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Drug test per le forze di polizia:
il caso Giordano è allarmante

IL COMMENTO di Giuseppe Bommarito dopo la sparatoria di Ancona, per cui è in stato di fermo ai domiciliari il poliziotto in servizio al commissariato di Civitanova, risultato positivo a droga e alcol. Servono controlli mirati in una città già schiacciata dall’uso massiccio di sostanze. Il rischio che si diffonda sempre più uno stato di sfiducia su chi è chiamato a far rispettare la legge

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L’avvocato Giuseppe Bommarito

 

di Giuseppe Bommarito*

La notizia – per quanto casi simili si siano già verificati tra le forze dell’ordine – è di una gravità assoluta. Un poliziotto, Alessandro Giordano, attualmente in servizio al commissariato di Civitanova, è l’uomo di 40 anni che l’altra notte ha sparato due volte con la pistola di ordinanza, colpendo alla coscia con un proiettile un giovane 21enne (con il rischio di recidergli l’arteria femorale e di causarne la morte), risultando poi positivo, in base ai primi accertamenti clinici, sia alla cocaina che all’alcol. E la Procura lo ha immediatamente iscritto nel registro degli indagati con un’accusa da brivido: tentato omicidio, con l’aggravante della premeditazione, e lesioni. Inevitabili, per il poliziotto quarantenne, lo stato di fermo e i domiciliari. E, ovviamente, la sospensione dal servizio. I successivi sviluppi giudiziari chiariranno la dinamica dell’intera vicenda, lo scontro notturno (una sorta di sfida in piena notte all’O.K. Corral) tra il poliziotto – in quel momento fuori servizio – e il gruppo di cui faceva parte il giovane poi ferito, scontro peraltro iniziato qualche ora prima con una discussione dai toni molto violenti in un locale pubblico anconetano, una discoteca dalla quale il poliziotto, poco dopo il suo arrivo, è stato allontanato dal servizio d’ordine per i problemi che stava creando. In precedenza c’erano stati, in un evidente crescendo di movida e di eccitazione, il pomeriggio e la serata del Giordano (prima di recarsi a mezzanotte in discoteca) trascorsi tra un bar e un ristorante per una cena di compleanno.

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Alessandro Giordano

Il poliziotto ovviamente nega l’intenzionalità del colpo che ha causato il ferimento del ragazzo, che sarebbe partito inavvertitamente, ed afferma di essersi solo difeso sparando il primo colpo in aria. Gli accertamenti giudiziari saranno quindi indispensabili per chiarire la verità dei fatti e soprattutto per determinare se, in questa tragedia sfiorata dove il morto non c’è stato solo per una questione di centimetri, vi sia stato o meno l’elemento della premeditazione. Si vedrà. Intanto però risalta drammaticamente la positività all’alcol e alla cocaina di Giordano, emersa con chiarezza dalle immediate analisi ematiche e tossicologiche, in un soggetto che non solo è un componente delle forze dell’ordine, per di più addetto alle Volanti (e magari le conduceva pure), e quindi si presume sia in prima linea nel contrasto allo spaccio e al traffico delle varie droghe, ma che già aveva avuto nel 2016, allorchè era in servizio ad Ancona, una sospensione di un anno per uso di stupefacenti, con tanto di trasferimento a L’Aquila e successivo riavvicinamento per motivi familiari a Civitanova. Un soggetto che pertanto doveva essere attentamente e continuamente monitorato, proprio per questi suoi precedenti, che ad un comune cittadino, tanto per fare un raffronto facilmente comprensibile, avrebbero impedito di ottenere il rinnovo della patente di caccia, o del porto d’armi.

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I rilievi della polizia sul luogo della sparatoria

Intanto però, per assonanza di concetti, fa ridere, se non ci fosse da piangere amaramente, il fatto che, secondo i dati forniti dal Sert di Civitanova, nella città costiera e in tutto il suo hinterland la cocaina straripa, tanto che, su 10 nuovi accessi al Sert stesso 9 sono per cocaina (e va qui ricordato che gli assuntori di sostanze, specialmente i cocainomani, vanno al Sert per cercare di curarsi solo dopo molto tempo, perché per anni negano la tossicodipendenza e conseguentemente la patologia e il bisogno di apposite terapie).

Ebbene, questo consumo dilagante, questo fiume di cocaina, questo traffico incessante di droga, dovrebbero essere ostacolati dal personale addetto al commissariato di Civitanova, evidentemente sottodimensionato rispetto alle reali esigenze e alla popolazione del comprensorio e composto anche da elementi di fatto non più idonei per motivi di età al servizio attivo su strada e – come quest’ultima vicenda ci insegna – pure da qualcuno che va in servizio sballato o, vogliamo almeno sperare, non appena smaltito lo sballo. Certo, non si può generalizzare, non si può attaccare la maggioranza degli onesti, ma chi organizza il servizio della polizia a livello provinciale non può dimenticare l’esigenza, proprio per la delicatezza della funzione svolta e per il possibile uso di armi da fuoco, di monitoraggi continui al personale (specie nei riguardi chi è già incappato nell’uso di sostanze), non può ignorare che la cocaina è indifferente all’azione risanatrice del tempo ed è un’esperienza che non cessa mai, nemmeno a distanza di anni, di essere un pericolo, perché chi l’ha assunta può facilmente ricadere nella trappola della sensazione di onnipotenza e tornare a ritenersi depositario di capacità e poteri al di fuori della norma, e quindi in grado di potersi permettere tutto, di poter fare tutto quello che gli passa per la testa.

cocainaCon la cocaina entrano in campo forze inconsce e incontrollabili, distruttive e autodistruttive, si mette spesso a rischio la salute propria e quella degli altri, e la catastrofe è sempre dietro l’angolo. Ogni giorno le cronache giudiziarie ci forniscono esempi eclatanti in tal senso, ben conosciuti proprio dalle forze dell’ordine e da chi le gestisce, le organizza e le distribuisce sul territorio. Una vicenda peraltro non isolata quello del poliziotto sparatore di Ancona. Pochi mesi fa, nel mese di agosto 2022, un altro poliziotto, in quel momento sospeso dal servizio per altri motivi, travolse e uccise a Roma un ragazzo di 20 anni ed anche lui risultò poi positivo agli esami tossicologici ed alcolemici, tanto che fu arrestato per omicidio stradale. Non si tratta, purtroppo, di casi infrequenti. Anni fa si parlò addirittura di una cena tra poliziotti nel Nord Italia, compreso un alto dirigente, nel corso della quale si sarebbe tranquillamente sniffata cocaina.

Proprio per questo motivo le competenti autorità devono sottoporre periodicamente il personale, scelto a campione, ai cosiddetti “drug- test”. Sarebbe quindi interessante sapere, tornando al caso specifico se, nel caso del poliziotto Giordano, questi test siano stati effettuati o no con la frequenza e la regolarità che il caso specifico avrebbe richiesto, anche per evitare che, in una città già schiacciata dall’uso massiccio di sostanze, cocaina in testa, a causa di poche mele marce si diffonda sempre più uno stato di sfiducia nella polizia.

*Avvocato e presidente dell’associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”

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