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Violenza di genere,
il vice questore Paolo Arena
incontra i liceali del Classico

JESI - Stamattina all’Uci Cinema il dirigente del Commissariato ha affrontato il delicato tema ricordando quali sono i provvedimenti che può disporre il questore, primo tra tutto l'ammonimento, e che la vittima che denuncia potrà usufruire del gratuito patrocinio a spese dello Stato a prescindere dalle sue condizioni reddituali

Il vice questore Paolo Arena parla gli studenti del Liceo classico di Jesi all’Uci Cinema

 

Stamattina all’Uci Cinema di via Marco Polo il dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Jesi, il vice questore Paolo Arena, nell’ambito del progetto di legalità per l’anno 2023/2024 denominato “Educhiamo insieme alla Legalità”, voluto dal questore Capocasa, d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale e rivolto agli istituti scolastici di Ancona e provincia, ha incontrato gli studenti del Liceo classico di Jesi. Alla presenza della presidente Fidapa e docente di Diritto Virginia Reni, in occasione della proiezione del film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, l’incontro ha avuto come tema “La trappola del violento e gli strumenti normativi per prevenire la violenza: l’ammonimento del questore”.

Il vice questore Arena ha spiegato ai giovani interlocutori come negli ultimi anni, le vicende di violenza di genere hanno avuto una recrudescenza preoccupante, specie nei rapporti tra ex coniugi o conviventi. Perché tale violenza? La risposta che si può dare, alla luce degli eventi affrontati professionalmente, è che il violento fondamentalmente è una persona fragile che difficilmente ammette la sua vulnerabilità e preferisce usare violenza per avere una situazione di controllo, dominio e potere sul partner, per affermare di esistere nella società. Il dramma dell’abbandono è inaccettabile e per evitare ciò il violento adotta le sue strategie: innesca un ciclo di persecuzione lucida , una vera e propria spirale di violenza fisica, sessuale, psicologica, finanche economica, in danno della sua vittima per farle deserto attorno e costringerla a ritornare suoi propri passi, con falsi pentimenti e false riappacificazioni, minacciando di farsi del male.

Spesso, però la minaccia del suicidio nasconde in realtà una minaccia velata di omicidio. Cosa fare in questi casi? Spesso, i fatti non vengono denunciati per la dipendenza economica, per i figli, per il pettegolezzo sociale: ma restare nel ghetto del silenzio, significa rafforzare la strategia del violento. La legge ha prospettato, dal 2009 sino al recentissimo intervento normativo col la legge 168/2023, un ventaglio di soluzioni efficaci per contrastare e laddove possibile prevenire in tempo utile questo triste e grave fenomeno criminale che è e resta un problema sociale. Anzitutto, la possibilità dell’ammonimento da parte del questore, su istanza della vittima finchè non abbia presentato querela per atti persecutori o diffusione di immagini e video sessualmente espliciti (cd revenge porn) o addirittura d’ufficio ovvero d’iniziativa da parte della Polizia o su segnalazione di terze persone, anche in assenza di querela, per altri reati quali minacce, violenza privata, violazione domicilio, danneggiamento, che dà vita ad un procedimento di tipo amministrativo e che non potrà essere revocato se non trascorsi 3 anni dalla sua emissione e solo dopo aver partecipato con esito positivo a percorsi di recupero.

In caso di commissione di condotte da parte di soggetto ammonito, è previsto un aumento di pena e si procederà d’ufficio; la querela, specie quando si è in una fase più avanzata, che invece attiva un procedimento di natura penale e per la quale la parte ha a disposizione un termine di mesi 6; ancora l’arresto in flagranza, l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare col divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa con l’applicazione del braccialetto elettronico, l’arresto in flagranza differita, in caso di violazione dei provvedimenti di allontanamento e divieto di avvicinamento alla persona offesa, maltrattamenti e atti persecutori, purché sia eseguito entro 48 ore grazie ad apposita documentazione video fotografica o ottenuta con altri dispositivi telematici (es. chat, sms, audio, condivisione della posizione).

La vittima che denuncia i fatti di violenza domestica, potrà usufruire del gratuito patrocinio a spese dello Stato a prescindere dalle sue condizioni reddituali, riceverà ogni utile comunicazione circa l’applicazione, modifica o revoca di misure cautelari inflitte all’autore della violenza e potrà essere messa in contatto coi centri antiviolenza dislocati in ambito territoriale, che danno assistenza psicologica e logistica estesa anche ai figli minori. Solo con un ascolto qualificato della vittima, sarà possibile valutare attentamente il rischio di recidiva e predisporre un efficace piano di sicurezza per la vittima, offrendole soprattutto la possibilità di scegliere, di avere un’alternativa. «Abbiate fiducia e coraggio di uscire dalla trappola del silenzio nella quale si viene relegati dal violento. La Polizia di Stato è la vostra luce in fondo al tunnel. Non è mai troppo tardi. L’alternativa c’è» h sottolineato il vice questore Paolo Arena.

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