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Tutto il caos a 5 stelle
nelle chat tra Terzoni e Coltorti

IL COMMENTO di Fabrizio Cambriani - Proseguono gli scontri interni nel Movimento dopo il mancato accordo con il centrosinistra. Tutte le argomentazioni in uno scambio di pareri sul gruppo Telegram tra la deputata e il senatore

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di Fabrizio Cambriani

Aria di tempesta nel Movimento 5 Stelle regionale. La stessa che tira a Roma, dove da tempo infuria il tutti contro tutti. Un’agitazione tutta sotterranea benché si cerchi di non far trapelare nulla all’esterno, tentando di dipingere il movimento come un blocco granitico che parla con una voce sola. Il fuoco che da tempo covava sotto la cenere è divampato improvviso negli ultimi giorni, fino a esplodere in veri e propri scontri interni.

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Patrizia Terzoni

Causa scatenante dell’incendio il mancato accordo con il centrosinistra e l’assenza di un reale dibattito al loro interno. Sia in termini di modalità che di contenuti. Tanto che dal gruppo regionale dei pentastellati, sono usciti, alla volta di liste civiche in appoggio a Mangialardi, i consiglieri Gianni Maggi e Romina Pergolesi. Ma mal gliene incolse: gli incauti, si sono visti recapitare una pesantissima e inappellabile diffida con tanto di minacce di richieste di risarcimento danni firmate da Vito Crimi che li ha accusati – nero su bianco – addirittura di “illegittimo comportamento”. Una roba che manco a Torquemada sarebbe mai venuta in mente. In quello che doveva essere il movimento portatore della massima trasparenza e perfino della democrazia in streaming, ogni discussione si realizza nel numero chiuso delle loro chat. Con obiettivi e finalità anche totalmente contrastanti. E che, stando alle conclusioni, non ha tenuto conto dell’appello, del presidente del consiglio, Conte, verso la prospettiva di un accordo politico regionale che ricalcasse le orme di quello nazionale.

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Mauro Coltorti

Illuminante, in proposito, lo scambio di pareri – nei primi di luglio, sulla chat di Telegram – tra la deputata Patrizia Terzoni e il senatore Mauro Coltorti. La prima, contraria all’accordo, ne marca in dodici punti tutta la sua ostilità segnalando, come l’appello lanciato da Conte, ne dimostri in realtà, tutta la sua debolezza. E di come Casaleggio e altri big siano contrari a ogni intesa. Dodici argomentazioni da cui trasuda solo un atteggiamento meramente tattico finalizzato soltanto a trarre il massimo vantaggio (o il minimo danno) in vista della competizione elettorale regionale. Del tipo: se si aprirà una trattativa la gestirà il livello nazionale e poiché c’è stata la comunicazione che le Marche sono sacrificabili per altre regioni, ciò sarà la morte del M5S. Oppure: siccome il centrodestra ha alte probabilità di vittoria, coalizzarsi con il centrosinistra porterebbe a perdere anche lo zoccolo duro del Movimento. O ancora: in caso di sconfitta il M5S è morto e la responsabilità ricadrà su chi ha caldeggiato l’accordo. Infine: nel caso al M5S venisse affidato l’assessorato alla sanità, sarebbe comunque inutile poiché lì decidono tutto i dirigenti e non si può controllare un sistema incancrenito. Sarebbe solo un’assunzione di responsabilità politica di errori fatti da altri.

A leggere i dodici argomenti non si riscontra, a dispetto delle belle parole pronunciate in pubblico, un solo accenno di contenuto programmatico. Non un’idea per le Marche, né un pensiero utile ai suoi abitanti. Tutto è circoscritto alla sopravvivenza del M5S. All’insegna della più stringente logica mercantile della riduzione del danno. Dalle dodici tesi della Terzoni è espunto il nodo centrale di ogni più elementare questione politica, cioè il tentativo di concorrere al governo regionale, per cambiare in meglio le condizioni di vita dei marchigiani. In questo senso, vanno invece le risposte del senatore Coltorti. Indicativa quella al numero otto, sottolineata da ben tre punti esclamativi. “Se si rimane immobili giocheremo di rimessa e non faremo neppure il tentativo di incidere su una realtà regionale. Rimarremo immobili!! E ci daranno la colpa di non aver fatto nulla, con il partito con cui si è al governo, per non far cadere il governo”.

Quindi, Coltorti continua individuando un percorso che possa far rientrare in gioco la candidatura dell’ex rettore della Politecnica, Longhi, assieme a un approfondito accordo programmatico. Conclude, infine, con la richiesta urgente di un incontro regionale, aggiungendo che ogni altra alternativa sarebbe l’irrilevanza del Movimento 5 Stelle per i prossimi cinque anni.

La cronaca narra come sia prevalsa la linea della Terzoni e come Coltorti abbia perso la sua battaglia interna. Ma la cronaca, solo qualche giorno dopo, registra un fatto a dir poco bizzarro accaduto nella commissione bilancio della Camera dei deputati. Accade che si stia esaminando il decreto così detto rilancio a causa del Covid 19. Succede che la stessa parlamentare Terzoni, in quella sede, proponga l’intero pacchetto emendamenti predisposto dall’Anci (e in particolare dal candidato presidente di centrosinistra, Mangialardi), a proposito della ricostruzione post-sisma – che peraltro col Covid non c’azzecca niente – senza indicare nessuna copertura finanziaria. Capita che esso pacchetto emendamenti, proprio perché privo di copertura venga, respinto. Avviene quindi che Lega e Fratelli d’Italia, a causa di questa bocciatura, ci si tuffino a pesce scatenando sul territorio una gragnuola di proteste durate una settimana intera, con accuse e rimpalli di responsabilità all’infinito. Che trovano il loro picco massimo di delirio grazie a un comunicato stampa vergato del candidato governatore pentastellato, Gianni Mercorelli.

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Gianni Mercorelli

Secondo Mercorelli, il responsabile della bocciatura sarebbe addirittura il ministero dell’economia, che fa capo al Partito democratico, colpevole di non aver trovato la copertura finanziaria. Ma qui siamo al livello delle aste e dei tondi della politica, giacché lo sanno pure i bambini al primo anno d’asilo che, chiunque e per ogni livello, proponga un emendamento che comporti maggiori spese abbia l’obbligo di trovarne anche la copertura finanziaria. Un’accusa inconsistente e talmente campata per aria che trova però una saldatura con gli stessi argomenti usati da Lega e Fratelli d’Italia contro tutto il centrosinistra. Non solo locale. E poiché la politica la si interpreta anche attraverso impercettibili segnali, mi limito a registrare di come l’attivismo della Terzoni, abbia raggiunto due obiettivi: far naufragare l’accordo con il centrosinistra nelle Marche e grazie alla sua mossa romana, abbia dato anche un grosso spunto alla destra nel suscitare e rilanciare le polemiche. Insomma, una grande spinta ad Acquaroli e uno sgambetto a Mangialardi. Fossi nei panni di Salvini o della Meloni e poiché la Terzoni ha raggiunto la quota di due mandati – quindi il massimo secondo lo statuto del Movimento 5 Stelle – la ripagherei, per l’insostituibile e preziosissimo lavoro sin qui svolto, con una candidatura blindata alle prossime elezioni politiche.

 

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