Una costituente che apra una fase di analisi delle tre pesanti sconfitte elettorali subite in serie, con lo scopo di portare il partito verso una fase congressuale non da coltello tra i denti. Oppure, come previsto dallo statuto, rimettere tutto nelle mani dell’assemblea regionale, da riunire entro 20 giorni, per poi andare immediatamente a congresso. Sono queste le due proposte che il segretario regionale del Pd Giovanni Gostoli ha avanzato alla segreteria, riunita questa sera nella sede dorica di piazza Stamira. Un appuntamento puramente informativo però, perché la decisione spetterà alla direzione, da convocare a stretto giro di posta, alla quale la segreteria si presenterà dimissionaria. Una ridondanza di passaggi tra organismi deputati che rende ancor più cervellotica una fase già di per sé molto complicata. In sintesi, gli esponenti del Pd dovranno decidere se lasciare che sia lo stesso Gostoli a guidare il partito verso il nuovo congresso, oppure chiedere che i vertici regionali si facciano subito da parte. Nell’incontro di stasera, si è parlato anche dell’ipotesi di commissariamento avanzata da big come Irene Manzi ed Antonio Mastrovincenzo, ma per ora solo nella misura in cui, appunto, è stato richiesto da qualcuno.
Nell’attesa che la direzione sbrogli la matassa, dopo le bordate di diversi esponenti di spicco del partito che hanno chiesto un azzeramento dei vertici, è intervenuto il capogruppo dem Maurizio Mangialardi, secondo cui «le cocenti sconfitte subite alle ultime elezioni regionali e comunali rappresentano un duro colpo per il Partito Democratico e più in generale per il centrosinistra marchigiano. L’impegno generoso di tanti dirigenti, militanti e candidati non è stato premiato dai cittadini, anche se da contesto a contesto, varie e diverse tra loro sono state le ragioni di questi insuccessi. Una complessità di cui non si può non tener conto e che dovrà obbligatoriamente essere affrontata con serietà, consapevolezza e la necessaria determinazione affinché possano porsi già da ora le basi del rilancio. Di certo ciò che non è utile ora a questo scopo è drammatizzare il confronto interno, fino al punto di preludere un intervento del partito nazionale. A nessuno sfugge la difficoltà della fase, così come l’urgente bisogno di correggere gli errori che la hanno determinata. Ma questo deve avvenire attraverso una riflessione capace di approfondire i limiti palesati dal Partito Democratico a ogni livello di fronte a temi rivelatisi decisivi come la crisi bancaria, la riorganizzazione sanitaria e la lentezza della ricostruzione post sisma. Questioni, giova ricordarlo, che non escludono responsabilità istituzionali anche di carattere nazionale. In questo momento il commissariamento sarebbe non solo una soluzione inadeguata, ma anche un ostacolo nella ricostruzione di forti legami con il territorio e la società. Da parte mia ringrazio il segretario Giovanni Gostoli per il lavoro svolto in una situazione così complicata e auspico che si apra una fase costituente e congressuale, in cui gli organismi attualmente in carica si presentino dimissionari, per avviare un processo politico volto a rinnovare e rendere più aperto non solo il nostro partito, ma l’intero centrosinistra della nostra regione. Un percorso collettivo che per raccogliere i risultati auspicati non può che essere frutto dell’intelligenza, della competenza e della passione delle democratiche e dei democratici marchigiani».
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