di Marco Ribechi
I Klidas raggiungono il traguardo dei dieci anni di storia e festeggiano con un super album prodotto tra Australia e States. Si intitola “No Harmony” il primo sorprendente disco della band composta per metà da maceratesi e per metà da anconetani, uniti dalla passione per la ricerca sonora e l’espressione musicale.
Un album davvero di primissima qualità con un sound internazionale, quasi inafferrabile. Nelle oniriche sei tracce che lo compongono l’ascoltatore si perde in un viaggio musicale che attraversa i generi e la storia della musica, tracciando allo stesso tempo una direzione nuova e molto identitaria. Dal jazz al prog, dal post metal all’atmo e al post rock. Una miscela di suoni matura e raffinata come è difficile trovarne non solo sul territorio marchigiano ma sull’intera Penisola.
Ci sono voluti quasi sei anni di lavoro per sintetizzare in un corpus unico questo amalgama di generi e stili ma, come un ottimo vino d’annata, il risultato è quasi sublime grazie anche alle mani esperte che hanno creduto nella band, intervenendo nelle fasi di mixaggio e masterizzazione, rispettivamente svolte in Australia da Alex Wilson degli Sleepmakeswaves e a New York da Josh Bonati, due nomi noti nel panorama musicale alternativo. A permettere la realizzazione di questa opera prima, già molto apprezzata da critici e ascoltatori, è stata l’etichetta australiana Bird’s Robe, un punto di riferimento mondiale per l’underground musicale.
Eppure, tutto questo fervore nasce nelle campagne maceratesi, a Valcerasa, tra Treia, Passo di Treia e Pitino. «Il nostro progetto nasce nel 2013 nell’atelier di uno scultore – Spiega Emanuele Bury, chitarra e voce dei Klidas – si tratta di Paolo Mazzuferri. Le sue opere ci circondavano mentre muovevamo i primi passi e ci davano ispirazione, a dire il vero sono concettualmente molto simili alla nostra musica. I contrasti tra pieni e vuoti ricordano le contrapposizioni che usiamo tra suono e silenzio, le linee che le caratterizzano richiamano la complessità musicale che ricerchiamo nei nostri brani. Per questo nella copertina dell’album abbiamo deciso di mettere la foto di alcune sculture».
Alla prima essenziale line up di tre elementi composta dal maceratese Emanuele Bury (chitarra elettrica, voce) dal cingolano Alberto Marchegiani (tastiere, synth) e dal basso di Francesco Coacci di Agugliano negli anni si sono aggiunti altri musicisti che hanno permesso di rendere più ampio lo spettro sonoro a cui attingere. Si tratta dell’osimano Giorgio Staffolani (batteria), Lisa Luminari di Jesi (chitarra elettrica e voce) e del tolentinate Riccardo Brandi il cui sax è forse l’elemento che più domina il sound variegato della band, specie negli ultimi brani del disco.
La band, già nel 2018, aveva vinto l’Homeless Rock Festival ma con un sound che non aveva ancora raggiunto la completa maturità di oggi. «Nel 2021 abbiamo iniziato a registrare No Harmony al New Fabric di Fermo con un primo mix di Stefano Luciani – prosegue Bury – Abbiamo mandato il nostro prodotto embrionale a molte etichette, quelle che producevano le band che ammiravamo. Con nostra grande sorpresa siamo stati scelti proprio da quella che desideravamo maggiormente, l’australiana Bird’s Robe. A chiamarci è stato proprio il gestore Mike Solo che ci ha proposto di lavorare insieme spiegando che trovava il nostro progetto molto interessante e per questo avrebbe provveduto a coprire ogni spesa». La qualità del lavoro effettuato è evidente al primo ascolto, il sound risulta pulito, chiaro, perfettamente equilibrato. «Non c’è dubbio che hanno lavorato molto bene – spiega Bury – al di sopra delle nostre aspettative. Inoltre non ci hanno messo paletti, hanno accettato tutto quello che abbiamo proposto lasciando libertà totale alla nostra creatività. Siamo molto felici del risultato e crediamo veramente nel nostro progetto».
No Harmony è un album che permette di ritrovare moltissime influenze della storia del rock, in alcuni passaggi sembra quasi una summa di quanto fatto in precedenza, pur mantenendo uno stile molto personale e non etichettabile. Ascolto che forse, per essere apprezzato appieno, presuppone l’aver già masticato vari stili, oppure una curiosità che vada molto oltre le soglie dello scontato e ripetitivo mercato musicale attuale, di sicuro un ottimo progetto che meriterebbe anche di essere ascoltato dal vivo. «Attualmente stiamo lavorando a una serie di prossime date ma ancora non abbiamo un calendario – conclude Bury – Il 20 ottobre suoneremo al Vox di Jesi ma, chi fosse curioso di conoscerci, può trovarci in Instagram, Facebook o su Youtube dove i nostri brani sono fruibili gratuitamente. Siamo anche presenti su Bandcamp dove invece si trova il merchandising del gruppo».
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