di Giampaolo Milzi
E’ come una coperta blu, la divisa della polizia municipale di Ancona, grandicella, per carità, ma fino a un certo punto. Se la tiri e la ritiri da un lato, si scopre l’altro. “L’altro della città” che si sente scoperto, poco protetto, insicuro, “vigilato”. E poi è una coperta a scacchi, ovvero le mansioni e le incombenze del corpo, che via via negli anni sono aumentate, diventate più complicate, specializzate. Senza contare che la coperta, a forza di usarla e lavarla, si è ristretta, logorata, e ci vorrebbero almeno una decina di berretti fischiettanti in più, soprattutto “on the road”. Il risultato è che la politica del tirare avanti a campare e l’arte di arrangiarsi sono arrivate al capolinea. Fermata obbligata davanti a quella montagna di scartoffie e carte che inchioda almeno una quarantina di vigili su 90 alle scrivanie (contando le prossime assunzioni). Tra il da fare in ufficio e il da fare per strada, fallito (ma è stato mai tentato?) un vero tentativo di riorganizzazione interno, si respira aria cronica di crisi, lamentele, polemiche, comprese quelle sui casi di assenteismo. Epperò, iniziando dal codice della strada, il lavoro va fatto. Un codice negli ultimi dieci-vent’anni diventato grosso come un vocabolario di latino, dove la voce “polizia municipale” è di riflesso sempre più presente. Prendiamo ad esempio gli incidenti stradali. Vero che a Roma, anni fa, il governo ha impartito una direttiva orientativa a tutte le prefetture in base alla quale i vigili urbani sono la prima forza in campo a dover intervenire. Vero anche che ad Ancona questa direttiva è stata interpretata in modo ferreo e – stando a quanto sottolineano sia gli addetti che le rappresentanze sindacali – è andata a finire che ormai, dopo una decina d’anni, sia l’intervento sull’asfalto del sinistro sia la gestione di tutta le pratiche ad esso legate, comprese quelle sull’infortunistica, è ormai un’incombenza che grava quasi del tutto sulla polizia municipale, con qualche extra soprattutto notturno di polizia di stato, stradale e carabinieri.
Capitolo immigrati o stranieri che dir si voglia. Anche qui sono richiesti più impegno e disponibilità da parte dei vigili: in caso di qualche lite o baruffa, di accattonaggio (ma anche gli anconetani non scherzano), di atti di microcriminalità, di accertamenti legati a pratiche anagrafiche, richiesta di documenti, soprattutto di controlli per reprimere il crescente fenomeno dei venditori abusivi e dell’ambulantato pirata; ma anche perché proprio gli stranieri, di frequente cittadini o quasi come gli altri, sono quelli che hanno più bisogno di aiuto, di semplici dritte e consigli.
Altro nodo intricato che invece di tendere a scogliersi s’ingroviglia sempre di più, causa iper burocrazia, è quello dell’annona e del controllo mercati. Tre ad Ancona, corso Mazzini, piazza D’Armi e Torrette, roba da far girare la testa tutti i giorni o quasi. Correttivi possibili? La tecnologia aiuterebbe. Un esempio: si potrebbero destinare ad altre mansioni (traffico e multe, come vorrebbe la sindaca Mancinelli) i vigili addetti alla “spunta”, cioè ad accertare se tutti i banconi del mercato sono occupati dal titolare, onde evitare che qualche posto vuoto sia preso da un abusivo; basterebbe dotare il “bancarellaro avente diritto” di un cartellino (tipo quelli in uso negli uffici pubblici) con cui “smarcare” la presenza, collegato a una centralina elettronica di controllo in ufficio, e il gioco sarebbe fatto. C’è poi la tecnologia che non aiuta, vedi paragrafo telecamere in città: ancora non si sa nemmeno di quante i vigili possano visionare le registrazioni; senza contare che dopo tre giorni le immagini vengono cancellate automaticamente; e qui non ci vorrebbe un genio per risolvere, basterebbe mettere il vigile addetto in grado di visionare subito ciò che interessa, senza dover ricorrere prima al via libera dell’ufficio comunale Informatica. Già, se ne parla da quel dì di integrare le competenze tra municipale e altri settori amministrativi. Ma s’è fatto poco o nulla. E quando s’è fatto s’è fatto male. Vedi il caso dei passi carrabili. Vanno autorizzati, e vanno controllati. S’era deciso che ai vigili spettasse solo la pratica autorizzativa. E invece loro continuano a sobbarcarsi anche quella della verifica.
Tornando al comparto commerciale, sono aumentati – per fortuna – i “dehors”, cioè gli arredi per le attività esterne di bar, gelaterie e ristoranti, e sono aumentate le prescrizioni regolamentari, ma i vigili disponibili perché le prescrizioni vengano rispettate non sono stati clonati.
Chi più ne ha più ne metta. Ecco che da tre anni è spuntata anche la sezione ambientale della municipale per reprimere l’abbandono corsaro di rifiuti, spesso ingombranti, perché Anconambiente da sola non ce la fa. Piove sul bagnato. Nel verso senso del termine. Perché in caso di acquazzone, i depuratori non separano più le acque nere da quelle piovane (entrano in funzione gli scolmatori), finisce tutto via fogna in mare, si possono registrare casi di inquinamento delle acque, l’Arpam puo’ emettere un divieto di balneazione temporanea… e tutta la pratica finisce sotto la regia della “solita” municipale.
Ma non c’è l’ufficio Sanità? Sì, ma mica ha l’obbligo di sempiterna reperibilità come per i vigili urbani. C’è da ridere per non piangere, pensando poi alla nuova piaga “processionaria”. Da quando i lepidotteri ci hanno preso sempre più gusto ad infestare i pini (da due-tre anni), se gli alberi sono in aree private, indovinate un po’ a chi tocca gestire tutto l’intervento di controllo e bonifica? Agli stessi vigili urbani che, magari, ricevono una chiamata perché d’estate, o in occasioni particolari, la movida giovanile si fa sentire troppo forte, almeno così viene percepita la questione dai cittadini, spesso poco tolleranti anche quando i decibel sono entro i limiti di legge.
Per concludere in modo sconsolato, un giretto al parco veicoli. Belle le quattro Honda 650 Transalp appena acquistate. Già, ma le altre moto sono buone, se va bene, per il mercato vintage o per qualche asta. Belle anche le 8 auto nuove arrivare poco tempo fa. Spiccano tra le 25 della dotazione completa, perché le altre sono spesso dal meccanico. Il comandante dovrebbe fare un salto dal concessionario per acquistarne almeno altre 8. Negli anni ’80 e ’90, li chiamavano “becchi”, ma in fondo anche con affetto. Perché scorazzavano in lungo e in largo su una decina di moto, le loro vetture te le ritrovavi spesso vicino alla tua in coda, c’erano – udite udite! – perfino i vigili di quartiere, e quelli che ti fischiavano dietro anche troppo. In molti, ad Ancona, rimpiangono quei tempi.
Tre comandanti in corsa per la guida della polizia municipale
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