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Protesta Baldini, gli operai:
“La persecuzione continua”

CAMERANO – Il tribunale ha fatto rimuovere dal cavalcavia i new jersey che impediscono l’accesso ai mezzi dell’impresa, ma Autostrade per l’Italia li ha sostituiti con panettoni di cemento. Il titolare scagionato dal furto aggravato, ora è indagato per attentato alla sicurezza dei trasporti

I new jersey rimossi e i nuovi panettoni di cemento spuntati sul cavalcavia 166

La battaglia degli operai di Sandro Baldini non si ferma. Per ogni passo avanti, ne arrivano due indietro. All’impresa è stato consentito di far uscire i mezzi dalla ditta e ora sono al lavoro a San Ginesio per la demolizione della scuola terremotata, ma il caso è tutt’altro che risolto (leggi l’articolo). A Camerano si è tenuta la prima conferenza dei servizi per studiare una viabilità alternativa al cavalcavia 166 sull’A14, l’unica strada che conduce alla ditta lungo la direttissima del Conero e che la società Autostrade per l’Italia impedisce di utilizzare ai mezzi superiori alle 12 tonnellate, di fatto bloccando l’attività della impresa che movimenta terra e inerti di cantieri edili. La soluzione alternativa però sembra lontana dal realizzarsi. E la lotta prosegue anche nel palazzo di giustizia: martedì il tribunale del riesame ha stabilito la rimozione dei new jersey piazzati come ostacolo sul cavalcavia 166 il 13 aprile scorso da parte di società Autostrade. Gli operai di Baldini li avevano spostati e per questo il titolare si era preso una denuncia per furto aggravato (leggi l’articolo). Fatto che non sussiste scondo il giudice. Dunque giovedì 11 maggio Autostrade per l’Italia ha rimosso i new jersey, ma li ha solo sostituiti con panettoni di cemento che impediscono comunque l’accesso ai mezzi pesanti. Mentre a Sandro Baldini è arrivata l’avviso di essere indagato per attentato alla sicurezza dei trasporti. Per i 15 lavoratori che rischiano il posto di lavoro, questa è una vera persecuzione. “Quanto costano allo Stato questi atti intimidatori?” si chiedono i dipendenti in un lungo sfogo. “E’ dal 2016 che la Baldini subisce pressioni e atti persecutori (tutti dimostrabili) che distolgono risorse mentali, fisiche e economiche. Hanno reso la vita impossibile, vogliono far chiudere l’azienda, come dimostratosi dal loro rifiuto di partecipare alla seconda conferenza di servizi decisiva per la strada alternativa provvisoria per permettere il passaggio dei mezzi pesanti indispensabili per far proseguire le attività lavorative” aggiungono i lavoratori nella loro lettera, chiedendo ancora una volta di poter tornare a lavorare.

(E. Ga.)

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