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Sanità, una delibera scatena il Pd:
«Tagli ai servizi per far quadrare i conti»
Saltamartini: «No, obiettivi fissati per legge»

ANCONA - I dem mettono nel mirino un atto della giunta Acquaroli del 10 luglio scorso: «Dice che fino a che i conti non si riaggiustano, non si sa come, sta ai nuovi direttori generali delle Aziende sanitarie territoriali rientrare con modalità a loro discrezione nei costi programmati». L'assessore regionale smentisce

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Filippo Saltamartini, assessore regionale alla Sanità

di Luca Patrassi

Basta la parola sanità ad accendere la miccia, anche se polvere da sparo si assicura non ce ne sia nella delibera 1006 approvata il 10 luglio scorso dalla giunta regionale guidata dal governatore Francesco Acquaroli. La delibera in questione è stata presentata dall’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini e all’oggetto si legge: «approvazione schema di patto aggiuntivo dei contratti dei direttori generali delle Aziende sanitarie territoriali delle Marche». Una delibera, due allegati, poche righe di testo riferite al contratto dei direttori: «è integrato con il seguente obiettivo strategico, che costituisce parte integrante e sostanziale del contratto : “10. Il direttore generale è tenuto a porre in essere le azioni di efficientamento di cui all’art. 47 Legge regionale 19/2022, finalizzate a conseguire risultanze positive per garantire l’invarianza finanziaria della riorganizzazione del servizio sanitario regionale”».

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Claudio Maria Maffei

Poche parole, sufficienti a scatenare la polemica. Osserva il referente regionale del Pd per la sanità Claudio Maria Maffei: «Bisogna andare a frugare nelle delibere regionali per rendersi conto in quale mani è finita la sanità delle Marche. La nuova organizzazione della sanità delle Marche con 5 aziende in più (4 se consideriamo la soppressione di Marche Nord) costa ovviamente di più. La Giunta ha appena fatto una delibera (la 1006 del 10 luglio) che dice che fino a che i conti non si riaggiustano, non si sa come, sta ai nuovi direttori generali delle Aziende sanitarie territoriali (due dei quali si debbono ancora insediare) rientrare con modalità a loro discrezione nei costi programmati. E con la delibera li impegnano a firmare il rientro economico che vuol dire ulteriore riduzione dei servizi. In definitiva i servizi già inadeguati offerti dalla sanità delle Marche nella seconda parte dell’anno verranno ulteriormente ridotti. La sanità delle Marche governata da politici irresponsabili ed economisti efficienti è sempre più alla deriva. La Regione dica qual è l’impegno economico richiesto alle Aziende di rientrare nei costi programmati e quali sono i servizi che intende ulteriormente ridurre».

Di diverso avviso l’assessore regionale Filippo Saltamartini che smentisce su tutta la linea ed osserva: «La legge di riforma prevede l’invarianza della spesa e di efficientamento del sistema sanitario sulla base del principio della domanda delle prestazioni sanitarie. In altre parole sia a seguito dello studio fatto dalle Università Politecnica e Bicocca di Milano che dai dati giornalieri che provengono dai Cup ogni Azienda sanitaria provinciale conosce direttamente il numero di prestazioni che deve garantire, quelle che produce e il numero che dovrebbe produrre o acquistare sul mercato della sanità convenzionata. Si tratta quindi di aggiungere sui rispettivi contratti questo obiettivo che non era stato inserito all’atto della sottoscrizione del contratto medesimo». Quindi, tagli in vista? «Nessun taglio. Il rapporto di lavoro dei dirigenti – spiega l’assessore Saltamartini – che hanno la gestione aziendale e la responsabilità su tutte le principali attività (acquisti, bandi, concorsi, appalti, riorganizzazione) è regolato dal diritto privato e da un contratto di lavoro. In questo contratto avevano omesso di inserire questi obiettivi che peraltro sono previsti per legge, ma gli Uffici della Regione hanno ritenuto opportuno che vi fosse questa integrazione».

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