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Piano sanitario, i Dem all’attacco:
«Solo promesse elettorali
Nessuna integrazione seria»

POLITICA - Il referente regionale alla Sanità del Pd, Claudio Maria Maffei, attacca anche sul fronte dei Pronto Soccorso che verrebbero aumentati a fronte della carenza di personale

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Claudio Maria Maffei

Il Pd regionale torna ad attaccare il nuovo piano sociosanitario della Regione Marche e lo fa con il referente del gruppo di lavoro sulla Sanità Claudio Maria Maffei: «Mentre La Stampa ieri titolava “Allarme sanità, pronti nuovi tagli” e si parla del Ministro Schillaci costretto a tagliare esami, farmaci e posti letto, nelle Marche il nuovo Piano Sanitario (togliamo il “socio” che di sociale questo Piano non ha niente) promette solo investimenti su tutto: dalla prevenzione, ai servizi distrettuali per arrivare agli ospedali. Ed è sugli ospedali (tutti) che il Piano si scatena». Ecco il dettaglio secondo la visione dem: « Non si prevede nessuna riconversione di strutture, nessun accorpamento di funzioni e nessuna integrazione organizzativa seria e anzi si promette il mantenimento/potenziamento di tutto. Ad esempio per la provincia di Macerata si promette che tutte le discipline presenti sulla carta negli ospedali di Macerata, Civitanova Marche, Camerino e San Severino rimarranno e verranno messe a regime. E quindi, ad esempio, rimarranno (o meglio dovrebbero rimanere) quattro chirurgie generali, tre terapie intensive, tre cardiologie e tre ortopedie. Se poi consideriamo anche l’Ospedale di Cingoli, che però fa parte della Azienda Sanitaria Territoriale di Ancona, avremmo in base al Piano in Provincia di Macerata un pronto soccorso e una chirurgia generale in più».

Non è solo un caso maceratese: «Lo stesso – rileva Maffei per il Pd regionale – vale per il resto della Regione. Pur attraversando la sanità pubblica italiana un momento di crisi senza precedenti, riflesso di una situazione economico-sociale nazionale di equivalente gravità, nelle Marche sembra con la attuale Giunta di vivere in un mondo diverso in cui questi problemi non esistono, come non esistono le norme che regolamentano la sanità. Norme che prevedono il mantenimento dei piccoli ospedali solo se distanti 60 minuti dal Pronto Soccorso più vicino e che prevedono per le Marche un numero massimo di 10 ospedali con funzioni di primo livello quando il Piano ne prevede addirittura 14». Non è soltanto una questione di numeri ma, anche, di qualità dei servizi: «Siccome ai cittadini interessa il servizio che viene loro offerto e non il rispetto della normativa, facciamo un discorso diverso e più semplice. Oggi nelle Marche sono in funzione 14 Pronti Soccorso ospedalieri veri (Pesaro, Fano, Urbino, Senigallia, Jesi, Fabriano, Inrca Osimo-Ancona, Torrette, Macerata, Civitanova Marche, Camerino, Fermo, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto). Tutti hanno tempi di attesa lunghissimi e tutti hanno enormi problemi di personale. Infatti, gran parte di questi Pronto Soccorso debbono ricorrere ai medici delle cooperative e al personale preso dai reparti. In una situazione come questa, il Piano aggiunge altri tre Pronto Soccorso che oggi sono Punti di Primo Intervento (Pergola, Cingoli e Amandola) e aggiunge altri tre quasi-Pronto Soccorso con personale specializzato negli Ospedali di Comunità di Cagli, Sassocorvaro e Fossombrone. In tutti sei i casi a provvedere a questo personale aggiuntivo (più di trenta medici specializzati in un ambito che non ne dispone) dovrebbe essere il DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) della Azienda Sanitaria Territoriale di competenza. E’ ovvio che si tratta di impegni che non potranno essere rispettati, ma ciononostante la Giunta fa finta che lo siano».

Le conclusioni: «Il Piano non dice come, quando e dove verrà trovato tutto il personale che serve per onorare gli impegni presi. Furbescamente, si limita a portare la verifica su questi impegni dopo la fine di questa legislatura. Nel frattempo la sanità nazionale governata dal centrodestra si dovrà confrontare con i tagli imposti dal suo finanziamento inadeguato. Governare vuol dire fare delle scelte, non fare promesse. Questo vale solo per le campagne elettorali che per il centrodestra delle Marche non finiscono mai».

 

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