Omicidio di Cameyi Mosammet, slitta ancora l’inizio del processo: le notifiche all’ex fidanzatino, Kazi Monir, non sono andate a buon fine (il giovane si trova in Bangladesh, suo Paese di origine). Sarà necessario, è stato spiegato oggi in udienza ai legali delle parti civili e della difesa, tradurre tutti gli atti, dovranno essere rimandati in Bangladesh e andrà compreso se vi sia una convenzione tra Italia e Bangladesh anche per poter avere contezza se l’imputato abbia ricevuto le notifiche che gli consentano di sapere che c’è un processo in cui è sotto accusa.
Questo il punto di oggi dopo che il problema si era già verificato lo scorso novembre quando era saltato fuori che la notifica dell’udienza preliminare non era arrivata.
E pure la Corte d’assise, che si era aperta il 7 aprile dello scorso anno, si era subito conclusa perché l’imputato non sapeva che vi fosse stata l’udienza preliminare. Quindi si è tornati indietro all’udienza preliminare. E ad oggi resta tutto bloccato.
Una beffa per i famigliari di Cameyi che già hanno dovuto attendere otto anni per sapere la verità sul destino della ragazza, scomparsa da Porto Recanati nel 2010 e il cui corpo è stato ritrovato nel 2018 in un pozzo vicino all’Hotel House di Porto Recanati. Monir è assistito dall’avvocato Marco Zallocco (oggi sostituito dal legale Roberto Caruana). L’udienza di oggi è stata rinviata al 14 gennaio del prossimo anno. Parti civili sono la mamma e i fratelli di Cameyi assistiti dall’avvocato Luca Sartini. Parte civile al processo anche l’associazione Penelope Marche che sostiene le famiglie delle persone scomparse, tutelata dall’avvocato Marco Vannini.
(Gian. Gin.)
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