L’ 8 aprile 2017 aveva rischiato di morire per le conseguenze di un brutto incidente stradale in auto avvenuto tra Pioraco, il suo paese di residenza, e Castelraimondo. Da quel momento Luciano Savi ha affrontato con grande forza d’animo tre anni di cure e ricoveri per guarire dai gravi politraumi riportati in quello schianto.
Un episodio che gli ha sconvolto l’esistenza e lo ha costretto a motivarsi a nuove sfide. Dopo il risveglio dallo stato di coma, dopo le lesioni subite a livello polmonare per un colpo al torace provocato dallo scoppio dell’airbag, le fratture dell’anca e di un femore, si è ‘immerso’ in lunghi periodi di riabilitazione per rimettersi in piedi. Per prenotare l’ultimo, delicato intervento chirurgico (quello per rimuovere i ferri) in questo 2020, a distanza di 3 anni, ha dovuto però attendere l’arrivo della fase 2 dell’emergenza sanitaria. Il primario Daniele Aucone del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Fabriano e la sua equipe hanno deciso di portare il 50enne in sala operatoria non appena la pressione sui presidi sanitari ed i ricoveri dei pazienti Covid si è attenuata anche nella nostra regione. Il ‘Profili’ è rimasto uno dei pochi ospedali ‘non covid’ delle Marche e per settimane ha dovuto riprogrammare nel suo blocco operatorio un surplus di interventi indifferibili di pazienti in arrivo anche dagli altri nosocomi dell’Area Vasta 2 (Jesi e Senigallia) riconvertiti invece in covid hospital.
«Quel trauma toracico mi aveva provocato un’embolia polmonare dopo l’incidente stradale e nessuno se la sentiva di rimettermi sotto i ferri per rimuovere le barre di titanio, essendoci un potenziale rischio di arresto cardiaco. Devo dire grazie al dottor Aucone che invece con grande professionalità lo scorso 1 giugno ha eseguito l’intervento con il supporto di altri 3 medici. Sono rimasto in sala operatoria per 4 ore, dalle 11 di mattina alla 16 di pomeriggio – racconta a CA Savi, che è un impiegato amministrativo dello stesso ospedale ‘Engles Profili’ ma del reparto di Radiologia – Da paziente ho trovato un ambiente molto umano in questo nostro ospedale che è un’eccellenza della sanità regionale ed è più a misura di ammalato rispetto magari all’ospedale di Torrette dove ero rimasto ricoverato ben 4 mesi nel 2017. Tra l’altro questo è periodo non facile per l’epidemia del coronavirus. In questi giorni di degenza in Ortopedia dell’ospedale di Fabriano ho incontrato medici, caposala, infermieri, oss, ausiliari e persino il personale dell’impresa di pulizia che si sono dimostrati molto attenti alle esigenze di noi pazienti. Hanno lavorato in un modo meno facile del solito, bardati con tutti i dispositivi dì protezione, con nuovi percorsi e un’attenzione minuziosa alla sanificazione, costante e continua, per tutelare noi ricoverati. Voglio ringraziare di cuore tutto il reparto di Ortopedia che svolge senza distinzione di ruoli un aiuto al malato con passione e amore. Malati che di questi tempi devono tra l’altro restare lontani dai propri cari, visto il divieto di accesso ai reparti per le misure di prevenzione e sicurezza». Il decorso post operatorio sta procedendo bene e un grazie particolare, Luciano Savi lo riserva proprio al primario Daniele Aucone. «Ha reso la mia degenza ricca di calore e affetto, – sottolinea- mi ha persino telefonato per sapere come stavo e questo gesto di gentilezza mi ha colpito, non è da tutti».
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