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Ospedale di rete di San Sabino,
il Comune perde una causa
e paga 311mila euro di risarcimento

OSIMO - Dopo 15 anni di battaglie legali, la Corte d'Appello di Ancona ribalta la sentenza di primo grado e dà ragione all'Ati Marinelli-Campanelli, appaltatrice dell'opera incompiuta, sostituita nel 2010 dal nuovo Inrca di Camerano. Venerdì il consiglio comunale dovrà dichiarare la somma come debito fuori bilancio per liquidarla subito e far quadrare i conti pubblici

Osimo, le opere incompiute dell’ospedale di rete di San Sabino nel 2010

Nuovi strascichi giudiziari per le opere incompiute dell’ospedale di rete di S.Sabino. Dopo 15 anni di battaglie legali è arrivata la sentenza della seconda sezione della Corte d’Appello di Ancona, che ribaltando il verdetto di primo grado, ha condannato il Comune di Osimo al risarcimento di circa 311 mila euro a favore dell’Ati Marinelli e Campanelli. L’associazione temporanea di imprese nel 1998 era titolare dell’appalto per la costruzione del primo lotto dell’ospedale di San Sabino, i cui lavori furono bloccati l’anno successivo e non ripartirono mai più dopo il varo del progetto nel 2010 del nuovo Inrca all’Aspio (leggi l’articolo). Una sentenza civile di secondo grado inattesa che costringe l’Amministrazione Pugnaloni a dichiarare la somma dei 311mila euro (subito esigibile e quindi da liquidare senza possibilità di proroghe) come debito fuori bilancio per far quadrare i conti comunali del 2017. Decisione che dovrà passare il vaglio del Consiglio comunale nella seduta del prossimo 28 luglio, e nel 2018 della Corte dei Conti.

IL PRIMO GRADO DI GIUDIZIO – Dopo lo stop definitivo del cantiere di S.Sabino, nel 2002 il Comune, insieme a Regione, Provincia, Asl e il concessionario dell’opera Codelsa, era stato citato in giudizio dalla Marinelli-Campanelli che chiedeva la risoluzione del contratto di appalto pretendendo un risarcimento di circa 3 milioni di euro per responsabilità contrattuale ed extracontrattuale. Con l’annullamento, prima al Tar e poi in Consiglio di Stato, degli atti che legittimavano l’opera, nel 2001 il cantiere era stato definitivamente chiuso e il sito di S.Sabino era tornato quello che era in origine, un’area a destinazione urbanistica agricola. Secondo la Ati sarebbe venuta meno quindi la possibilità di esecuzione del contratto ma per colpa dell’ente appaltante, vale a dire del Comune di Osimo. Di qui l’avvio del giudizio con richiesta di risarcimento, attraverso cui il privato sollecitava anche il pagamento del 10% dell’importo delle opere non eseguite, previsto per legge e al tempo stimate in circa 80 milioni di vecchie lire. Nel 2010 il Tribunale di Ancona ha dichiarato la risoluzione del contratto d’appalto, respingendo però la richiesta del risarcimento del danno nei confronti dell’Ati.

L’APPELLO – Di qui il ricorso in appello della Ati. A sua volta anche il Comune di Osimo, assistito in entrambi i gradi di giudizio dall’avv. Paolo Bortoluzzi, aveva proposto un appello incidentale per chiedere i danni causati dalla ritardata consegna del cantiere, tornato al Comune nel 2002. Ora la sentenza della Corte d’Appello di Ancona ha ribaltato la decisione di primo grado, riconoscendo il risarcimento all’Ati Marinelli – Campanelli ma riducendone sensibilmente l’ammontare anche per le eccezioni sollevate dal legale del Comune di Osimo.

SI VALUTA LA CASSAZIONE – “Sebbene la sentenza sia esecutiva, non è ancora passata in giudicato. L’amministrazione comunale, supportata dai pareri dello Studio Legale Bortoluzzi, sta valutando attentamente se vi sono i presupposti per ricorrere in Cassazione. – spiega il sindaco Simone Pugnaloni – In un momento già delicato per la contabilità degli enti pubblici questa sentenza è una spada di Damocle che non ci voleva, frutto di errori del passato”. Nel frattempo, il debito di 311 mila euro circa derivante dalla sentenza di condanna, deve essere sottoposto all’approvazione del Consiglio Comunale come debito fuori bilancio.

 

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