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Torrette e Ast Macerata, Gozzini si sdoppia:
«Il futuro della sanità nelle Marche?
Nuove tecnologie, territorio ed eccellenze»

INTERVISTA - Il medico-manager lombardo si racconta: dagli inizi milanesi al grande Milan fino all'ultimo anno e mezzo nella nostra regione: le riforme fatte e gli obiettivi. Tra le priorità il rilancio del ruolo dei medici di base

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Armando Gozzini

di Luca Patrassi

Armando Gozzini, milanese di 62 anni, è approdato nelle Marche a fine 2021, arrivato per guidare il dipartimento Salute della Regione e l’Agenzia regionale sanitaria. Esperienze da direttore generale di strutture ospedaliere lombarde, per cinque anni fino al 2008 responsabile medico del Milan stellare, esperienze anche come amministratore comunale. La giornata non è delle migliori per uno che ha il Milan nel cuore, ma si comincia lo stesso. E’ arrivato un anno e mezzo fa dirigere il servizio Salute della Regione Marche. Arrivava da Milano e da esperienze di lavoro lombarde.

Cosa ha trovato, quali misure ha introdotto? «Ho accettato la sfida propostami, iniziata il primo dicembre 2021, dall’assessore Filippo Saltamartini dopo un colloquio selettivo a palazzo Raffaello con il presidente Francesco Acquaroli, il segretario generale e lo stesso assessore. L’obiettivo era un gioco di squadra con Dipartimento Salute e Ars insieme, concentrarsi su cinque macroobiettivi quali la legge sanitaria, il piano sociosanitario, digitalizzazione, il Pnrr e le cinque nuove aziende provinciali con scadenza il primo gennaio 2023. Creare quindi il contenitore di un nuovo sistema che oggi va verso un cambiamento profondo con un nuovo rapporto tra ospedale-territorio, hub e spoke, le reti cliniche e la presa in carico del paziente. L’esperienza lombarda che ho maturato, con una diversificazione di esperienze gestionali dell’ ambito pubblico e privato, mi ha aiutato molto a inserirmi in un contesto dove non conoscevo nessuno e dove ho potuto apprezzare la vera accoglienza dei marchigiani nelle loro diverse identità provinciali. Rifarei esattamente le stesse cose, sono molto soddisfatto. Ora Ars e dipartimento Salute viaggiano separati in una ricollocazione operativa e tecnica, così le cinque aziende ,che con la loro missione territoriale socio sanitaria completano la risposta sanitaria insieme a  due eccellenze come Inrca e l’Azienda ospedaliera universitaria; quest’ultima che rappresenta davvero sullo scenario nazionale un hub di secondo livello con grandissime potenzialità di sviluppo  ulteriore, sia scientifiche e cliniche che innovative e tecnologiche. E’ per questo che ho cercato e accettato questa seconda sfida».

amrando-gozzini1-309x400Dalla Regione di recente si è spostato per effetto della nomina a direttore della azienda ospedaliera di Torrette che era e resta la punta di eccellenza della sanità regionale. Peraltro fresca di riconoscimento come migliore struttura italiana. Decenni per arrivare al top, cosa si fa per rimanervi? «Aou Marche rappresenta ora la risposta a tutti i problemi sanitari, anche ai più complessi, è un punto di riferimento non solo regionale, svolge il 40% attività per le province fuori Ancona ed è alla ricerca di una sua affermazione definitiva nel panorama sanitario regionale e nazionale: solo grazie alla sensibilità e al riconoscimento che le si vorrà dare e al suo ruolo sinergico di hub, potrà giocare davvero  un ruolo di driver di secondo livello». Torrette è una grande struttura, complessa per servizi erogati e per risorse umane. C’è qualcosa che vorrebbe introdurre? Ad essere vincente è la squadra o l’eccellenza si raggiunge anche con la professionalità che poi attrae utenti? «Più che introdurre, dobbiamo prima confermare il contenitore e i contenuti attuali e contestualizzarli ,nel senso di una conferma sanitaria di ruolo, poi riorganizzare sicuramente ,in uno slancio logistico e tecnologico. Oggi siamo al limite della vita di molta tecnologia presente e abbiamo cantieri importanti che incalzano per un completamento strutturale indispensabile come il Salesi e la Palazzina uffici ci sono poi viabilità e parcheggi: non si può ora non investire sull’azienda  per poter definire il posizionamento e perfezionamento della sua missione di hub. Diversamente avremmo un effetto domino in negativo al contrario, dove proprio il territorio non potrebbe dare risposte di secondo livello e così aumentando la mobilità passiva . Insomma creiamo lo spazio hub fino a necessità regionale, a ciascuno il suo».

