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Ancona Capitale della Cultura:
«Rendere ordinario lo straordinario»
Mancinelli: «Un’esperienza di massa»

ILLUSTRATO questa mattina, di fronte alla giuria nominata dal Mibact, il dossier con cui il capoluogo dorico si è candidato alla competition per il prestigioso riconoscimento. Tema cardine degli 80 progetti presenti nel documento è “l'Altro” come “incontro”, come “trauma” e come “cura”. Lunedì verrà proclamata la città vincitrice tra le 10 finaliste

Il palco delle Muse

di Martina Marinangeli

La vetrina è quella delle grandi occasioni. Dallo scenografico palcoscenico delle Muse, Ancona si presenta con il suo vestito migliore all’esame della vita. Di fronte alla commissione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo riunita in videoconferenza, la sindaca Valeria Mancinelli e gli assessori Marasca e Simonella – affiancati da figure illustri quali lo storico dell’arte Stefano Zuffi, da poco nominato consulente per la Pinacoteca Podesti, Aldo Grassini, presidente del Museo Omero, e Maria Serena Chiucchi, direttrice del dipartimento di management dell’Univpm – hanno illustrato le ragioni per cui il capoluogo dorico merita il prestigioso riconoscimento di Capitale italiana della Cultura 2022, ambito trofeo conteso da altre nove città dello Stivale. Entro lunedì verrà proclamata la vincitrice della competition e nell’appuntamento streaming di questa mattina, ogni candidato ha potuto fare la sua arringa finale.

Gli assessori Simonella, Marasca e il sindaco Mancinelli

Ad aprire le danze è stata proprio Ancona, che ha presentato il suo dossier sul tema dell’Altro, fil rouge degli 80 progetti di cui si compone. «Ancona nasce e si sviluppa in funzione dell’Altro, come porto, luogo di incrocio, di conoscenza e scoperta – la sintesi del dossier di candidatura –. A una cultura che oggi è chiamata ad occuparsi della coesione, della differenza, della civiltà, la città offre un terreno fertile di scambio e di produzione di nuovi contenuti e nuove mappe attraverso progetti che guardano all’accessibilità, alla sostenibilità, alla tutela, ai giovani e al dialogo tra le discipline della conoscenza». Dalla Mole al Porto Antico, dai capolavori di Tiziano all’unicum del Museo Tattile Omero, la cultura scorre nelle vene della città. E le ragioni per cui Ancona sia la più meritevole a tenere alta l’italica bandiera culturale le ha elencate la prima cittadina, partendo dal fatto che «se questo riconoscimento vuole essere uno strumento per potenziare il ruolo di trasformazione di una comunità da parte della cultura, ciò nella nostra città sta già avvenendo – ha spiegato nel suo intervento –, non nasce con la decisione di candidarci a Capitale della Cultura. E questo riconoscimento di responsabilità può fungere da acceleratore e da moltiplicatore». Altrettanto importante, il fatto che «il ruolo della cultura in questo processo sia vissuto oggi come un’esperienza popolare della città, un’esperienza di massa. Non coinvolge solo gli addetti ai lavori o i cultori della materia». Ultimo ma non ultimo, il fattore pragmatico: «l’utilizzo della cultura come strumento di trasformazione della città è andato avanti badando anche molto bene ad evitare che potesse tradursi in problemi di finanza pubblica. Siamo una start up già avanzata ed il riconoscimento di Capitale della Cultura aiuterebbe a potenziare un processo già in atto», ha concluso la sindaca.

 

Aldo Grassini

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