di Claudio Maria Maffei*
Grazie all’effetto combinato dalle mutate condizioni climatiche e della vaccinazione anche nelle Marche come nel resto d’Italia la pandemia sta ridimensionando i suoi devastanti effetti. Aumentano i vaccinati e diminuiscono i casi. Nella ultima settimana (dati di ieri) ci sono stati 68 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, dato che ci colloca all’ottavo posto in Italia. Ma soprattutto la campagna vaccinale ci vedeva ieri al primo posto in Italia come percentuale di utilizzo delle dosi arrivate (95,1%), un dato che ci deve confortare, ma ci deve anche far pensare all’importanza della prevenzione e dei servizi che se ne occupano.
Purtroppo se c’è una Cenerentola nel dibattito sulla sanità, questa è proprio la prevenzione. Anche i media gli eroi tendono a vederli altrove, anche se sono anche qui. Questi atteggiamenti si traducono in una grande debolezza dei Dipartimenti di Prevenzione. Pensare che i loro ambiti di attività sono tanti e vanno dalla epidemiologia e promozione della salute, alla igiene e sanità pubblica, alla prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, alla sanità pubblica veterinaria fino ad arrivare agli screening oncologici e alla sicurezza alimentare e alla nutrizione.
Dell’importanza di questi Dipartimenti rischiamo di ricordarci però solo quando scopriamo ad esempio che ci sono troppi incidenti sul lavoro, quando mancano i dati epidemiologici nelle aree ad elevato rischio ambientale o quando, come è successo in questa pandemia, non si è riusciti a star dietro alle cosiddette attività di tracciamento, quelle che ogni nuovo caso avrebbe dovuto innescare. Nelle Marche questa carenza era ed è peggiore che altrove, come documentato già un anno e mezzo fa nel XIV Rapporto Meridiano Sanità di The European House – Ambrosetti (EUHA) da cui è ripreso il grafico dell’articolo. Le Marche si caratterizzavano già allora per il sottofinanziamento della prevenzione in generale e di quella nei luoghi di lavoro in particolare. La percentuale della spesa sanitaria regionale dedicata alla prevenzione era stata nel 2017 solo del 3,5% (terz’ultima Regione in Italia) e di questa solo l’8% era stato dedicato alla prevenzione nei luoghi di lavoro. Nel frattempo la situazione non è certo migliorata.
Perché tanta sottovalutazione del ruolo della prevenzione e della promozione della salute? Perché, anche se secondo Benjamin Franklin, uno dei padri degli Stati Uniti, “un’oncia di prevenzione equivale a una libbra di cure”, la politica non si è mossa dal vecchio slogan “case, scuole, ospedali”. La sanità post pandemia questo slogan lo dovrà nella sua terza parte rivedere sostituendo o magari aggiungendo “salute” a “ospedali”. Ma bisogna crederci davvero. Si aspettano segnali dalla nuova Giunta.
*Medico e dirigente sanitario in pensione
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