«Via libera dell’Aula alla mozione, a firma dei consiglieri Francesco Micucci, Andrea Biancani e Francesco Giacinti, per il sostegno al mondo dello spettacolo dal vivo, in sofferenza a causa delle misure di lockdown per l’emergenza epidemiologica. Un settore che nella regione dà lavoro a circa 6mila persone producendo un fatturato complessivo superiore a 40 milioni». Ad annunciarlo in una nota il capogruppo Pd in Regione Francesco Micucci. «Un settore rimasto ai margini nella vicenda Coronavirus, ma duramente colpito – afferma -. Colpiti sono stati i lavoratori, non solo gli attori, ma anche tutte le maestranze, e colpito è stato il pubblico, privato in questi mesi per cause di forza maggiore, dei luoghi della cultura e della socialità. Occorrono, dunque, risorse per far ripartire lo spettacolo dal vivo, sia come sostegno ai lavoratori sia come sostegno alla cultura ed alla socialità. Alcuni soggetti si stanno organizzando per riprendere, in sicurezza e nelle modalità consentite, l’attività – prosegue Micucci -, penso a Musicultura ed anche allo Sferisterio, ma auspico che anche le realtà più piccole e che hanno meno rilevanza mediatica possano, anche con un aiuto ripartire». Nella nota si precisa: «Attraverso la mozione si chiede all’Esecutivo di prevedere un fondo flessibile di emergenza per sostenere imprese e lavoratori del comparto e garantire, anche per l’annualità 2020, i contributi regionali agli enti di spettacolo, prevedendo deroghe sulla rendicontazione delle attività effettivamente svolte e forme di sostegno alla liquidità delle imprese. L’atto, inoltre, impegna la Giunta a finanziare “l’adattamento dei luoghi dello spettacolo ai nuovi protocolli di sicurezza” e a mettere in campo “iniziative per riavvicinare il pubblico allo spettacolo dal vivo e in generale a tutte le manifestazioni culturali e artistiche”. Attraverso la mozione si sollecita, inoltre, l’Esecutivo regionale a spingere sull’acceleratore per quanto riguarda l’utilizzo e l’erogazione di finanziamenti europei e modificare il Piano regionale della cultura, per “riprogrammare un’offerta che si adatti ai nuovi scenari economici, sociali e sanitari”».
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