di Ugo Bellesi
L’Unione europea da tempo aveva manifestato la necessità di avere una linea ferroviaria diretta creando un corridoio Baltico-Adriatico per trasportare più velocemente nel cuore d’Europa le merci provenienti da Taranto e da Gioia Tauro. Una ferrovia che consentisse il transito di un treno merci ogni otto minuti con un investimento complessivo di 8,5 miliardi di euro, prevedendo un’abbreviazione dei tempi di percorrenza di almeno un’ora sulla tratta Bologna-Bari. A seguito di ciò il Parlamento europeo in seduta plenaria ha approvato il completamento del corridoio Baltico-Adriatico il 28 ottobre 2015, includendo ovviamente il tratto Ancona- Pescara-Bari.
Il comune di Pesaro, ovviamente, si è subito attivato per la progettazione relativa al proprio territorio (in particolare la stazione) e per studiare le possibilità di finanziamento. E ha fatto bene. Nel frattempo però si scatenava la polemica (in particolare nei mesi scorsi) tra i vari comuni della costa perché c’era chi pretendeva la realizzazione della ferrovia veloce abbastanza lontano dalla costa per favorire il turismo estivo e chi invece la voleva affiancata all’autostrada A 14. Inoltre qualcuno pretendeva che negli abitati la ferrovia fosse sotterranea. Finalmente dopo 17 anni dalla decisione del Parlamento europeo, nei giorni scorsi il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Enrico Giovannini, ha comunicato ai presidenti di Emilia, Romagna, Abruzzo, Marche, Molise e Puglia che si sarebbero avviati gli investimenti sull’Adriatica per rompere il nostro isolamento. E si inizierà con la realizzazione di 34 chilometri di nuova linea ferroviaria nella variante progettata da Rfi (Rete ferroviaria italiana) per Pesaro e Fano. Di questi 34 chilometri undici sono di gallerie e tredici di viadotto, del costo complessivo di un miliardo e 850 milioni. Dalle Marche si insiste per portare la ferrovia almeno fino a Falconara. Si tratta di 30 chilometri di binari in più dopo Fano, con un costo stimato in un miliardo e 800 milioni. Purtroppo però le risorse non ci sono.
E per quanto riguarda il raddoppio della ferrovia da Marotta verso il sud delle Marche e dell’Italia? La risposta è che “non esistono ancora progetti neanche allo stato embrionale”. E perché – ci si chiede – si parte proprio con la Pesaro-Fano? Per il semplice fatto che per l’arretramento della ferrovia da Pesaro a Fano i soldi ci sono da tempo, e la variante, che doveva essere di 12 chilometri, è diventata di 34 e terminerà a quattro chilometri dalla stazione di Marotta. E’ stato chiesto al ministro Giovannini notizie in merito alla Orte-Falconara ed egli ha precisato che soltanto una parte degli investimenti necessari si troveranno con i fondi del Pnrr, perché c’è una scadenza dell’entrata in esercizio entro il 2026. I lavori per il raddoppio quindi riguarderanno soltanto una piccola porzione del tracciato. Mentre per quanto riguarda il potenziamento dell’autostrada A 14 il ministro ha puntualizzato che il tema è sempre aperto. Invece per la Foligno-Fabriano è prevista entro il 2023 la progettazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali. E pensare che proprio recentemente il presidente Draghi ha dichiarato tra l’altro: «I nostri partner europei si sono impegnati a tassare in futuro i propri cittadini per permettere oggi all’Italia si riprendersi più velocemente dalla crisi pandemica, di modernizzare la sua struttura produttiva». Queste considerazioni del premier ci fanno suscitare un quesito: «Forse solo le Marche nord fanno parte dell’Italia?» Non lo sapevamo ma l’avevamo sospettato. E questo crea tanta amarezza. Ma è preferibile guardare la situazione da un altro punto di vista: è il ricco nord che conquista una parte delle Marche a lui più vicina. Ci sorregge però la speranza che l’intervento prosegua con fasi progettuali successive in tutto il centro sud delle Marche.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati