Tra i 50 indagati nell’inchiesta Euro Green Pass compare anche il nome dell’avvocato anconetano Gabriele Galeazzi con l’accusa di aver fatto da “procacciatore” per l’attività dell’infermiere Emanuele Luchetti. Il professionista, il cui studio legale ieri è stato anche perquisito, sarà soggetto al giudizio del Consiglio Distrettuale di Disciplina, un organo regionale composto da 24 consiglieri e presieduto dall’avvocato Gianni Marasca che, ricevuti gli atti trasmessi dalla procura al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, instituirà un’apposita sezione di otto consiglieri che avranno il compito di analizzare i documenti e adottare le decisioni conseguenti. «Sanzionando i colleghi di cui si accerti la responsabilità – dice l’avvocato Marasca – il Consiglio Distrettuale di Disciplina ha, tra i primi obiettivi, quello della tutela della categoria professionale e dunque anche quello della tutela dei singoli cittadini». Nell’esercizio di tale funzione riceve moltissime segnalazioni, circa 1800 negli ultimi 7 anni, provenienti anche da privati cittadini e non solo dall’autorità giudiziaria.
«Gran parte di esse vengono archiviate perché infondate – ricorda il presidente Marasca – ma su quelle per le quali esistono concreti indizi di colpevolezza dell’incolpato le sanzioni prevedono, nell’immediatezza, la sospensione cautelare dell’esercizio della professione e possono arrivare fino alla radiazione dall’Albo in caso di accertata responsabilità». I tempi della giustizia disciplinare non sono immediati. «La procedura di questo organo è stata dettata per assicurare le garanzie proprie di un processo – conclude Marasca – e non a caso si tratta di un percorso di autotutela per la categoria degli avvocati, istituito dalla legge professionale ed al quale sono riservati estremo rigore ed inflessibilità fermo restando che, come avvocato, per quanto attiene la vicenda oggi all’onore delle cronache, spero che il collega possa dimostrare la sua estraneità, ciò a tutela dell’immagine della categoria oltre che della sua persona». Galeazzi, finito ai domiciliari, è l’unico dei quattro presunti intermediari a non aver subito un sequestro preventivo legato al presunto profitto (18mila euro) dell’attività derivata dalle simulazioni. Non avrebbe, infatti, incassato soldi. E’ difeso dai legali Andrea Battilà e Riccardo Leonardi.
Avvocati, imprenditori, dipendenti pubblici: gli indagati dell’inchiesta sui vaccini bluff
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