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Paghe da fame, orari massacranti
e alloggi in casolari fatiscenti:
caporalato nei campi, tre arresti

OPERAZIONE dei carabinieri del Nil tra le province di Macerata, Ancona e Pesaro. Tre pakistani ai domiciliari. A Cingoli gli alloggi di fortuna dove dormivano i braccianti e per i quali ognuno doveva pagare 150 euro al mese. Quaranta i lavoratori sfruttati, per perlopiù extracomunitari richiedenti asilo, spesso reclutati nei centri d'accoglienza. Dovevano restituire parte dello stipendio ed erano impiegati fino a 12 ore al giorno. IL VIDEO

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Gli accertamenti dei carabinieri

Paghe da fame, orari massacranti, stipendi da restituire in parte ed erano pure costretti a pagare 150 euro di affitto al mese per dormire in baracche fatiscenti. Scoperto un vasto giro di caporalato nei campi tra il Maceratese, l’Anconetano e il Pesarese: arrestati tre pakistani residenti a Cupramontana e Cingoli, che devono rispondere di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Per loro sono stati disposti i domiciliari con obbligo di dimora. Una quarantina i lavoratori extracomunitari, perlopiù richiedenti asilo, sfruttati. Sequestrati i furgoni utilizzati per trasportare i braccianti. 

caporalato1-325x183E’ il bilancio di una complessa indagine partita nel 2021, condotta dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Pesaro- Urbino, in collaborazione con i colleghi dei Nil di Ancona e Macerata e dei Comandi provinciali di Ancona e Macerata, e coordinata dalla procura di Ancona. Tutto è iniziato quando i militari hanno fermato un furgone a Mondavio con otto persone a bordo, che avevano dichiarato di essere braccianti agricoli. Da qui, le indagini hanno permesso di ricostruire un sistema di sfruttamento di braccianti agricoli gestito da pakistani in grado di monopolizzare il mercato del lavoro nelle tre province. In pratica, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i tre pakistani indagati reclutavano, allo scopo di destinarle al lavoro in altre aziende agricole in condizioni di sfruttamento, persone in condizioni di indigenza, vulnerabilità e di estremo bisogno di lavorare per la sopravvivenza propria e dei loro familiari, oppure per per avere un contratto di lavoro in grado di garantire loro l’opportunità di tentare il rinnovo del permesso di soggiorno.

caporalato3-184x400 Quaranta i lavoratori sfruttati individuati, perlopiù richiedenti asilo di nazionalità pakistana e bangladese, spesso reclutati direttamente nei centri di accoglienza.  Secondo quanto emerso, il sodalizio aveva a Cupramontana la sede operativa e a Cingoli gli alloggi di fortuna dove vivevano, in condizioni di degrado, i braccianti sfruttati. Si trattava di casolari abbandonati in campagna in pessima condizioni igieniche per dormire nei quali ogni lavoratore doveva pagare pure 150 euro al mese.

caporalatoSul fronte delle retribuzioni, la busta paga elaborata per i lavoratori dipendenti appariva formalmente corretta ed in linea con i contratti nazionali applicati, ma tutti i dipendenti, oltre a svolgere un orario di lavoro superiore a quello denunciato e registrato erano poi costretti a restituire parte della retribuzione corrisposta in base agli accordi presi al momento dell’ingaggio, anche attraverso la minaccia di perdere il lavoro in caso di mancato adempimento. E così ogni lavoratore poteva arrivare a lavorare anche 12 ore al giorno per 5-6 euro all’ora.

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