Una famiglia straziata dal dolore, una madre distrutta, amici e conoscenti raccolti in un dilaniante silenzio nell’accogliere il feretro del 16enne Giuseppe Lenoci che questa mattina è arrivato nella chiesa di Santa Maria Apparente, a Monte Urano, dove è allestita la camera ardente in attesa delle esequie di domani alle 10 nella chiesa di San Michele Arcangelo. Occhi gonfi di lacrime, di dolore, nascosti dietro a occhiali scuri. Una madre disperata, che non si rassegna al fatto di aver perso il suo amato figlio: «Non dovevi trovarti lì» il grido di dolore, ripetuto, di una donna, di Francesca, di una madre che si scaglia contro un destino terribile, quello che le ha strappato il suo Giuseppe. Il babbo Sabino non si dà pace, scuote la testa, lo sguardo quasi assente, di chi sta vivendo dei momenti che anche nel peggiore degli incubi si fa difficoltà ad immaginare. Sguardi di chi non vuole, si rifiuta di prendere atto della tragedia, occhi di genitori che non accettano di dover vivere il più grande dei lutti, quello di sopravvivere al loro figlio. A vegliare sulla salma gli amici, c’è chi accarezza la bara e chiude gli occhi.
Questa mattina a rendere omaggio al giovane Giuseppe è arrivata anche la sindaca Moira Canigola. A lei, in segno di rappresentanza istituzionale, la Monturano Campiglione Calcio, squadra in cui il giovane Lenoci militava (era un grande appassionato e promessa del calcio) ha consegnato la maglia numero 9, quella indossata da Lenoci, un centravanti dal grande cuore e dall’animo puro. E che oggi ha coperto il feretro a testimoniare quel simbolico connubio indissolubile tra Giuseppe, la sua passione, il calcio appunto e quei valori come l’amicizia, la disponibilità, l’allegria che Lenoci incarnava.
Il primo cittadino si è fermato a parlare con i familiari. Impossibile, anzi opportuno, non origliare in momenti così struggenti. Con loro anche l’avvocato Arnaldo Salvatori che difende proprio i familiari in questa tragica vicenda che ha visto una vita troppo giovane spezzarsi su quella strada di Serra de’Conti. Giuseppe, studente dell’Artigianelli di Fermo, si trovava a Serra de’ Conti impegnato in uno stage. E lì era ad attenderlo un destino crudele. «Non può essere vero, non è possibile» le poche parole, bisbigliate, di un amico di Giuseppe mentre si stringe in un toccante abbraccio con un altro amico del 16enne. Una tragedia che certo non si chiuderà con i funerali di domani, giornata nella quale la sindaca Canigola ha proclamato il lutto cittadino. Intanto sul fronte giudiziario gli inquirenti della Procura, aperto un fascicolo, stanno lavorando per chiarire sia gli aspetti legati allo stage che Giuseppe stava frequentando, sia la dinamica dell’incidente in cui ha perso la vita. Il 37enne che si trovava alla guida del furgone su cui viaggiava anche Giuseppe è uscito ieri dall’ospedale. E la sua testimonianza potrebbe essere fondamentale per ricostruire quanto accaduto nella mattinata, nefasta, del 14 febbraio scorso a Serra de’ Conti.
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