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Lega, fallita “l’operazione trota”
Per far fuori gli assessori è caos totale
Giorgia Latini verso il commissariamento

IL COMMENTO di Carlo Cambi - Com’è nato e come si è sgonfiato il blitz concepito a Pontida, ispirato da Matteo Salvini che, andato male il ribaltone, ha passato la pratica al suo vice Crippa. Quasi una spy-story. Il gruppo consiliare nei fatti ha sfiduciato la segreteria regionale. Tra i punti deboli il tentativo di riportare la Acciarri, ex Pd, alla Sanità al posto di Saltamartini dopo un interregno tecnico. Incrinato il patto di fiducia del centrodestra in Regione

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LA GITA A PONTIDA: Luca Buldorini, Filippo Saltamartini, Veronica Fortuna, Giuseppe Pezzanesi, Sandro Parcaroli al raduno leghista

di Carlo Cambi

Aveva ragione Giovanni Berchet: “L’han giurato li ho visti in Pontida convenuti dal monte e dal piano.” Per capire l’incomprensibile sceneggiata messa in piedi dalla Lega –  sta già provocando un sotterraneo, ferocissimo tutti contro tutti con la segretaria regionale Giorgia Latini a rischio di commissariamento – su assessori regionali che entrano ed escono con tanto di comunicati che si smentiscono l’un l’altro bisogna risalire all’operazione trota officiata dal solerte segretario provinciale appignanese Luca Buldorini. Che è nata su un atto di presunzione: ritenere che Francesco Acquaroli, presidente incline all’accordo piuttosto che allo scontro, non tenesse il punto.

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Giorgia Latini e Mauro Lucentini durante la visita a Macerata di Salvini della scorsa settimana

Il calcolo era sbagliato e ora il patto di lealtà e fiducia tra le forze di centrodestra in Regione è pericolosamente incrinato. L’operazione trota l’hanno ideata a Pontida. Si chiama così perché tutti i protagonisti – da Sandro Parcaroli a Giorgia Latini passando per Marinelli e Buldorini – hanno solida amicizia con un allevatore di pesci. Per gli ospiti di riguardo il segretario provinciale ha organizzato una navetta riservata evitando che lor signori si mescolassero con le fette di pane e ciauscolo e gli afrori del popolo marchigiano transumante verso i campi lombardi. A bordo hanno servito – forse – verdicchio spumante e trota affumicata, roba da Vere Italie mica da provincie adriatiche. Sul pulmino con aria condizionata e arie da gran governanti si sono portati anche lo sponsor. A bordo c’erano Sandro Parcaroli che viaggia gratis – al contrario di tutti gli altri amministratori in quota Lega pare non versare contributi al partito che dopo il festival “Legami” dal titolo vagamente sadomaso in piazza Mazzini a Macerata pare sia in affanno di cassa – l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, il medesimo Buldorini, il vicesegretario regionale Mauro Lucentini rimasto per ora a secco di poltrone. Dell’allegra compagnia non faceva parte la segretaria regionale onorevole Giorgia Latini attovagliata già con i massimi vertici. Offriva trote? Ah saperlo, ma ai leghisti del nord il pesce d’acqua dolce piace. Col senno di poi verrebbe da cantare con Edoardo Vianello: che finimondo per un capello biondo. Per tutto il viaggio di andata e ritorno il 17 settembre cercano di convincere – in stile sorelle Bandiera – Saltamartini a “farsi più in là”. Ma il caso Corsi – la sentenza che esclude la dottoressa dalla direzione del Ast3 – non era ancora scoppiato e dunque fare breccia era più complicato.

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Sandro Parcaroli a Pontida con l’ex commissario regionale della Lega Marche, Riccardo Marchetti

C’è però un ordine di Matteo Salvini veicolato da Riccardo Augusto Marchetti, ex commissario delle Marche e ora segretario umbro, da cui Buldorini continua a “dipendere”.  L’ordine del Capitano è: scatenate l’inferno perché si va verso le Europee e dobbiamo contare di più, assorbite tutti quelli che potete. Buldorini mette nel mirino la civica Parcaroli, a Civitanova scoppia l’inferno per il caso di Manola Gironacci, in consiglio regionale Simona Lupini e Luca Santarelli passano alla Lega. E’ lo stesso Matteo Salvini venuto il 29 settembre a farsi una sveltina a Macerata al festival “Legami” ad annunciarlo assicurando che con Francesco Acquaroli i legami sono indissolubili e i rapporti squisiti.

Dalle parti di Fratelli d’Italia qualcuno come il vecchio Laocoonte dell’Eneide deve aver sussurrato “timeo Longobardi et dona ferentis”. Proprio il 29 settembre Salvini pare aver preso sottobraccio Filippo Saltamartini intimando: “Non ti mettere di traverso.” L’operazione apparecchiata sull’asse Macerata-Fermo-Ascoli regia di Giorgia Latini, suggeritore Luca Buldorini, casting a cura di Mauro Lucentini, spettatore per nulla interessato Mirco Carloni è la seguente: salta Saltamartini – si perdoni la cacofonia – fuori gli altri due assessori Chiara Biondi e Andrea Maria Antonini e dentro un tecnico che viene dal Veneto per occuparsi di sanità e la pentita del Pd Monica Acciarri che va alla cultura.

