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«Nelle Marche 2.230 profughi ucraini
120 sono nelle strutture d’accoglienza»

CRISI - A fare il punto sulla situazione legata alla guerra è stato l'assessore regionale alla Protezione Civile Stefano Aguzzi nel corso della seconda riunione del Comitato che coordinato l'emergenza. La maggior parte di chi fugge dal suo paese ha trovato ospitalità a casa di amici e parenti. «Fondamentale il censimento delle persone per la regolarizzazione sanitaria»

L’assessore Stefano Aguzzi

«La presenza attualmente accertata dei profughi ucraini da parte delle questure marchigiane è di 2.230 persone di cui 120 accolti presso strutture di accoglienza e 2110 ospitati da parenti e amici». Il punto dell’assessore regionale alla Protezione Civile Stefano Aguzzi nell’ambito del secondo incontro del Comitato che coordina l’emergenza legata alla guerra in Ucraina.  La riunione  ha visto la partecipazione in videoconferenza dei prefetti delle cinque province marchigiane, del direttore dell’Ufficio scolastico regionale, del rappresentante dell’Anci e dell’Asur Marche.

«E’ importantissimo – ha continuato l’assessore – che le famiglie facciano registrare gli ospitanti presso le questure al fine di evitare la dispersione sul territorio e anche per permettere all’Asur Marche, attraverso il censimento, la verifica dei tamponi e dei green pass degli interessati, nonché la necessaria copertura sanitaria. Tale regolarizzazione sanitaria è di fondamentale importanza anche per l’inserimento scolastico dei ragazzi ucraini. Saranno le Prefetture a richiedere alla Regione Marche la disponibilità dei posti e per questo il Dipartimento nazionale della protezione civile ha autorizzato la Regione ad utilizzare la contabilità speciale che permetterà al dirigente della struttura regionale di protezione civile di effettuare contratti presso le strutture alberghiere e ricettive per acquisire posti letto. Aggiungo – ha concluso l’assessore – che a tutt’oggi non sono previsti ristori alle famiglie che ospitano i profughi però mi sto attivando con il Dipartimento nazionale della protezione civile per far si che possano esserci».

 

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