di Laura Boccanera (foto di Federico De Marco)
Era la “discoteca più bella d’Europa”, l’unica a vantare una pista da ballo sull’acqua. Per la generazione degli anni ’70 e ’80 il Babaloo era sinonimo di divertimento, di mondanità, di serate.
Aperta a cavallo del nuovo millennio, nel 2000, per 12 anni ha rappresentato un approdo. Per la sua collocazione naturale, fra Porto Potenza e Porto Recanati, nello specchio d’acqua delle Cinque vele, e simbolicamente come meta di destinazione della gente della notte. Andavano tutti al Babaloo, quello degli Ascani che dopo decenni di gestione dell’altra discoteca storica, il Green Leaves avevano puntato su quella struttura magnifica e unica. Oggi con la chiatta avviata alla demolizione si taglia un cordone ombelicale generazionale. I mezzi da lavoro stanno staccando la pista galleggiante e presto anche la parte che giace sotto il livello dell’acqua sarà smaltita. Da quella serata del 2012 la storia del Babaloo è passata dalle notti di follia e divertimento alle aule dei tribunali: un fallimento, l’abbandono che l’ha resa una cattedrale nel deserto (qualche anno fa anche il network Ascosi Lasciti la visitò rubando scatti memorabili) e ora attualmente l’espropriazione immobiliare da parte di Banca Marche.
Fino ad oggi quando al tribunale è stata presentata istanza dall’avvocato Alberto Feliziani, supervisore della vicina “Marina” rilevata da “Le cinque vele” che ha richiesto lo smaltimento di quel rudere che si stava trasformando in un pericolo ecologico. «Perdeva parti di cemento, polistirolo e altro materiale che andava ad inquinare il bacino», ha spiegato. Il tribunale ha accolto l’istanza e intimato all’istituto di credito di procedere con la rimozione e smaltimento della chiatta. «C’è anche un progetto per rilevare tutta l’area – continua Feliziani – siamo in trattativa per recuperare l’ex Babaloo con alcuni imprenditori, ma ancora l’affare non è chiuso».
La Marina di Porto Potenza risorge dalle ceneri dell’ex Babaloo
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