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Trasporti pubblici, aziende a rischio default
Regione ultima nel riparto dei fondi
Manzi: «Il ministro intervenga»

MARCHE - La deputata maceratese Democrat ha presentato una interrogazione riprendendo la segnalazione fatta dall'amministratore delegato di Contram Mobilità Stefano Gregori

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La deputata Irene Manzi

La deputata del Pd Irene Manzi ha appena presentato una interrogazione al Ministero dei Trasporti sulla questione del riparto tra le Regioni del fondo nazionale trasporti. Le Marche, da tanti anni, sono la regione fanalino di coda ricevendo la quota minore in rapporto alla popolazione e ai chilometri coperti dal servizio: una situazione paradossale, denunciata di recente su Cronache Maceratesi anche dall’amministratore delegato di Contram Mobilità e presidente della Sasp Stefano Gregori (leggi l’articolo).

L’interrogazione di Manzi si apre con il rilevare che «il Decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze per il riparto del saldo per l’anno 2022 del Fondo Nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale prevede che le Marche ricevano la quota per abitante minore rispetto alle altre regioni italiane. La spesa per abitante che lo Stato sostiene per le Marche è di 73,16 euro mentre Liguria e Basilicata ricevono il doppio e la penultima della classifica, l’Emilia Romagna, prende comunque dieci euro in più delle Marche». Poi la deputata maceratese Dem evidenzia una serie di casi possibili: «Se le Marche prendessero 98,69 euro per ogni abitante (media nazionale), avrebbero un trasferimento annuo di circa 147 milioni di euro, se la quota della regione venisse ripartita sulla base della quota percentuale riferita ai costi standard (2,43 per cento), le Marche avrebbero un trasferimento annuo di circa 119 milioni di euro, se la quota della regione venisse ripartita sulla quota percentuale riferita ai livelli adeguati di servizi (3,40 per cento), le Marche avrebbero un trasferimento annuo di 166 milioni euro, se la quota della regione venisse ripartita sulla base della quota percentuale riferita alla media tra i costi standard (2,43 per cento) e livelli adeguati dei servizi (3,40 per cento), pari a 3,05 per cento, le Marche avrebbero diritto a un trasferimento annuo di circa 149 milioni di euro».

La situazione nel settore dei trasporti: «Dall’ultimo quadrimestre del 2021 – evidenzia Irene Manzi – c’è stato un aumento esponenziale dei costi delle materie prime (gasolio, metano, energia elettrica) con ricadute devastanti sui bilanci aziendali. Dati molto preoccupanti sul fronte delle entrate: i ricavi che derivano dal pagamento dei biglietti, infatti, sono ben lontani da quelli del 2019, da quelli cioè prima del Covid. Gli unici contributi pervenuti non hanno coperto integralmente nemmeno il fabbisogno del 2022: le aziende che gestiscono il trasporto pubblico regionale sono state lasciate sole a farsi carico dei costi. A ciò si aggiungano gli oneri derivanti dal rinnovo del contratto nazionale degli autoferrotranvieri,le tariffe dei titoli di viaggio sono sostanzialmente bloccate da otto anni, nonostante l’inflazione». La depuatata Irene Manzi riprende la denuncia di Gregori: «Sugli organi di stampa sono state diffuse le dichiarazioni dell’amministratore delegato Contram Mobilità, consorzio che da parecchi anni gestisce la rete dei collegamenti pubblici nell’intero bacino provinciale maceratese, che ha denunciato come a breve termine le aziende non saranno più in grado di erogare i servizi previsti ed ancor meno potranno continuare ad investire.In tal senso, sarà inevitabile la riduzione delle corse e l’abbassamento della qualità dei servizi e si corre seriamente il rischio di default delle aziende che gestiscono il trasporto pubblico regionale: si tratta di un servizio fondamentale perché offre un collegamento anche con le aree interne, già colpite gravemente dagli eventi sismici del biennio 2016/2017, che rischiano così altrimenti di essere ancora più isolate di quanto già non lo siano in un territorio che soffre, anche a livello nazionale, collegamenti ferroviari non adeguati». La domanda finale al ministro: «cosa si intenda fare per scongiurare, alla luce di quanto espresso in premessa, il taglio dei servizi di trasporto nella Regione Marche».

(L. Pat.)

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