordine di servizio che, se ritenuto non consono, può essere reiterato dall’interessato. Il confronto si è sviluppato poi su un argomento di particolare rilievo che riguarda la sicurezza del servizio: «partendo dal presupposto che il personale medico è carente in diverse specialità dice l’Intersindacale –, in tutti gli ospedali marchigiani, e compresi gli anestesisti e rianimatori, si è posto il problema che se si spostano i diversi medici specialisti per coprire il servizio covid a Civitanova, e garantire le cure ad un numero ormai esiguo di pazienti, provenienti da ospedali, dove potrebbero tranquillamente essere curati, si rischia di non essere più in grado di dare assistenza sufficiente ai cittadini che soffrono di altre patologie gravi».
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