Uno slogan della giunta regionale, e un contenuto del piano sanitario, è sostanzialmente “Più territorio”, no agli ospedali unici, in particolare nelle varie province. Lo reputa un obiettivo percorribile? «Più territorio è la risposta all’appropriatezza, uguale meno liste d’attesa e code in pronto soccorso. E’ un problema strutturale italiano che solo perseguendo la missione delle aziende territoriali si risolverà anche grazie al Pnrr, al digitale, alla telemedicina e all’assistenza domiciliare e con un nuovo ruolo dei medici di famiglia, veri innovatori di questa sfida da cui non si può prescindere».

Mancano le risorse umane, quelle mediche, non solo specialisti, in particolare. La Regione ha invertito la rotta sul fronte delle borse di studio agli specializzandi passando dalle pochissime unità dell’epoca Ceriscioli alle attuali 140. Bene in prospettiva, ma la cronaca dice che siamo in emergenza. Come se ne esce? «Oggi la carenza di figure mediche specialistiche e infermieri la si può solo affrontare riorganizzando e inserendo meccanismi teletecnologici e domiciliari per accorciare i percorsi e creando inoltre sempre più flessibilità e condivisione di personale nei ruoli e nei servizi, superando la rigidità e incentivando le risorse».

Le liste di attesa: si attende anche per sentirsi rispondere dal Cup, per dire che anche in questo caso chi cerca risposte, anche non immediate, è costretto a ricorrere al privato. «Sicuramente oggi è il problema della sanità più dibattuto in Italia, anche se qui si sta facendo moltissimo su slancio dell’assessore. Credo che proprio in una rivisitazione della committenza con il privato sia la soluzione, così come in altre realtà si potrà trovare un equilibrio evitando le fughe» La Regione sta pensando a un ridimensionamento della potente e numerosa lobby amministrativa, un taglio agli amministrativi per potenziare l’aspetto sanitario. E’ uno slogan o un piano concreto? «non conosco questo aspetto».

E’ normale che un dirigente amministrativo, anche nelle periferie, guadagni più di un direttore di reparti ospedalieri di assoluto rilievo? «La lotta alla sperequazione è un tema vivissimo ed ereditato dal passato: a Torrette il personale è pagato meno che da altre parti, ci impegneremo anche per questo». Quando pensa si inizierà a vedere il cambiamento annunciato con il piano sociosanitario? «A brevissimo ,se considera i passi già fatti, pensi a un anno fa, ci si dimentica subito delle cose fatte. Lo scenario dei futurologi in sanità è tanta medicina di prossimità con hub collegati ad alta specializzazione, assistenza virtuale, intelligenza artificiale nella telemedicina domiciliare e presa in carico individuale del cittadino/paziente».

In questi giorni la commissione esaminatrice ha trasmesso alla Regione l’elenco dei 30 idonei alle nomine alla direzione delle Ast provinciali, lei è anche commissario della Ast di Macerata. Che situazione ha trovato? «buona, ma troppo tempo poco per esprimere giudizi diretti». In questi giorni è in corso di affidamento la gara per il rinnovo della presenza delle cooperative nei Pronto Soccorso con costi tripli o quadrupli rispetto a quelli dei medici ospedalieri. Non sono risorse sottratte ai servizi? E’ giusto, in mancanza di specialisti, continuare a tenere aperti punti di Primo Intervento spesso carenti di utenti? «A Torrette non ci sono cooperative per il Pronto Soccorso. A Macerata invece c’è un contratto che scadrà tra diversi mesi per il Pronto Soccorso e uno in scadenza a fine mese per Pediatria Comunque il Governo ha normato ciò con il decreto legge 34 articolo 10. Nei Punti di primo intervento fino a che non ci saranno le Case di comunità, secondo il Pnrr, non credo se ne possa fare a meno, le Case saranno anche aperte h24, multiservizi e multispecialistiche. Sempre sul fronte Ast Macerata è appena stata affidata la gestione della Rsa di Recanati a una società di Ascoli mentre per il Covid Hospital verrà rivista la sua funzione e disposta la ricollocazione delle attrezzature». Una scelta fatta che la inorgoglisce? «Venire nelle Marche a lavorare, fare un anno in Regione al Dipartimento e Ars concludendo gli obiettivi, partecipare poi  come direttore generale di Torrette». La cosa delle Marche che più l’ha colta di sorpresa? «La serenità e l’accoglienza dei marchigiani».

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