di Leonardo Giorgi
«New York è una città che ti ispira, che allarga i tuoi orizzonti. Ma è anche una città che ti rigetta se non ti impegni e se non sei fortunato». Potrebbe essere un verso cantato da Frank Sinatra in “New York, New York” e invece sono le parole di Martina Maceratesi: 26 anni, recanatese di nascita, ma mentalità yankee. Ne aveva appena 23 di anni quando, intimorita dal primo volo intercontinentale e spaventata dalla frenesia, dai grattacieli e dall’imponenza della Grande Mela, si è ritrovata da sola al centro di Manhattan. Difficilmente poteva immaginare che quell’esperienza di lavoro non solo le avrebbe insegnato tanto, ma le avrebbe cambiato completamente la vita. Martina infatti, oltre a essere una professionista capace di affermarsi in poco tempo nel suo settore (ha una laurea magistrale in Amministrazione, Finanza e Controllo, oltre a essere interessata al mondo della moda), nel 2018 ha conosciuto nella capitale del mondo l’imprenditore e scrittore Piero Armenti, volto social della pagina Facebook Il mio viaggio a New York, che conta circa due milioni e mezzo di follower. La relazione, che per via della grande riservatezza della coppia è stata ufficializzata solo nei mesi scorsi, si muove tra gli Stati Uniti e l’Italia. Come ha fatto Martina, d’altronde, negli ultimi anni. Il “suo viaggio a New York” e in giro per il mondo le ha portato una certa popolarità sui social. Martina apprezza, ma non permette a commenti e like di condizionare la sua vita: «Mi è sempre piaciuto il mondo dei social, per me è fondamentale condividere la mia vita con gli amici e con la famiglia – racconta -. Però sono sempre rimasta me stessa, il mondo in cui comunico non è cambiato. Bisogna sempre ricordare che le persone che commentano, nel bene e nel male, sono persone che vedono solo una piccola parte di te e che non ti conoscono davvero. Rimango con i piedi per terra».
Quei piedi che non vedevano l’ora di toccare terra quando, sul primo volo tra Europa e America, Martina non aveva ancora fatto i conti con l’idea di stare così lontana da Recanati. «Sono stata sempre amante dei viaggi, avevo fatto un Erasmus di sette mesi in Germania ed ero stata due mesi vicino Londra, ma ero anche molto legata alla mia zona di comfort. E in più ho sempre avuto abbastanza paura dell’aereo. Nel 2018 mi mancavano pochi esami alla laurea magistrale e a un certo punto è capitata l’occasione di poter andare a New York per lavorare sei mesi. Ero molto spaventata all’idea di spostarmi». Furono decisivi amici e famiglia. «La decisione alla fine è stata mia, ma i miei amici e i miei famigliari mi dicevano di buttarmi. Parlando con le persone che mi volevano bene ho capito che era importante andare. E allora sono partita. Sono andata a lavorare sei mesi da Valentino, a Manhattan».
L’aereo, come facile immaginare, alla fine è atterrato e Martina è arrivata sana e salva. Ma non aveva ancora fatto i conti con la notte newyorkese: «Sono uscita dall’aeroporto. Era buio, la città era in preda alle convulsioni, le luci, i suoni assordanti, gli schiamazzi. Stavo a Manhattan, non a Brooklyn, eppure mi sentivo così sola e spaventata. Volevo scoppiare a piangere. Ero arrivata di notte, e sembrava tutto orribile». La mattina dopo però, cambia tutto: «È come quella scena di Benvenuti al Sud. Di notte sembrava che tutto volesse ucciderti, e invece il giorno dopo capisci la fortuna che hai a trovarti in quel posto. Non avevo dormito perché non avevo i tappi per le orecchie e i suoni dall’esterno sono inimmaginabili per chi non ci è mai stato. Però mi sono alzata presto, ho deciso di uscire dalla mia stanzetta e ho fatto una passeggiata a New York. Da vera newyorkese: ho preso un caffè da Starbucks, una ciambella da Dunkin’ Donuts e ho camminato e camminato. Quel rancore che sentivo la sera prima stava scomparendo. Mi stavo innamorando di New York City: lì non smetti mai di camminare e ti senti pieno di possibilità».
La vita da newyorkese di Martina proseguì con successo: Valentino le ha rinnovato il contratto per altri sei mesi e sarebbe poi ritornata più avanti per un altro mese, prima di trovare lavoro da Gucci in Toscana. Poi, in piena emergenza Covid, la ragazza è dovuta rimanere lontano dagli States. Se tutto va bene tornerà entro la fine dell’anno. Per ora, a Recanati, si tiene stretta le esperienze e i ricordi più belli della città: «Quello che più mi piace e che mi manca di New York è andare sui rooftop bar e ammirare la città dall’alto. Lì ti rendi conto davvero di dove sei. Sei uno dei tanti milioni di persone che si muovono per quelle strade, ma ti senti come in un film. Una volta tornata a casa, ci ho ripensato molto. Non ho solo migliorato il mio inglese e le mie capacità, mi sono anche conosciuta meglio». Ma Recanati, oltre alla storia e al prestigio del borgo leopardiano, ha qualcosa che New York non ha: «La cosa che più mi mancava delle Marche era il cibo della nostra tradizione. Sì, lì ci sono negozi, anche costosi, che vendono prodotti italiani di qualità. Ma non è la stessa cosa. A New York non trovi il nostro ciauscolo o le nostre olive ascolane. La prossima volta che torno in America farò scorta prima di partire».
Il compagno Piero Armenti vive a New York, ma i due si vedono comunque con una certa frequenza. Nel mese di agosto hanno passato un mese di vacanza in Grecia che ha fatto il giro dei social e dove Martina “ha debuttato” nel profilo dell’influencer: «Conosco Piero dal 2018. C’ero anch’io, ma semplicemente non ero nei suoi video. È bello essermi esposta, ma non mi spaventa perché appunto rimango sempre me stessa». Social o no, Martina è decisa a tornare a camminare per la 34esima di Manhattan con il suo hot coffee. Perché d’altronde, come direbbe Sinatra, “se ce l’ho fatta a New York, posso farcela dappertutto”.
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