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Il campo di internamento di Urbisaglia
in più di 7mila documenti digitali
«Perché la storia non si ripeta» Video

CONVEGNO - Un grande progetto per mettere in rete con la collaborazione di Unicam e Unimc la documentazione disponibile. Giovanna Salvucci spiega gli obiettivi: «Le storie personali servono a ricostruire le vicende storiche, delle persone che hanno lasciato tracce  qui da noi». Il rettore Unicam Claudio Pettinari: «Mantenere queste memorie vive per ricordarci che siamo persone»

di Gabriele Censi

La Casa della Memoria di Urbisaglia accede a un percorso che guarda al futuro, il digitale. Un grande progetto di digitalizzazione dei documenti concernenti, il campo di internamento di Urbisaglia conservati nell’Archivio di Stato di Macerata. La Casa della Memoria ha tra i suoi soci fondatori l’università di Macerata e l’università di Camerino. Unicam  in particolare si è occupata soprattutto dell’aspetto tecnico e informatico. Il progetto, coordinato dai professor Andrea Polini e Michele Loreti dell’università di Camerino, ha permesso fino ad ora la scansione e la metadatazione di circa 6.700 documenti del Fondo Questura di Macerata, Ufficio di Gabinetto, 1940-1985. La digitalizzazione, curata dagli studenti di Unicam, è stata effettuata utilizzando il sistema BooKeeper sviluppato dalla startup e spin-off Unicam Knoway Systems srl.

memoria-3-325x183Il  progetto è stato presentato in un convegno all’Abbadia di Fiastra, “Non c’è futuro senza Memoria: dal digitale, le storie” un momento di confronto tra varie esperienze di digitalizzazione dei documenti storici, in particolare per ciò che riguarda l’internamento civile negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Presenti  rappresentanti degli altri campi di internamento per la costruzione di una rete dei luoghi della memoria dell’internamento e della prigionia con lo scopo di allargare la partecipazione ad altre realtà analoghe e di individuare forme di collaborazione per le attività di documentazione, conservazione e valorizzazione dei luoghi della memoria. Sono intervenuti Carlo Spartaco Capogreco, professore di Storia contemporanea Unical,  Riccardo Ciliberti, collaboratore Archivista – Archivio di Stato di Macerata; Andrea Giuseppini, curatore del sito campifascisti.it; Anna Krecik, conservatore del Civico Museo della Risiera di San Sabba – Trieste; Marzia Luppi, direttrice della Fondazione Fossoli; Giovanna Salvucci, presidente della Casa della Memoria di Urbisaglia e Giordano Viozzi, presidente della Casa della Memoria di Servigliano. L’incontro è stato aperto dai saluti di Giuseppe Sposetti, presidente Fondazione Giustiniani Bandini, Giovanna Salvucci Presidente Casa della Memoria di Urbisaglia, Paolo Francesco Giubileo, sindaco di Urbisaglia, Mauro Sclavi, sindaco di Tolentino, Claudio Pettinari, rettore università di Camerino, Angelo Ventrone dell’università di Macerata, Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi, presidente della Fondazione Carima.

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Giovanna Salvucci

Giovanna Salvucci ha aperto il convegno: «Dopo il ’38, dopo le leggi razziali, soprattutto, qui a Urbisaglia vennero concentrati tantissimi ebrei e anti-fascisti. Quindi conservare la memoria, conservare il ricordo di cosa è stato,  perché l’antisemitismo porta conseguenze che purtroppo vediamo anche fino ai nostri giorni, dopo tanti anni troviamo ancora le conseguenze di quelle leggi razziali della deportazione della Shoah. Tanto per citare una storia,  un ebreo polacco internato a Urbisaglia, Hermann Wartski, era il nonno di Sandro Pantanetti dell’Anpi di Macerata, aveva portato con sé la sua famiglia, sua figlia Ruth, che poi sposa Augusto Pantanetti, il partigiano liberatore di Macerata, quindi tanti che provenivano da altre nazioni. Abbiamo tantissime storie da raccontare ovviamente non solo la ricostruzione delle vicende storiche, ma anche delle storie personali,  delle persone che hanno lasciato tracce  qui da noi».

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Il professore Michele Loreti spiega il lavoro di Unicam: «Questa è una prima parte del progetto, Unicam  ha acquisito, oltre quasi 7mila documenti, attraverso un sistema di nostra realizzazione che consente di acquisire modo veloce, documenti in formato digitale, per poterli poi consultare indipendentemente dalla propria presenza fisica nel luogo, accedendo quindi alle varie informazioni. Contemporaneamente abbiamo anche realizzato una serie di progetti che permettono di estrarre informazioni dai documenti, per poterli poi analizzare in modo automatico estraendo l’informazione sul testo in esso contenuto,  i visi delle persone che vengono per esempio ritratti nelle immagini, in modo poi da utilizzare questa informazione strutturata, per costruire e ricostruire le storie di coloro , che sono passati nel campo di internamento».

 

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Claudio Pettinari

Ultima uscita ufficiale prima del passaggio delle consegne per il rettore Unicam Claudio Pettinari: «La memoria di quanto è accaduto in questi territori deve servire da insegnamento per le giovani generazioni, per le nuove generazioni, ma anche per le vecchie, che troppo spesso dimenticano da dove provengono e quelle che sono state le problematiche che hanno incontrato. Digitalizzare può servire a questo, può servire a mantenere queste memorie vive, a ricordarci che siamo persone, che come persone dobbiamo essere trattate e dobbiamo trattare, a ricordarci che la guerra è quanto di più brutto possa esserci, a ricordarci che, quello che sta avvenendo, in tante parti del mondo, in questo momento, è solo male per tutti sia per chi lo subisce in particolare, ma anche per chi vive a fianco di chi lo subisce, indirettamente».

 

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Il convegno di ieri pomeriggio. L’intervento di Giovanna Salvucci

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