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Ripopolare la Cladocora in acqua:
al via un progetto sperimentale

NUMANA - Si tratta di un importante bio-costruttore che, crescendo, forma colonie calcaree e promuove la rigenerazione della biodiversità marina. Il direttore Marco Zannini: «Il Parco del Conero svolge un’attività di controllo»

Il restauro della restauro della Cladocora caespitosa nel Conero

Una sperimentazione sul restauro della Cladocora caespitosa nel Conero.
E’ quella avviata dal gruppo di biologia marina del Disva (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) dell’Università Politecnica delle Marche e riguarda l’unica madrepora ermatipica autoctona, riscontrata sporadicamente lungo la Riviera del Conero che detiene il potenziale di un importante bio-costruttore che, crescendo, forma colonie calcaree e promuove la rigenerazione della biodiversità marina.
«Questo organismo – viene reso noto – risente degli effetti dei cambiamenti climatici, dell’eutrofizzazione della sedimentazione dovuta alle attività umane. Il declino di questa specie ha portato al suo inserimento nella Lista Rossa Iucn delle specie a rischio di estinzione».
L’attività sperimentale condotta nell’ambito del Progetto del Centro Nazionale Biodiversità (National Biodiversity Future Centre) è stata avviata nell’area antistante la falesia di Numana al confine con Sirolo ad una profondità di circa 6 metri.

Il progetto, diretto da Roberto Danovaro e sviluppato da Pierfrancesco Cardinale si avvale della collaborazione del Parco del Conero (Direttore del Parco Marco Zannini e Filippo Invernizzi del Servizio Tecnico del Parco), del Diving SeaWolf e servirà a promuovere gli obbiettivi di conservazione e miglioramento ambientale degli habitat marini di Rete Natura 2000 di cui il Parco del Conero è Ente gestore per i SIC del Conero.
«Il progetto – spiega Zannini – è innovativo e volto a verificare le potenzialità di propagazione della Cladocora caespitosa per la ricostituzione dell’habitat. I primi risultati della sperimentazione saranno misurabili a partire dai prossimi mesi e, se efficace, aprirà una strada per supportare la diversità biologica della Riviera del Conero».
«L’Università Politecnica delle Marche – aggiunge Danovaro – svolge un ruolo guida nei progetti di restauro degli ecosistemi marini a livello nazionale. Questa specifica sperimentazione appare particolarmente interessante non solo per il restauro degli habitat dei fondi rocciosi, ma anche per la promozione del restauro di questa madrepora in altri mari italiani».

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