Cinque anni fa la tragedia di Rigopiano: Osimo, la città d’adozione, e Chieti, la città natale, non dimenticano Dino Di Michelangelo e sua moglie Marina Serraiocco. I coniugi di 41 e 37 anni, con altre 27 vittime, persero la vita in una giornata di vacanza sulla neve tra le macerie dell’hotel di Farindola. sotto la valanga. Solo il loro bambino, Samuel, allora di 7 anni, era riuscito a salvarsi insieme ad altri 10 superstiti.
Il dolore pesa ancora nei ricordi e sul cuore dei loro familiari ma resta viva la speranza «che la giustizia possa dare un senso a quanto è accaduto» sottolinea Alessandro Di Michelangelo, il fratello maggiore di Dino, anche lui poliziotto. Questa mattina con la madre Loredana, Alessandro ha partecipato alla cerimonia di commemorazione che si è svolta al monumento eretto 3 anni fa a Chieti in memoria dell’agente della squadra Volanti del Commissariato di Osimo.
«Una cerimonia toccante, accompagnata dalle note del violino del maestro Giuseppe Pezzulo, – ricorda Alessandro Di Michelangelo, presente anche alla fiaccolata a Rigopiano- svolto alla presenza del sindaco Diego Ferrara, del questore Gargano, del prefetto Forgione e dei rappresentanti di tutte le forze dell’ordine, oltre ad amici e conoscenti. Il Commissariato di Osimo, dove Dino lavorava, ha inviato una corona di fiori che è stata poi deposta al cippo da due poliziotti in alta uniforme. Ma in questi giorni ho ricevuto tante telefonate da Osimo, non solo dai colleghi di Dino, ma dagli amici e dai vicini di casa, dai residenti della frazione di San Paterniano, dove Dino e Marina vivevano. La pandemia ha reso più difficili gli incontri, dalle loro parole però ho capito che ci sono rimasti vicini con i loro pensieri. Proprio come l’attuale sindaco di Chieti, nostro medico di famiglia da decessi. Lo è stato anche di Dino. A lui ci stringe un legame oltre che di fiducia, di amicizia. E’ stato il primo a sapere che Dino e Marina non ce l’avevano fatta. Stamattina in veste di primo cittadino ha ricordato quegli attimi terribili».
E’ stata proprio questa rete di protezione sociale a salvare dai frangenti più neri le famiglie delle vittime di Rigopiano. Di questo è convinto Alessandro Di Michelangelo «La città, gli amici, i colleghi che continuano a starci accanto sono lo scudo che in questi anni ci ha aiutato a superare i momenti di sconforto, di rabbia e sfiducia, i tanti momenti bui di questa storia – rimarca – Il loro affetto, la voglia di ricordare ad ogni occasione possibile, anche con i tornei di calcio seconda passione di calcio di Dino, sono stati e continuano ad essere determinanti. La giustizia invece tarda ad arrivare. Purtroppo i tempi del nostro ordinamenti giuridico sono questi, spesso collegati a situazioni che si governano con difficoltà. Ho fiducia, però, nella giustizia: ho sempre pensato che se da una parte c’era uno Stato negligente che, secondo quanto sostenuto dall’accusa, ha omesso procedure che avrebbero potuto evitare la morte di 29 persone, dall’altra parte c’è uno Stato che ha sempre cercato di fare emergere la verità. No, personalmente, non ho paura che tutto possa finire nel dimenticatoio».
Di fatto a distanza di 5 anni è ancora in una fase preliminare il processo aperto a carico di diversi imputati per i reati di crollo di costruzioni, omicidio e lesioni colpose, abuso d’ufficio e falso ideologico. Il comitato familiari delle vittime è preoccupato che i tempi possano slittare ancora a causa di una nuova super perizia richiesta e che l’ombra della prescrizione si allunghi nella ricerca delle responsabilità. «Quasi tutti gli imputati hanno richiesto il rito abbreviato e credo che il rischio-prescrizione sia poco concreto. – fa osservare il fratello di Dino Di Michelangelo – Credo davvero che il 2022 sarà l’anno della sentenza. La ricerca della giustizia a tutti i costi porta sempre un prezzo alto da pagare, le sentenze vanno rispettate e se serve appellate. La ricerca delle verità è il primo fondamentale obiettivo da perseguire, la giustizia mista a verità potrebbe essere il traguardo completo che ogni familiare di questa tragedia deve perseguire. Il nuovo procuratore capo di Pescara ha posto subito grande attenzione a questo processo, la mia famiglia, tra le parti civili, ha sposato in pieno la linea della procura e le tesi dei consulenti di parte».
Il futuro potrà essere letto soprattutto attraverso gli occhi di Samuel. Dopo il dramma di aver perso entrambi i genitori, oggi il figlio di Dino e Marina vive la sua adolescenza a Chieti attornianto dall’amore della famiglia dello zio materno Giuseppe Serraiocco. «Samuel ha 12 anni e sta crescendo bene, in maniera sana. – racconta orgoglioso lo zio Alessandro – Vogliamo però preservarlo dalla attenzione mediatica e quindi preferiamo che non partecipi ad alcuna manifestazione pubblica. Vogliamo che continui a crescere con serenità, come sta facendo. Quando sarà maggiorenne anche lui potrà fare le sue valutazioni su quello che è stato fatto per questa vicenda giudiziaria».
«Il nostro pensiero oggi è per Dino e Marina: è trascorso del tempo, ma il ricordo che hanno lasciato nel cuore della comunità osimana è vivo, ogni giorno di più. A loro intitoleremo presto uno spazio pubblico cittadino, segno tangibile di affetto e memoria. Abbracciamo forte Samuel e le famiglie dei nostri due concittadini scomparsi. Osimo non vi dimentica». E’ il messaggio del sindaco di Osimo, Simone Pugnaloni nel quinto anniversario della tragedia
(m.p.c.)
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