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Traffico di rifiuti, corruzione
e turbativa d’asta:
5 arresti nella provincia di Ancona

L'OPERAZIONE vede impegnati 30 carabinieri Forestali, 30 Finanzieri e 10 militari della Capitaneria di Porto dorica che stanno eseguendo misure cautelari carico di 5 persone e una società, disposte dal Gip del tribunale del capoluogo a seguito di un'indagine della Procura Distrettuale Antimafia. Gli imprenditori indagati avrebbero smaltito terre contaminate da idrocarburi pericolosi, anche in una buca dislocata negli spazi di pertinenza di un asilo
Cinque arresti in provincia di Ancona per traffico di rifiuti, corruzione e turbativa d’asta negli affidamenti di lavori pubblici

In queste ore, 30 finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, 30 carabinieri Forestali del Gruppo di Ancona, e 10 militari della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera dorica stanno eseguendo misure cautelari personali e reali a carico di 5 persone e una società.
I provvedimenti sono stati disposti dal Gip del tribunale di Ancona, nell’ambito di un’indagine iniziata nel 2020 e diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia dorica.
L’operazione ha visto un imprenditore di un’azienda con sede nel comune di Jesi, condotto in carcere; mentre 4 persone, tra cui un altro imprenditore e tre pubblici ufficiali, sono stati collocati ai domiciliari.
Tutte sono accusate, a diverso titolo, dei reati di attività organizzata per il traffico illecito di oltre 2mila tonnellate di rifiuti, anche pericolosi, di varia natura; nonché per corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e truffa ai danni dello Stato.

E’ stato inoltre disposto il sequestro di denaro per un totale di 82.420 euro, attraverso il blocco dei conti correnti bancari e postali di una società con sede legale a Jesi, i cui amministratori sono accusati di aver creato un giro di tangenti per ottenere appalti pubblici e smaltire illegalmente ingenti quantitativi di rifiuti.
Le indagini, iniziate nel 2020, nella prima fase hanno riguardato gli abbandoni di rifiuti in aree non autorizzate e i conferimenti illeciti nel centro di raccolta Jesino.
Dopo aver accertato un sistema illecito di conferimenti, di oltre 1.600 tonnellate di rifiuti da demolizione e vegetali, provenienti da attività imprenditoriali e illegalmente conferiti al centro di raccolta, l’attenzione degli investigatori si è rivolta anche al settore degli appalti pubblici.
È stato così possibile portare alla luce un sistema consolidato di favori e tangenti posto in essere dagli amministratori di fatto di un’impresa con sede legale nel comune di Jesi i quali, al fine di massimizzare illecitamente i profitti e facendo leva sulla corruzione di tre pubblici ufficiali impiegati presso l’Ast di Ancona, l’Inrca di Ancona, la Società Jesiservizi (che gestisce il centro di raccolta rifiuti di Jesi) e un professionista incaricato quale custode giudiziario di un’area oggetto di fallimento, avevano ottenuto lavori pubblici attraverso turbative d’asta smaltendo illegalmente 59 tonnellate di rifiuti di varia natura.
In particolare, le indagini relative agli appalti irregolari hanno riguardato opere realizzate nell’ultimo triennio in strutture sanitarie della provincia di Ancona.

Le anomalie hanno interessato tanto la fase di affidamento degli incarichi, quanto la successiva fase della materiale esecuzione degli appalti. Durante le attività, è stato individuato il pagamento in contanti della tangente ai pubblici ufficiali che avrebbero fornito informazioni riservate inerenti alle procedure di gara. Gli stessi imprenditori favoriti, dopo essersi aggiudicati l’appalto, al fine di conseguire un indebito abbattimento dei costi, avrebbero altresì eseguito i lavori non rispettando le condizioni contrattuali grazie alla connivenza dei suddetti dipendenti pubblici che, consapevolmente, non avrebbero vigilato sull’esecuzione dei medesimi.
Dal punto di vista dei reati ambientali, è risultato che gli imprenditori indagati avrebbero smaltito terre contaminate da idrocarburi pericolosi, in una buca dislocata negli spazi di pertinenza di un asilo nel comune di Jesi e altre 72 tonnellate di rifiuti di varia natura occultati in una buca di 800 metri cubi scavata in un’area oggetto di fallimento.
Sarebbe stato altresì accertato lo smaltimento di oltre 325 tonnellate di rifiuti di varia natura, tra i quali terre contaminate da idrocarburi presso una ex cava di proprietà dell’impresa indagata e in particelle demaniali situate sulla sponda sinistra del fiume Esino, vincolate paesaggisticamente.

L’Autorità Giudiziaria dorica ha pertanto disposto anche il sequestro preventivo dei tre siti oggetto di smaltimenti illegali dei rifiuti.
L’entità dell’operazione, a tutela dell’ambiente e del buon andamento della pubblica amministrazione, testimonia l’unità di intenti dell’autorità giudiziaria e delle Forze di Polizia nel contrastare le più insidiose forme di illegalità i cui effetti ricadono sulla salute della collettività e danneggiano gli onesti, facendo aumentare i costi dei servizi pubblici, a danno della loro efficienza. La colpevolezza delle persone sottoposte a indagine in relazione alla vicenda, sarà definitivamente accertata solo a sentenza irrevocabile di condanna.

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