«Se non saremo capaci di avviare da subito la riapertura delle strutture sociali e sociosanitarie per anziani si rischia una condizione di isolamento inaccettabile, che mette in contraddizione le azioni svolte ad oggi per tutelarli e salvaguardarli». Resta ancora alta l’attenzione su Case di riposo, Residenze protette e Rsa per anziani da parte dei sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil, che sin dall’inizio di questo delicato periodo di emergenza sanitaria continuano costantemente a monitorarne condizioni e problematiche, ponendo attenzione prioritaria ai loro ospiti. I sindacati però chiedono ora un passo in avanti. «Dal mese di aprile nelle strutture sono state vietate le visite dei parenti agli ospiti per evitare possibili contagi da Coronavirus – scrivono i sindacati – . Stiamo ora vivendo la fase 3, in cui sta avvenendo il riavvio di quasi tutte le attività pubbliche e private, nel contesto di un’ importante ed attenta opera di riapertura sociale. Ma questo purtroppo non avviene ancora in questi luoghi. Da quasi tre mesi ormai gli ospiti delle strutture sono stati privati dal contatto e dalla presenza dei propri cari. Solo in alcune sporadiche realtà è possibile comunicare con chiamate e videochiamate, grazie alla disponibilità del personale e all’utilizzo di mezzi tecnologici come telefonini e tablet. Questa situazione è particolarmente grave nel caso di persone non autosufficienti, per cui l’assistenza e l’affetto dei familiari è determinante sotto il profilo delle condizioni fisiche e psicologiche, che si aggravano a seguito della loro privazione. Arrivati ormai alla fine di giugno è necessario fare un passo avanti anche in questi luoghi altamente rappresentativi della realtà sociale del nostro paese e dell’espressione di affetti di gran parte di noi». I sindacati si appellano agli enti gestori delle strutture. «Debbono attrezzarsi nel più breve tempo possibile per una riapertura ai familiari, seguendo naturalmente regole precise di metodo e comportamento, mettendo in atto e realizzando protocolli specifici di sicurezza: dalla predisposizione alla riorganizzazione di spazi specifici, dall’assistenza e dall’utilizzo di strumenti che mettano in sicurezza i loro ospiti affinché nel più breve tempo possibile possano ripristinare, anche se parzialmente, le proprie relazioni, i propri contatti, i propri affetti, in un circuito di normalità non più rinviabile. Ringraziamo e siamo riconoscenti a tutte le strutture che hanno fatto il possibile fino ad ora per proteggere gli anziani e gli ospiti in queste realtà. Ora bisogna proteggerli dal possibile isolamento e dal conseguente, dannosissimo, abbandono sociale. Da parte nostra proseguiremo in un’azione di confronto costante con le strutture, con le istituzioni socio sanitarie e con l’Asur, ciascuno relativamente alle loro competenze, affinché vengano adottati il prima possibile piani e percorsi di riaperture e di accesso ai familiari in tutta sicurezza, consapevoli dello straordinario impegno che sarà necessario, anche in termini di risorse e di personale».
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