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Matteo Salvini, Giorgia Latini e Sandro Parcaroli il 29 settembre a Macerata

L’idea della Latini che interpreta a modo suo il diktat di Salvini è di azzerare i riferimenti di Mirco Carloni che ha una propria base elettorale assai vasta e che da presidente della Commissione agricoltura della Camera mostra solidissima competenza e altrettanto ampia rete di rapporti. Carloni se vuole diventa la Lega delle Marche e soprattutto può occuparsi di trote: né ha titolo. Il secondo ragionamento della Latini è: blindare le Marche Sud contro Ancona. Se salta la Biondi va a casa la consigliera regionale Lindita Elezi e Ancona si sgonfia. E poi si tenta lo strike su Anna Menghi che Buldorini teme per la competenza e l’esperienza. Se torna Saltamartini in consiglio regionale si revoca il seggio alla Menghi. Sandro Parcaroli è convinto che sia la sua “nemica”.

Verrebbe da dire che la gratitudine non è di questo mondo, ma sic transit. Nel frattempo però esplode il caso Corsi e cacciare Saltamarini del tutto sarebbe un’ammissione di colpa. Ecco il nuovo schema: Saltamartini all’agricoltura, a Lucentini trovano un posto da sottosegretario nel governo nazionale, la pentita del Pd Acciarri fa fuori la Biondi, alla Sanità si mette un tecnico che deve governare pro tempore in attesa della pentita del Pd. Il patto della trota all’ascolana prevede che la Acciarri torni da dove proviene. Come segretaria particolare di Almerino Mezzolani –l’assessore sanitario democrat nelle giunte Spacca – ha fatto il bello e il cattivo tempo per un decennio negli ospedali. Se qualcuno si stupisce di un eccesso di continuità tra il Pd e il centrodestra a guida leghista forse ora ha una spiegazione in più. Acciarri ha un grande merito agli occhi della Latini: è ascolana e controlla un robusto pacchetto di voti per tentare di riequilibrare le forze nella roccaforte di Fratelli d’Italia e di Guido Castelli. Ma ci sono anche ragioni per così dire private che spingono la Latini a tentare di prendersi qualche soddisfazione a casa propria. Anche Luca Buldorini ha un certo affetto per la Acciarri; che abbia sparato su tutto il centrodestra quando era del Pd evidentemente non conta.

Saltamartini_Sabatini_Salvini_FF-5-325x217Il fratello della consigliera era vigile del fuoco come Buldorini. Tanto vigile che la Procura di Ascoli ci volle vedere dentro. Una faccenduola da niente. Il buon Stanislao Acciarri era centralinista dei pompieri di Ascoli, poi responsabile della manutenzione interna e si trovò a fare il perito sulla stabilità sismica di otto ospedali. Dichiarò candido: “E’ andata così, inutile negarlo. Monica gravitava nella Sanità delle Marche, mi ha segnalato la possibilità, ho fatto il colloquio e mi hanno preso. Senza di lei non avrei mai ottenuto quel posto, ma non ho rubato nulla. La selezione non prevedeva concorso.”

Si disse che tutto era venuto alla luce per una faida interna al Pd di Ascoli e la Lega accolse a braccia aperte la Acciarri che appena eletta nel 2020 alla Regione era convinta di fare l’assessore alla Sanità. Lo schema Latini-Buldorini pare perfetto e si va a una riunione con i consiglieri regionali. Filippo Saltamartini è così deciso a non mettersi di traverso che a ExpoAid il 24 settembre confida: mi cambiano le deleghe. Tra i consiglieri regionali però il disegno della Latini non passa.

Renzo Marinelli, capogruppo escluso dal patto della trota (ed è stato un errore considerando che da Castelraimondo passano acque petrarchesche) si fa portavoce del no degli eletti. Ma la Latini non molla e fa firmare ai consiglieri, andandoli a trovare casa per casa con Lucentini come chaperon, un documento di sfiducia degli assessori. Si arriva all’annuncio: la Lega che oggi in Consiglio regionale, dopo gli acquisti di Lupini e Santarelli, è il gruppo più numeroso intima a Francesco Acquaroli il cambio di assessori. C’è però un particolare: in appoggio di Antonini e della Biondi arrivano i comunicati delle categorie economiche e delle associazioni.

