«Che cos’è più diseducativo per un/a bambino/a: il fatto di giocare in uno spazio pubblico accanto ad una persona sdraiata su una panchina -perché purtroppo non ha una casa dove tornare- o piuttosto una comunità urbana che discrimina e colpevolizza chi è in condizioni di grave indigenza?». E’ una delle domande che rivolgono alle istituzioni 11 associazioni, impegnate anche ad Ancona, nell’accoglienza dei più emarginati. Hanno deciso di dire la loro, in una nota a firma congiunta, sui concetti di degrado, povertà e decoro.
Come associazioni di volontariato non possiamo sottrarci al dovere di esprimerci in merito agli articoli apparsi in questi giorni sui media, in cui si parla delle persone socialmente più povere (in particolare di coloro che, non avendo dimora, spesso sostano nelle piazze di Ancona) con scarsissimo rispetto per la loro vita fragile, per la loro, spesso dolorosa, storia personale. Ci chiediamo se non si tratti di una vera e propria campagna di demonizzazione dei più vulnerabili socialmente, dei più emarginati. Abbiamo rilevato infatti l’utilizzo di un linguaggio scopertamente sprezzante e duro nei confronti di persone senza dimora e di migranti che vengono criminalizzati come responsabili del degrado urbano.
Ma non si può, noi lo crediamo fermamente, creare l’equivalenza povertà e disperazione=degrado, sporcizia, assedio, invasione. Si tratta di un’operazione decisamente fuorviante e del tutto illegittima. In questo modo, infatti, si incentiva il rancore sociale verso persone che vivono situazioni di grave vulnerabilità e verso le quali si dovrebbero, al contrario, esercitare ascolto e attenzione e mettere in atto progetti di cura che mirino all’autonomia delle persone stesse. Non intendiamo affatto, con le nostre parole, alimentare sterili polemiche, ma sentiamo il dovere di tutelare la dignità delle persone che sono costrette a vivere per strada e che nessuno, peraltro, in questi giorni si è preso la briga di ascoltare, di coinvolgere: al contrario, sono state rese vittime inconsapevoli di un gioco al massacro che riteniamo decisamente deplorevole.
In questi giorni abbiamo letto di una “città assediata”, di “un esercito di persone che vive sulla strada”, di “colonizzazione di interi quartieri”: a nostro giudizio l’uso di questo lessico diffonde immotivate paure, alimenta un clima di sospetto e di intolleranza che a sua volta innesca dinamiche di perversa conflittualità sociale rendendo i più poveri ancora una volta i capri espiatori di una violenza collettiva sotterranea che così trova forme e modi per esplicitarsi senza temere alcuna condanna. Il disprezzo e il senso di superiorità che traspaiono da certe dichiarazioni riportate dai quotidiani sono rivelativi di un atteggiamento discriminatorio verso i più fragili che, a nostro parere, non dovrebbe mai essere fomentato. Si dovrebbe sempre tener presente infatti che si sta parlando di persone, non di “scarti”, non di rifiuti. Umiliare coloro che sono socialmente più deboli è una forma di arroganza, a nostro giudizio, inaccettabile.
Ci permettiamo allora di formulare alcune domande, confidando nella possibilità di suscitare qualche riflessione in merito ad un uso più responsabile della parola nello spazio pubblico. Che cos’è degrado? Una persona che, non avendo dimora, si lava ad una fontanella in piazza -perché non può disporre di altro- o piuttosto una città che non accoglie ed esclude coloro che fanno più fatica a vivere? Che cos’è più diseducativo per un/a bambino/a il fatto di giocare in uno spazio pubblico accanto ad una persona sdraiata su una panchina -perché purtroppo non ha una casa dove tornare- o piuttosto una comunità urbana che discrimina e colpevolizza chi è in condizioni di grave indigenza? Che esempio pensiamo di dare a questo/a bambino/a in merito a quei valori di accoglienza, solidarietà, fraternità che sono, secondo il pensiero comune, le fondamenta di una comunità civile degna di questo nome?
Perché le istituzioni pubbliche non promuovono campagne per favorire l’incontro fra persone di culture diverse e la creazione di un clima di dialogo e di pace anziché incentivare campagne di odio verso quanti sappiamo essere fuggiti da guerre e povertà o da paesi politicamente instabili e soggetti a sconvolgenti cambiamenti climatici? In questa prospettiva il mondo del volontariato da sempre è pronto a collaborare, ad impegnarsi nella ricerca comune di soluzioni che vadano verso un orizzonte di reale promozione sociale delle persone e mai di esclusione. Cerchiamo allora di superare la logica della sicurezza che si dispiega attraverso decreti e ordinanze di cui però non si ha alcun bisogno, qualora si cominci ad analizzare la realtà dei fatti nella sua complessità. Perché non cominciamo tutti a sognare diversamente la nostra comunità e a pensare che “decorosa” è solo quella città che accoglie non solo i turisti e i socialmente privilegiati, ma tutti, compresi coloro che oggi sono più marginalizzati?
Free Woman odv Ancona
RiBò Unità di strada Falconara
Tenda di Abramo odv
Rete Welcome Marche
Amnesty International Gruppo Ancona
Avvocato di strada Sportello di Ancona
Associazione Festa per la libertà dei popoli
Comunità Volontari per il Mondo Ancona
Gruppo Immigrazione Salute Marche
Associazione SS. Annunziata odv
Ambasciata dei diritti Marche odv
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