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Giornata mondiale della Terra:
«Più risorse e nuove norme
contro il dissesto idrogeologico»

ANCONA - A sostenerlo è Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, che ricorda come secondo i rapporti Ispra il 17,3% del nostro territorio regionale è considerato “area a pericolosità da frana”

Piero Farabollini

 

 

 

Oggi, 22 aprile, si celebra l’Earth Day, la giornata mondiale della Terra. Una ricorrenza voluta dall’Onu per celebrare l’ambiente e riflettere sull’importanza delle iniziative per tutelarlo. Azioni e interventi che da sempre vedono i geologi tra i protagonisti. «La difesa dell’ambiente è anzitutto difesa del territorio. E quello delle Marche è particolarmente esposto al dissesto idrogeologico. In parte per la sua conformazione, ma anche a causa di diversi errori, anche di pianificazione, commessi nei decenni scorsi, dal boom economico in poi» spiega Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi della Regione Marche. I rapporti Ispra, disponibili online, sono eloquenti: il 17,3% del territorio marchigiano è considerato “area a pericolosità da frana”, in queste aree vivono oltre 95mila persone e sono stati costruiti quasi 30mila edifici; oltre il 16% delle coste della nostra regione sono soggette a erosione. Per contrastare questi fenomeni si può fare molto: dalla pulizia dei fossi ai drenaggi, dalla messa in sicurezza dei versanti in roccia con tiranti e barriere paramassi al consolidamento delle aree al piede della frana.

«Oggi disponiamo anche di tecnologie che ci aiutano a prevenire questi fenomeni: grazie ai droni ad esempio possiamo effettuare rilievi in aree che sarebbe impossibile o molto pericoloso raggiungere di persona, ma i geologi hanno le competenze anche per interpretare dati Gps e analisi da satellite, preziosissimi per tutelare le aree più critiche e le persone che ci vivono. Per questo, credo sia importante ribadire proprio oggi, Earth Day, quanto sia fondamentale investire nella ricerca e sviluppo di tecnologie innovative per la riduzione dei rischi» continua Farabollini. La difesa del territorio passa anche per la tutela del fondovalle, che ha subìto una forte opera di cementificazione col risultato di aver impermeabilizzato il suolo, e delle coste.«Anche qui abbiamo situazioni critiche, con spiagge e falesie in erosione anche a causa del fatto che, nel passato, ci sono stati molti prelievi di materiali. Ma anche le dighe, che pure svolgono un importante ruolo nella gestione dell’acqua, hanno contribuito a far arrivare meno sedimenti dai fiumi – continua il presidente dei geologi marchigiani – In questi casi è compito del geologo stabilire gli interventi più adeguati tra ripascimenti, barriere frangiflutti e altri ancora».

«Infine – conclude Farabollini – è importante sottolineare come le norme attuali, che dettano i modi e i tempi con i quali si deve intervenire a tutela del territorio, siano ormai spesso superate. Il cambiamento climatico, infatti, ha modificato il regime delle precipitazioni, che oggi sono distribuite in modo meno uniforme e spesso si manifestano con fenomeni estremi. Per i suoli c’è molta differenza tra una pioggia molto intensa ma breve e uno stesso quantitativo d’acqua distribuito su più giorni».

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