Sta cercando di sistemare gli ultimi tasselli, soppesando bene ogni equilibrio, per completare il mosaico degli incarichi amministrativi, il sindaco di Castelfidardo, Roberto Ascani. Avrà tempo fino a mercoledì prossimo per indicare la data di convocazione del nuovo Consiglio comunale che potrà essere fissata nei 10 giorni successi. I nomi dei 5 assessori dovranno essere ufficializzati nella seduta di insediamento dell’assemblea cittadina che dovrà svolgersi al massimo entro il prossimo 6 novembre. La giunta dovrebbe essere varata prima, già la prossima settimana, se non interverranno intralci. Se è chiara la mappa dei posti nell’esecutivo da destimare alla rappresentanza delle 2 liste, M5S e Castelfidardo Futura, che hanno sostenuto il primo cittadino nella campagna elettorale, pare che siano ancora da mettere a punto alcuni nomi. Castelfidardo ha più di 18mila abitanti e per legge il numero dei componenti dell’esecutivo nei Comuni con popolazione compresa tra i 10mila ed i 30mila abitanti non può essere superiore a 5, neanche se il Consiglio comunale decidesse di modificare lo statuto.
Un numero esiguo di assessori, contro la naturale aspirazione di un consistente gruppo di candidati. Il modulo scelto per far giocare sul campo la squadra sarà quello dei 3-1-1 ? Sarà una giunta più ‘rosa’ di quella precedente? ‘Allargata’, se stavolta tra i 5 assessori dovesse essere incluso quello promesso dal sindaco Ascani al centro sinistra alla vigilia del ballottaggio? Punti interrogativi e condizionale sono d’obbligo perché dopo l’elezione di lunedì scorso non si sono registrati nuovi contatti tra il M5S e gli esponenti di Pd-Bic. A confermato è il segretario democrat di Castelfidardo, Enrico Santini. «Al tempo – ricorda – ci siamo confrontati con Roberto Ascani sui punti programmatici ormai noti e l’agibilità politica dei nostri consiglieri comunali che non dovranno essere costretti a fare mozioni per far passare in Consiglio comunale quei progetti del programma che ci stanno a cuore. Contiamo insomma di avere uno spazio di ascolto importante. Questi erano i punti dell’accordo».
Nel frattempo anche la minoranza è in fibrillazione. Dopo le bordate lanciategli da Fratelli d’Italia, il consigliere comunale di Solidarietà Popolare, Tommaso Moreschi, contattato da più parti, sia prima che dopo il ballottaggio, torna a chiarire di aver sempre detto «in maniera chiara che non ho alcuna intenzione di accettare un eventuale incarico di assessore in altre compagini. Il mio ruolo è stato deciso e sancito dalle votazioni: porterò in Consiglio comunale la voce del mio movimento e dei 1400 cittadini che, dandoci la preferenza, si sono riconosciuti nella nostra proposta politica». Sulla nomina come Presidente del Consiglio, paventata da qualcuno, ribadisce« che non mi è stata mai proposta e né io ho mai dichiarato di ambire a tale ruolo. Ribadisco quanto ho detto: se la nuova Amministrazione si aprisse alla possibilità di affidare questo incarico alla minoranza, vedrei questa cosa con piacere e mi renderei disponibile a valutare la cosa alla stregua e in accordo con i colleghi dell’opposizione, seppur consapevole che, nel mio caso, essendo io l’unico rappresentante di Solidarietà popolare in Consiglio comunale, la Presidenza è difficilmente conciliabile con il ruolo di consigliere di minoranza e quindi è una scelta improbabile».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati