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Sono 7 le morti bianche nell’Anconetano,
il 233,33% in più dell’anno precedente

ANCONA - Le cifre sono state fornite stamane a Palazzo del Popolo, durante la cerimonia civile tenuta in occasione della 73esima giornata nazionale dedicata alle vittime di incidenti sul lavoro promossa e organizzata dall'Anmil

Il corteo delle autorità politiche, civili e militari si dirige verso Palazzo del Popolo

 

di Antonio Bomba

Vittime degli incidenti sul lavoro. Oggi, in occasione della 73ma giornata nazionale a loro dedicata, si è tenuta una cerimonia civile nella sala consiliare di Palazzo del Popolo ad Ancona. Durante l’evento è stato fornito il triste dato che le morti nella nostra provincia sono cresciute da 3 a 7.

Presenti all’appuntamento tra gli altri il presidente del consiglio comunale Simone Pizzi, il presidente della Provincia di Ancona Daniele Carnevali, la presidente territoriale dell’Anmil Graziella Nori, il direttore provinciale dell’Inail Luca Sassi, l’assistente sociale provinciale sempre dell’Inail Angela Tuttolani e il professor Antonio Di Stasi. Nell’occasione, oltre al minuto di silenzio in onore di tutte le vittime degli incidenti sul lavoro, sono stati consegnati i ‘brevetti e distintivi d’onore’ ai nuovi grandi invalidi e agli invalidi minori. Nell’esporre la sua relazione, Nori dell’Anmil (associazione nazionale che unisce l’Associazione Mutilati a quella Invalidi sul Lavoro), ha fatto notare come «Nonostante le recrudescenze del fenomeno infortunistico che pesa su tutto il Paese, è un fatto che oggi la sicurezza nei luoghi di lavoro non riceva la giusta considerazione, mentre dovrebbe essere per ciascuno di noi un valore imprescindibile e una priorità. Questa giornata – è la sua conclusione – è l’occasione per sensibilizzare un’azione comune e un patto trasversale a tutte le forze politiche».

Dai dati enunciati ai presenti la media dei morti sul lavoro in Italia è di 3 al giorno. Venendo alla nostra provincia invece le vittime sono 10 negli ultimi 2 anni con 7 decessi avvenuti solo nell’ultimo. Un incremento del 233,33%.  Numeri impressionanti e che devono far riflettere tutti. Unica nota positiva sono gli infortuni, scesi del 18% rispetto all’anno precedente.

«È un onore – sono invece state le parole di Simone Pizzi – per me essere qui oggi a portare il saluto del Sindaco e del Consiglio Comunale, per testimoniare la vicinanza della città di Ancona ai ‘caduti civili’ e alle loro famiglie. Tanti sono le donne e gli uomini rimasti invalidi, tanti quelli deceduti svolgendo il proprio lavoro. In questa giornata si onora chi ha perso la vita mentre stava svolgendo il proprio lavoro».

Il discorso del presidente del consiglio comunale è proseguito ponendo l’accento sul fatto che «Il lavoro, non è un caso, è il primo articolo della Costituzione. Il lavoro è appunto il fondamento, in senso etico e sociale oltre che economico, della Nazione. Il lavoro conferisce dignità all’uomo, a ognuno di noi. Non solo in quanto ci fornisce i mezzi economici per vivere bene e in modo dignitoso, attraverso il soddisfacimento delle nostre necessità, ma anche perché dà senso alle nostre giornate e, infondo, ci rende ciò che siamo. È dunque il lavoro, nelle sue varie declinazioni, che ci tiene uniti in società, rendendo possibile il consorzio umano, perché ognuno partecipa del lavoro altrui e dona agli altri qualcosa che viene dal lavoro proprio».

Quanto sopra descritto porta Pizzi a far notare come «se il lavoro è il fondamento della Nazione, allora l’infortunio invalidante e la morte sul lavoro costituiscono una ferita profonda per la Nazione. Le morti e gli infortuni sono un tragico impoverimento sociale che riguarda tutti, non solo le imprese o le famiglie coinvolte. Gli infortuni sul lavoro sono un problema – incalza -, rispetto al quale gli interventi di prevenzione, anche attraverso progetti mirati di informazione e di educazione, nelle scuole e nelle aziende, non sono mai troppi e anzi vanno incentivati e supportati. Garantire a tutti la possibilità di lavorare in un ambiente sicuro è scelta di civiltà perché la sicurezza sul lavoro è parte integrante della cura della persona. L’attenzione per ciò che può costituire pericolo per la salute del lavoratore non può mai venire meno e deve anzi essere oggetto di continuo aggiornamento».

Pertanto il presidente dell’assise dorica ritiene che occorra «esaltare l’altra componente umana, altrettanto decisiva, la responsabilità: Essa nasce dalla coscienza e si nutre della morale ed è pronta a imporsi autonomamente limiti e obblighi perché la presenza della persona nella società non sia devastatrice ma costruttrice. Questo passaggio presuppone anche una presa di coscienza etica da parte di ognuno. L’educazione dovrebbe condurre a quel senso di responsabilità che tanto spesso registriamo assente dai comportamenti di tutti, giovani e adulti. Grazie all’Anmil – conclude – per il suo imprescindibile e costante contributo nella diffusione di una cultura della prevenzione e della responsabilità».

La mattinata era tuttavia iniziata con il raduno al piazzale della Basilica di San Ciriaco, dove alle 9 è stata tenuta una messa a loro suffragio. Alle 10,40, invece, il corteo, con gonfaloni e banda musicale di Torrette, è giunto in piazza XXIV maggio sin davanti alla lapide dedicata proprio alle vittime di incidenti sul lavoro, dove è stata apposta una corona di alloro.

Sul tema in giornata si è espresso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «L’intollerabile e dolorosa progressione delle morti – sono state le sue parole – e degli incidenti sul lavoro sollecita una urgente e rigorosa ricognizione sulle condizioni di sicurezza nelle quali si trovano a operare lavoratori». Per poi aggiungere che «Morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo di lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, un fardello insopportabile per le nostre coscienze, soprattutto quando dietro agli incidenti si scopre la mancata o la non corretta applicazione di norme e procedure. La sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso: ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona».

Pertanto, è la sua conclusione è che «Occorre un impegno corale di istituzioni, aziende, sindacati, lavoratori, luoghi di formazione affinché si diffonda ovunque una vera cultura della prevenzione».

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