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Detenuto 23enne si uccide a Montacuto
Il Garante «Riflettere sul misure alternative»,
Ilaria Cucchi: «Abbandonato dallo Stato»

ANCONA - Il giovane, originario di Fermo, è stato trovato privo di vita nel bagno della sua cella di isolamento. La Senatrice ha pubblicato un post su Facebook dopo aver ricevuto la lettera della mamma del ragazzo. Il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio: «Se il grado di civiltà di un paese si misura dalle carceri, continuiamo a pensare di non esagerare descrivendo la situazione penitenziaria attuale paragonabile a teatri di guerra»

Il carcere di Montacuto

Tragedia nel carcere di Montacuto quando, nel pomeriggio di ieri, un detenuto 23enne di Fermo, si è tolto la vita.
Per il giovane non c’è stato nulla da fare. Constatato il decesso, la salma è stata trasportata all’obitorio dell’Inrca di Ancona.
L’episodio ha destato sgomento e a commentare l’accaduto, è stato Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. «Il giovane – ha detto – era in carcere per reati contro il patrimonio. Nel tardo pomeriggio di ieri è stato trovato morto nel bagno della sua cella di isolamento. A nulla sono valsi i soccorsi della polizia Penitenziaria e del personale sanitario intervenuto. Lo stesso recluso – ha aggiunto -, in precedenza, era stato protagonista di una violenta aggressione nei confronti di un agente».
De Fazio sottolinea poi come «se il 2023 si è chiuso con 68 suicidi fra i detenuti e uno fra gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e ben tre omicidi – dice riportando i dati nazionali -, l’anno 2024 si apre nel peggiore dei modi con sommosse, suicidi e morti quantomeno dubbie. Se il grado di civiltà di un paese si misura dalle carceri, continuiamo a pensare di non esagerare descrivendo la situazione penitenziaria attuale paragonabile a teatri di guerra. Proprio laddove si rinchiudono le persone per rieducarle al rispetto della legge e della civile convivenza – sottolinea -, vengono quotidianamente oltraggiati diversi principi costituzionali, con buona pace per l’esempio che dovrebbero dare le istituzioni».

Su quanto accaduto è intervenuto anche il Garante Giancarlo Giulianelli, che nei prossimi giorni sarà in visita nella Casa circondariale di Ancona.

Il garante Giancarlo Giulianelli

«La notizia del suicidio – fa presente – giunge dopo altri due preoccupanti episodi per i quali ci sentiamo di esprimere tutta la nostra solidarietà verso gli agenti e il personale dell’istituto. Ma ovviamente la morte del ragazzo merita, in questo momento, un’attenzione particolare e una riflessione di più ampio respiro».
Il Garante prende in esame la situazione, partendo dal caso specifico per poi estendere il suo punto di vista a un quadro più generale, che va ad interessare l’intero panorama degli istituti penitenziari italiani.
«Prima di tutto – precisa – va detto che nessuno poteva prevedere un gesto di questo tipo, non essendo il detenuto di Montacuto a rischio suicidario. Chiaramente – prosegue – quando un ragazzo si toglie la vita, avendo un residuo di pena di soli 8 mesi, la prima cosa che viene da chiedersi, come avvocato e come Garante, è perché stesse in carcere. Non conosciamo la sua situazione giuridica, i suoi precedenti, le condanne riportate e se sussistevano motivi ostativi all’applicazione della misura alternativa alla detenzione. Questa mancata conoscenza, però non può non consentirci di entrare in un argomento molto importante».
Giulianelli sostiene che una delle ragioni principali del sovraffollamento carcerario in Italia «è dovuta alla mancata applicazione delle misure alternative nonché a un ricorso eccessivo a quelle cautelari e detentive. A livello nazionale – spiega – la media tra i detenuti in attesa di sentenza definitiva e quelli con residuo pena non superiore a 4 anni si attesta, a mio avviso, intorno al 50%. Se pensiamo che la popolazione detenuta attualmente ammonta a 60mila persone, appare chiaro come ce ne siano circa 30mila che potrebbero beneficiare di misure alternative al carcere».
Nella sua considerazione finale il Garante fa presente che quando si registrano disgrazie come l’ultima avvenuta a Montacuto si può parlare di «una sconfitta generalizzata che investe tutti, dallo stesso Garante, alle aree trattamentale e psichiatrica – psicologica, alla stessa magistratura di sorveglianza. Ribadisco – conclude – che dobbiamo riflettere seriamente su un utilizzo meno invasivo della pena detentiva in carcere, che può permetterci di intervenire anche sulle problematiche legate al sovraffollamento e alla carenza cronica di personale. Da parte mia, le condoglianze alla famiglia del ragazzo deceduto a Montacuto».

Il post di Ilaria Cucchi pubblicato su Facebook

Anche la senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, con un post su Facebook pubblicato nella giornata, ha fatto sapere che «Ieri ho ricevuto una lettera che iniziava così. Matteo era detenuto nel carcere di Ancona. Quando sua mamma mi ha scritto, era ancora vivo, ma minacciava di suicidarsi. Ieri – prosegue -, a distanza di poche ore, Matteo ha dato seguito alle sue parole, si è tolto la vita.
Era afflitto da problemi psichiatrici. Come tanti altri detenuti, se la passava male, la struttura in cui era rinchiuso lo soffocava.
Era in isolamento, ci era finito per un procedimento disciplinare. Lo Stato, nel momento in cui era chiamato a fare sentire tutta la sua presenza e la sua cura, l’ha abbandonato. Isolandolo. Quello che è successo a Matteo è di una gravità inaudita. Quando ho sentito sua mamma, dopo la sua morte, al telefono, non sono riuscita che a dire altro se non che mi dispiace e che farò il possibile affinché vengano accertate le responsabilità della sua morte. Non basta, non basterà mai. Però glielo devo, glielo dobbiamo. Perché quello che è successo a Matteo, è anche una nostra responsabilità. Perché quello Stato, lo Stato che ha isolato Matteo nel momento del bisogno, quello che non lo ha assistito e ha calpestato i suoi diritti, siamo tutti noi».

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