facebook rss

Omicidio del Pinocchio:
«Quel giorno Mattia Rossetti
non era capace di intendere»

ANCONA - Davanti alla Corte d'Assise hanno preso la parola lo psichiatra Renato Ariatti e lo psicologo Marco Samory, incaricati di vagliare lo status mentale del 27enne accusato di aver ucciso a coltellate, l'8 dicembre 2020 in via Maggini, Michele Martedì. Affetto da un disturbo delirante paranoide, è stata anche riscontrata la pericolosità sociale dell'imputato

Mattia Rossetti

 

Il giorno dell’omicidio, Mattia Rossetti non era capace di intendere. E’ quanto emerso dalla perizia stilata dal professore bolognese Renato Ariatti e dallo psicologo Marco Samory, incaricati dalla Corte d’Assise di vagliare lo status mentale del 27enne anconetano accusato di aver ucciso a coltellate l’ex compagno di scuola, il parrucchiere 26enne Michele Martedì. Il delitto è stato consumato la mattina dell’8 dicembre 2020, in via Maggini, mentre la vittima stava tornando a casa con il cane. La relazione è stata spiegata dai due professionisti questa mattina in udienza. Rilevata in Rossetti anche un’alta pericolosità sociale. La perizia contrasta in parte con la consulenza della procura, stilata dallo psichiatra Marco Ricci Messori che aveva parlato in un parziale vizio di mente dell’imputato al momento dei fatti, non in contrasto con la contestazione della premeditazione dell’omicidio.  Per i due professionisti chiamati in causa dei giudici Rossetti sarebbe affetto da un «disturbo delirante paranoide». Una malattia che negli anni non avrebbe avuto un decorso lineare, ma altalenate.

Michele Martedì

Di qui, l’alternanza (anche in base all’assunzione o meno di farmaci) di deliri attenuati ed acuti. Nonostante la presenza del delirio paranoide, «il giudizio di realtà si può definire relativamente intatto» hanno specificato i due specialisti. E ancora:  «Per noi è esclusa la capacità di intendere quando siamo davanti a una situazione di delirio». Il totale vizio di mente è stato ravvisato dal professor Gabriele Borsetti, consulente della difesa. I due professionisti che hanno deposto oggi potrebbero essere l’ago della bilancia nel giudizio finale sullo status mentale di Rossetti il giorno del delitto. All’imputato sono state contestate quattro aggravanti che pesano sull’omicidio volontario: premeditazione, stalking, futili motivi e crudeltà. Il movente dell’omicidio? «Mi sentivo preso in giro da Michele, è lui la causa dei miei fallimenti»  aveva detto il 27enne, conosciuto al Centro di Salute Mentale, agli inquirenti. Dal giorno dell’omicidio si trova in carcere. Il 3 giugno inizierà la discussione.

(fe.ser)

Il luogo del delitto

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X