Si è riservato qualche giorno di tempo per assumere la decisione il giudice del Tribunale di Ancona chiamato a valutare se sussistono i presupposti per accogliere il ricorso per condotta anti-sindacale, promosso contro la Caterpillar dalla Fiom Cgil con Fim Cisl e Uilm Uil.
Stamattina fuori dal Palazzo di Giustizia, una delegazione di operai dello stabilimento di Jesi, destinato alla chiusura, è rimasta ad attendere l’esito della seconda udienza. Nell’aula del quarto piano, per ricostruire i contenuti delle ultime riunioni svolte nel 2021 tra azienda e rappresentanti dei lavoratori, la giudice della sezione Lavoro, Tania De Antoniis, ha, invece, ascoltato le testimonianze di due delegati della Rsu per la Fiom, di un dipendente e di un ex dipendente per la multinazionale. Secondo i sindacati dei metalmeccanici, l’azienda non avrebbe correttamente adempiuto all’obbligo di informazione preventiva previsto dall’ordinamento giuslavoristico italiano, annunciando solo lo scorso 10 dicembre l’avvio della procedura di mobilità per tutti i dipendenti. Il deposito della sentenza è atteso per i primi giorni della prossima settimana.
La procedura di mobilità scadrà mercoledì 23 febbraio. Data che segnerà il discrimine per far scattare i licenziamenti dei 189 operai diretti (una settantina sono interinali) della fabbrica di via Roncaglia. Qualora venisse accertata la violazione dell’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, verrà di conseguenza rimossa la procedura di mobilità. E’ quello che sperano le organizzazioni sindacali per ottenere più tempo, necessario a confrontarsi sul futuro del sito di Jesi. L’attenzione sulla vertenza è alta ed è focalizzata anche sul tavolo convocato al Mise per lunedì prossimo, 21 febbraio, quando l’azienda relazionerà sugli approfondimenti svolti sulle 3 offerte di acquisizione dello stabilimento, formalizzate da due gruppi industriali e da un fondo di investimento.
(foto Giusy Marinelli)
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