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Il governatore Francesco Acquaroli e l’assessora leghista Chiara Biondi

Quanto a sostituire Saltamartini, che è anche il vicepresidente della Regione, Francesco Acquaroli non ci pensa neppure: non può smentire l’uomo che ha in mano il piano sanitario. Siamo a giovedì scorso. La Latini si è molto esposta e fa fatica a fare retromarcia. Le arriva una telefonata di Andrea Crippa, vice segretario nazionale della Lega, che chiede spiegazioni. Matteo Salvini che ha innescato l’operazione trota – nome che nella Lega è foriero di simmetrie d’accadimenti: basta ricordarsi di Renzo Bossi, il Trota, figlio del senatur finito in disgrazia per storie di soldi a cui il padre dette quel soprannome quando gli chiesero se poteva essere il suo delfino – il 30 settembre va da Marchetti al congresso della Lega dell’Umbria, ma non si fa vedere nelle Marche. Forse al Capitano non è piaciuto come hanno condotto l’operazione trota. Si vedrà.

La Latini pretende un vertice di maggioranza che va in scena venerdì scorso ad Ancona al palazzo della Regione. E’ diffusa la sensazione che il finimondo scatenato da quel capello biondo abbia prodotto i pifferi di montagna: andarono per suonare e furono suonati. Pare che alla richiesta di fare fuori Saltamartini per sostituirlo con Luciano Flor, ex direttore generale della sanità del Veneto andato in pensione alcuni mesi fa, sponsorizzato da Luca Zaia via Salvini-Crippa-Marchetti-Buldorini, Francesco Acquaroli abbia risposto così: si va tutti a casa e si vota a Primavera. A quel punto la Latini ha rinculato. Telefonate sincopate a Crippa e poi un nuovo affondo: resta Saltamartini, ma gli affianchiamo un tecnico, fuori però Antonini e Biondi perché noi dobbiamo fare posto alla Acciarri. Pare che Acquaroli abbia aggiunto: ho già detto dopo il rimpasto a seguito alle Politiche che non avrei accettato altri cambiamenti in giunta, ora traetene le conseguenze. Quanto al tecnico da affiancare a Saltamartini ve la prendete voi la responsabilità di spiegare agli elettori che la politica non è in grado di gestire il 78% del bilancio della Regione oltre a servizi essenziali ed esiziali per la salute dei cittadini? Ovviamente le parole del presidente non sono queste, ma il senso sì.

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Monica Acciarri

A quel punto “casco d’oro” è uscita con le chiome tra le gambe. Nelle file di FdI oltretutto la Acciarri è vista come un segno di continuità con il Pd e già a Macerata parte dei meloniani mastica amaro per un eccesso – apparente o reale – di continuità con la giunta di Romano Carancini ottimo amico di Sandro Parcaroli. Il capogruppo Marinelli all’esito del vertice di maggioranza si è affrettato, dopo aver fatto un giro di telefonate con i consiglieri, a diffondere un comunicato in cui si dice: “I consiglieri regionali del gruppo Lega Marche rinnovano la propria fiducia al vicepresidente e assessore Filippo Saltamartini e agli assessori Andrea Maria Antonini e Chiara Biondi”.

Nel comunicato si cita anche il sostegno che gli assessori hanno ricevuto dalle categorie e dalle associazioni. Giorgia Latini si è trovata spiazzata. Ha chiamato il vicesegretario nazionale, ma, per dirla in maniera scherzosa, non c’era “Crippa per gatta.” L’operazione trota stava naufragando e così sei ore dopo il comunicato del gruppo consiliare esce l’altro: “La Lega Marche per Salvini Premier è unita e compatta e si rimette totalmente alle decisioni della segreteria federale. Uniti nel nostro obiettivo comune di servire la Regione, continueremo a lavorare instancabilmente per un futuro migliore per le Marche”.

Giorgia Latini – a quanto si sa – lo diffonde all’insaputa di Marinelli. Tant’è che il comunicato non è autografo, ma solo su carta intestata. Il riferimento alla segreteria federale lascia intendere che ci si gioca tutto davanti al gran giurì di Salvini. Giorgia Latini cercherà di fare come le trote: risalire la corrente che ora le è potentemente contraria. Si è già sparsa la voce di un suo commissariamento che getterebbe nel panico diverse prime donne e giovani rampanti. Questioni di cassa e di cassetta: da quella del commiato, a quella della cultura fino a quella dei traslochi dal Pd. Quasi un melodramma da Sferisterio! Il torrente Scarsito che passa da Sefro è un affluente del Potenza, si vede bene da Crispiero dove ha il suo buen ritiro uno degli occupanti del pulmino: Sandro Parcaroli, ma non versa acqua nel Tronto e le trote vanno dove le porta il fiume. Una volta c’erano le scuole di partito; s’insegnava che le battaglie si fanno se si possono vincere e che in politica contano sì i fondo-cassa, ma si contano i voti. L’operazione trota lascia scontenti diversi esponenti della Lega depositari di un buon pacchetto di voti che hanno già scatenato una sotterranea, ma furibonda lotta interna. Le due segreterie quella regionale e quella provinciale sono già in discussione per gli strappi senza ritorno che hanno provocato in Regione e a Civitanova. E’ difficile che reggano fino a giugno quando ci saranno le europee. Chissà se Salvini, uomo del nord, in vista dell’elezioni e soprattutto dopo sceglierà i galli senoni piuttosto dei latini.

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