Via libera dell’Aifa all’utilizzo degli anticorpi monoclonali. È arrivato nel tardo pomeriggio al termine di una lunga riunione. Sarà usato per pazienti in fase precoce e ad alto rischio di evoluzione. Nelle Marche, l’assessore regionale Filippo Saltamartini aveva chiesto l’autorizzazione all’Aifa la scorsa settimana per l’impiego degli anticorpi monoclonali in via sperimentale a Marche Nord. E sabato alla conferenza Stato-Regioni il commissario Arcuri si è fatto carico di inoltrare la richiesta all’Aifa.
Proprio oggi avevamo parlato di questo tipo di terapia con il primario del reparto di Malattie infettive degli Ospedali riuniti di Ancona. Di seguito l’intervista.
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di Francesca Marsili
Nella lotta al Covid si affilano le armi. Oltre allo strumento preventivo fornito dai vaccini, sembra si stiano affacciando altre promettenti terapie come quella degli anticorpi monoclonali. «Vengono utilizzati per bloccare l’ingresso del virus nella cellula e se combinati tra loro possono intervenire anche sulle varianti e quindi preziosi alleati – spiega Marcello Tavio, primario di medicina infettiva agli ospedali riuniti di Ancona e presidente della società italiana di malattia infettive e tropicali – l’Ema, l’ente regolatore europeo ha iniziato ad analizzare i dati in vista di una possibile autorizzazione, mentre l’Aifa in queste ore sta valutando se autorizzarne l’uso d’emergenza in Italia e questo faciliterà l’accesso alla cura dei monoclonali anche nelle Marche».
Anticorpi monoclonali: due termini che specie di recente sentiamo spesso nominare. Ma cosa sono? E che ruolo possono avere nel contrasto alla pandemia da Sars CoV2? Sono farmaci biologici, anticorpi tutti uguali riprodotti in laboratorio da un’unica linea cellulare che permette di averne in notevole quantità e che rappresentano un concentrato delle migliori armi per colpire i virus.
«Si tratta – puntualizza Tavio a Cronache Maceratesi – di una possibile terapia valida solo per una specifica categoria di pazienti Covid, in genere nella prima fase del contagio, quando ci troviamo in presenza di una malattia addirittura in fase asintomatica o proprio agli inizi della sintomatologia. L’effetto – aggiunge l’infettivologo – sarebbe quindi quello di ridurre i casi gravi e di ricoveri». Dai dati raccolti nella sperimentazione in cui l’anticorpo in questione, capace di legarsi alla proteina spike del Coronavirus, quella che Sars Cov2 utilizza per ancorarsi alle nostre cellule, si è dimostrato efficace nel trattamento di Covid-19 riducendo la carica virale, i sintomi e il rischio di ospedalizzazione. Qualora arrivasse l’autorizzazione dell’Aifa attesa a breve, partirebbe per ora una fase sperimentale all’interno delle strutture ospedaliere, anche di quelle marchigiane. «Attualmente sono testati come terapia nelle persone infette a cui vogliamo evitare le complicazioni polmonari, e ricovero – sottolinea fiducioso l’infettivologo – ma l’idea, in futuro è quella di utilizzarli anche a scopo profilattico oltre che terapeutico».
Nell’ottica di un uso su larga scala gravano anche altri fattori. Uno è il costo di questo farmaco tutt’altro che a buon mercato in virtù della complessità nella sua realizzazione: circa duemila euro a trattamento ma per il quale il direttore generale dell’Aifa ha dichiarato che “il governo italiano ha individuato un fondo per questi farmaci”. Da non trascurare è anche la questione relativa all’approvvigionamento «E’ lecito pensare che come per i vaccini possano verificarsi difficoltà produttive, ma la nostra attenzione – conclude Tavio ottimista – è tutta puntata al 15 febbraio quando l’Aifa – speriamo – ci comunicherà quale sarà il protocollo da seguire».
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