di Claudio Maria Maffei*
Adesso che i dati su Covid-19 e vaccinazione vanno meglio occorre riprendere in mano problemi che la sanità regionale sta trascurando da diversi mesi. Prima qualche dato: in base ai dati aggiornati a ieri la incidenza settimanale di nuovi casi nelle Marche è stata di 122 casi ogni 100.000 abitanti, dato che ci colloca al dodicesimo posto in Italia. Quanto alle dosi di vaccino somministrate ogni 100.000 abitanti nell’ultima settimana le Marche si collocano al sesto posto, ma sono al secondo come percentuale di dosi somministrate rispetto a quelle consegnate (94,2 %). Quanto agli ultraottantenni, le Marche in base ai dati aggiornati al 29 aprile sono all’ottavo posto come percentuale di copertura (88,8 % con il 54,4 % di anziani che hanno completato il ciclo vaccinale).
Ma i vaccini non sono l’unica risposta ai bisogni delle persone fragili e delle loro famiglie. Già alcuni mesi fa qui, l’11 febbraio, qui su Cronache era stato segnalato l’esodo degli infermieri dalle strutture residenziali che assistono queste persone (anziani e disabili in primo luogo). Questa emergenza, che gli Enti che gestiscono queste strutture avevano segnalato come gravissima, non ha ancora trovato risposta da parte della Regione, tanto che alcuni giorni fa c’è stata una nuova lettera aperta di oltre 160 realtà che operano nel Territorio regionale marchigiano. Si tratta di realtà che si occupano delle fondamentali risposte ai problemi di salute di oltre 10mila cittadini marchigiani (anziani non autosufficienti, minori, disabili, persone con problemi di salute mentale e di dipendenze) e che danno occupazione a migliaia di cittadini marchigiani. In questa lettera si ricorda ancora una volta che queste strutture hanno avuto due grandi emergenze quali l’esodo degli infermieri verso gli ospedali e i posti rimasti vuoti nelle Residenze Protette, cui si aggiunge il problema della copertura insufficiente delle spese sostenute dalle strutture con tariffe sociosanitarie nelle ferme da anni. Queste problematiche, ricorda la lettera, se non affrontate con urgenza porteranno alla chiusura certa di queste attività con pesanti ripercussioni sulla assistenza (chi si occuperà di quelle 10.000 e passa persone con problemi di salute gravi?) e sulla occupazione (si parla di migliaia di posti di lavoro a rischio in una Regione che ha una gravissima emergenza lavoro). Adesso, probabilmente la Regione incontrerà i rappresentanti di questa realtà, ma certamente nell’incontro verrà fuori un altro problema: l’emergenza legata alla carenza di infermieri.
Di questa emergenza infermieri si è occupato il 27 aprile questo giornale dando spazio alle dichiarazioni dell’assessore Saltamartini secondo cui la Regione Marche intenderebbe assumere 3.000 infermieri, ma non si può procedere per via dei tetti di spesa per il personale imposti dallo Stato, tanto che la Regione si starebbe muovendo per rimuovere questo vincolo. Peccato che molto più banalmente gli infermieri in più non si possono assumere … perché non ci sono. Perché quelli che partecipano ai concorsi sono spesso quasi sempre già in servizio presso le strutture pubbliche e private della Regione. E col recente concorso dell’Asur molte strutture socio-assistenziali private del territorio hanno visto partire i propri infermieri verso le strutture pubbliche e sono entrate in crisi.
Il problema è aumentare il numero di infermieri che si laurea alla Università e farne un uso razionale con interventi sulla programmazione ed organizzazione dei servizi. Se la Giunta e l’assessore continuano a parlare di potenziamento della sanità territoriale sappiano che per garantirlo serve la razionalizzazione della rete ospedaliera che però questa Giunta non vuole fare. Dire a tutti che si potenzia tutto, lo ricordo ancora una volta, va bene solo in campagna elettorale. Quando governi devi scegliere e non promettere.
Se poi la preoccupazione è il rispetto del tetto di spesa per il personale la Giunta farà bene a parlare col Ministero. Intanto potrebbe cercare di evitare eventuali sprechi. Un paio di suggerimenti tra i tanti: dare una occhiata ai numeri del volo notturno dell’elisoccorso a Fabriano definito “un lusso” persino da chi lo dirige e alla spesa per avere nelle strutture pubbliche medici forniti da Cooperative. Magari qualcosa si potrebbe cominciare a risparmiare ragionando sulla razionalità anche economica nella organizzazione dei servizi.
*Medico e dirigente sanitario in pensione
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