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«Elica risponde allo sciopero
dei lavoratori con la serrata»
Arrivano carabinieri e Digos

MERGO - Denuncia del coordinamento sindacale per i fatti avvenuti durante la giornata di mobilitazioni di ieri. «E' a rischio la tenuta sociale: l'azienda si è arrogata il diritto di mettere in libertà una parte del personale che stava lavorando, negando la prestazione lavorativa nei reparti non in sciopero ed intimando ad alcune persone di andarsene. Valuteremo azioni legali». Il 30 si apre il tavolo al Mise

Il presidio sindacale dei lavoratori Elica davanti alla prefettura di Ancona

 

«Negli stabilimenti Elica è nuovamente a rischio la tenuta sociale: a Mergo messe in libertà le persone durante gli scioperi. Un comportamento irresponsabile a pochi giorni dal tavolo ministeriale». A denunciare una situazione che sta diventando insostenibile è il coordinamento sindacale Fim, Fiom e Uilm. «Dopo le aperture e gli inviti al dialogo, nella giornata di ieri si è verificato un fatto a nostro avviso gravissimo nello stabilimento di Mergo. Durante la giornata di sciopero, improvvisamente l’azienda si è arrogata il diritto di mettere in libertà una parte del personale che stava lavorando, negando la prestazione lavorativa nei reparti non in sciopero ed intimando ad alcune persone di andarsene.- raccontano le sigle sindacali in una nota congiunta – Successivamente ad altre/i dipendenti che arrivavano per iniziare il lavoro nel secondo turno, al momento dell’ingresso in stabilimento veniva consegnata una comunicazione con la quale si ordinava di non entrare in fabbrica ma di ripresentarsi dopo 3 ore, con la pretesa che le persone se ne andassero fuori dai cancelli ad aspettare sotto lo spiombo del sole, negando anche un riparo a chi era arrivato in macchina con altri colleghe/i ai quali, invece, il lavoro era stato concesso. Sicuramente un bel modo di manifestare le disponibilità al dialogo apprese dalla stampa, un ottimo percorso di avvicinamento all’incontro del 30 giugno, un splendida presentazione da parte del nuovo direttore, un temporary manager di una società di consulenza, che sembra avere come missione quella di portare a compimento il piano di ristrutturazione senza guardare in faccia nessuno».

Il coordinamento sindacale ricorda inoltre che «si è reso necessario l’intervento dei carabinieri e della Digos per gestire la complicatissima situazione creata da Elica, i cui comportamenti unilaterali, che tutto lasciano presagire meno che una reale disponibilità al dialogo, stanno rendendo esplosiva la situazione dentro gli stabilimenti, non solo per i contenuti del piano che sono devastanti per le persone e per il territorio, ma anche per le modalità con cui ogni volta si affrontano le situazioni. Più di una volta è dovuto intervenire anche il 118 per soccorrere persone in preda ad attacchi di panico e di ansia; una ventina di persone, soprattutto donne, sono state sanzionate con 3 giorni di sospensione perché in questa situazione non riuscivano a garantire il massimo dell’efficienza. Siamo di fronte ad una azienda che ha smarrito la sua natura ed è in preda a deliri finanziari, che scarica tutti i fallimenti delle scelte manageriali di questi anni sulle persone, di cui calpesta la vita, cancella il futuro e rischia di compromettere la salute e la tenuta psicofisica in nome del profitto».

Ora, dopo quello che è accaduto ieri a Mergo, il sindacato valuterà azioni legali. «Ancora una volta la grande determinazione e la compostezza delle lavoratrici e dei lavoratori, hanno permesso di gestire la situazione venutasi a creare da questa condotta, a nostro avviso, – sottolinea il comunicato – antisindacale per la quale valuteremo sicuramente di portare l’azienda in tribunale: mettere in libertà le persone per mancanza di materiali, con la cassa integrazione aperta, che si sta utilizzando da oltre un decennio, è una scelta che sembra davvero provocatoria. La risposta è stata esemplare: al momento del rientro al lavoro, le Segreterie di Fim Fiom e Uilm e le Rsu hanno proclamato sciopero per tutto il resto della giornata e lo stabilimento si è svuotato completamente. Ancora una volta le scelte dei manager si dimostrano inopportune, inadeguate e pericolose, ancora una volta le lavoratrici ed i lavoratori si mobilitano per salvare l’azienda dalle conseguenze causate dalle scelte aziendali. Nell’azienda dell’ex senatore della Repubblica, Cavaliere del lavoro e Presidente dell’Associazione Italiana delle Aziende Familiari, si sono verificati comportamenti unilaterali che ricordano le esperienze padronali del 1800».



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