Le Marche in zona arancione vogliono dire tra l’altro Servizi alla persona raggiungibili solo se sono nel proprio comune di appartenenza. O almeno così sembra. Le attività sono aperte, ma molto spesso non possono ricevere la stragrande maggioranza della clientela, che proviene da comuni limitrofi. Le imprese del settore dei Servizi alla persona sono da giorni in attesa di risposte chiare su possibili deroghe legate alla zona arancione. Ma tali risposte tardano ad arrivare. Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo raccoglie allora il malcontento, sottolineando l’urgenza di comunicazioni chiare e soprattutto, tempestive.
«Abbiamo compreso le ragioni legate alle disposizioni anticontagio Covid del Dpcm 3 novembre, che di fatto nelle zone arancioni vieta gli spostamenti per usufruire di servizi alla persona collocati fuori dal Comune di residenza – dice Daniele Zucchini, acconciatore e presidente regionale Confartigianato Benessere. Da sempre per le nostre categorie, e oggi ancor di più, la tutela della salute e della sicurezza di clienti e dipendenti viene prima di tutto. Per garantire questi standard, abbiamo fatto e facciamo investimenti importanti e vigiliamo ogni giorno sul rispetto dei protocolli igienico sanitari. È per questo che non comprendiamo il perché delle mancate risposte positive da parte delle Prefetture, alle quali abbiamo da diversi giorni inoltrato richieste motivate di deroga alle limitazioni poste ai servizi alla persona nelle zone arancioni. In questo momento ci aspettiamo quindi la comprensione delle nostre istanze da parte delle istituzioni e soprattutto chiarezza»
Ne è fortemente convinta Rosetta Buldorini, presidente interprovinciale Confartigianato Estetica: «Ciò che lamentiamo, oltre all’irragionevolezza di queste limitazioni è l’assenza di chiarezza nelle disposizioni. L’inconcepibile ritardo nelle risposte ai nostri quesiti non è accettabile e crea confusione tra gli operatori e nella clientela, considerando che circolano nei mass media moltissime informazioni non corrette, che aggravano ancora di più la situazione. Ci aspettiamo dalle Prefetture una risposta chiara e possibilmente uniforme nel territorio regionale. Altrimenti brancoliamo nel buio».
«La grande maggioranza delle imprese del benessere si è sacrificata con senso di responsabilità – sottolinea Eleonora D’Angelantonio, responsabile Confartigianato Benessere. Lo ha fatto promuovendo e accettando un protocollo rigidissimo, per garantire la sua parte di sicurezza contro la pandemia e fornire al meglio un servizio di qualità. Statistiche alla mano, le imprese del settore registrano un calo dei passaggi cassa di oltre il 15%, e tali restrizioni rischiano di peggiorare una situazione già critica. Il Dpcm inoltre, non autorizzando i servizi alla persona a ricevere da fuori Comune, impedisce agli imprenditori di servire una parte importante della clientela, considerando che moltissimi esercenti di fiducia si trovano al di fuori del proprio Comune di residenza. In tanti casi a pochi chilometri di distanza, ma comunque in un’altra municipalità. Una norma che sui nostri territori risulta quindi particolarmente dannosa, visto che i nostri Comuni non hanno le estensioni delle città metropolitane. Riteniamo quindi che ora sia lecito pretendere e favorire il rispetto delle regole nell’impegno quotidiano a fianco delle imprese del settore per la difesa della salute di clienti e dipendenti. Ma anche il diritto di continuare a lavorare in questo difficile momento e di ricevere risposte chiare dalle istituzioni».
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