di Alessandra Pierini (Foto Fabio Falcioni)
Magazzini pieni di merce, mancanza di ordinativi e difficoltà finanziaria. E’ questa la situazione delle aziende maceratesi del settore moda, che dopo aver tirato un piccolissimo sospiro di sollievo alle fiere dei primi mesi dell’anno che facevano presagire una leggera ripresa, si sono ritrovate improvvisamente alle prese con guerra Russia-Ucraina, caro energia e aumento dei costi delle materie prime. L’allarme è stato lanciato questa mattina da Confindustria Macerata, dal direttore Gianni Niccolò, affiancato dai presidenti delle sezioni del settore.
«Siamo in emergenza – ha detto – come lo siamo stati durante la pandemia, è necessario attivare la cassa integrazione in deroga, garantire liquidità alle aziende per sopportare la tempesta che si sta profilando e intervenire con la decontribuzione per abbattere i costi del personale, asset strategico delle attività». Il settore moda che comprende abbigliamento, calzature, accessori e pelle e cuoio, già severamente colpito dal Covid, rischia tra l’altro lo choc energetico. «C’è stata una impennata dei costi, ci sono aziende che sono passate da 150 a 380mila euro di spese per la corrente. Sarà necessario diversificare le fonti energetiche ma questo naturalmente non è fattibile nel breve periodo. C’è poi l’inflazione che rideterminerà i modelli di consumo. Il calzaturiero soffrirà più di tutti. Tanto più che la dipendenza del distretto calzaturiero fermano maceratese dal mercato russo ucraino è notevole». E non si può contare per ora su Fondi europei, Fondo complementare sisma e Pnrr: «Bandi o altre modalità di accesso non vedranno la luce prima di gennaio 2023, mentre alle aziende servono interventi immediati».
Ha sottolineato il ruolo di miopia politica e logiche speculative Michele Paoloni, titolare della Manifatture Paoloni Spa e presidente della sezione tessile abbigliamento, meno colpito del calzaturiero ma comunque in difficoltà: «Il guerrafondai Putin ha invaso la Crimea nel 2014, l’Italia da allora ha continuato a importare energia senza prendere provvedimenti con effetti notevoli. Le aziende maceratesi che importano nei paesi in guerra, ma anche in quelli confinanti, hanno un impatto sul fatturato compreso tra il 5 al 12%».
Tra i partecipanti alle fiere di febbraio Alessio Castricini di Centro Accessori Spa, presidente della Sezione accessoristi Calzature e vicepresidente Confindustria con delega all’Internazionalizzazione: «Il sentiment, prima della guerra, era di una situazione in stallo con i brand a farla da padroni, mentre i produttori medio piccoli arrancano. Poi è cambiato tutto. La riduzione di ordinativi ha avuto una ricaduta sull’intera filiera. Le possibili soluzioni sono la possibilità di ricorrere a crediti d’imposta, ristabilire la clausola causa di forza maggiore per inadempimento contrattuale e aiutare le aziende a sviluppare tecnologie che consentano nel lungo medio periodo ad essere competitive».
La digitalizzazione è la via da percorrere secondo Sergio Sciamanna di Cromia-Laipe Spa, presidente della Sezione pellettieri: «Può essere un mezzo per cercare nuovi mercati ma non è così facile perché richiede investimenti sul prodotto e un brand riconosciuto. Per questo bisogna lavorare sul marketing e investire in maniera pesante».
Le Marche sono la regione più colpita insieme alla Toscana dalla guerra. A sottolinearlo è Matteo Piervincenzi del calzaturificio Lepi srl, presidente della Sezione calzature, vicepresidente Confindustria Macerata e consigliere Assocalzaturifici: «Dopo il crollo del 2020, il settore aveva avuto un rimbalzo fisiologico. La ripresa a macchia di leopardo aveva interessato un’azienda su tre che era tornata a livelli pre Covid». Piervincenzi ha poi ricordato la piattaforma Welcome Valley “base primaria” su cui sviluppare poi progetti di tracciabilità e piattaforme commerciali b2b e b2c e show room virtuali.
“Welcome Valley” di Confindustria, la fiera delle eccellenze in una piattaforma
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati