di Gianluca Ginella
Omicidio di Cameyi Mosammet, fallita anche la sesta notifica dell’udienza all’imputato: la firma è illeggibile e la consegna avvenuta per posta non consente di poter dire che sia la sua. Ossia quella di Kazi Monir, che si trova in Bangladesh, il suo Paese di origine, ormai da diversi anni, ed è l’unico indagato per l’omicidio della ragazzina bengalese di 15 anni, sparita nel 2010 (viveva ad Ancona con la sua famiglia) e ritrovata morta solo nel 2018, in un terreno e in una sorta di pozzo vicino all’Hotel House di Porto Recanati.
Le indagini hanno portato a indicare l’ex fidanzatino della 15enne come il presunto omicida. Nel frattempo il giovane era tornato in Bangladesh e l’ostacolo per far partire il processo sono state le notifiche, necessarie per legge, in cui si informa l’imputato che c’è l’udienza preliminare o il processo.
«È la sesta volta che viene notificata per posta, parliamo di un processo per omicidio, non si puoi fare così – esterna l’avvocato Marco Zallocco, che oggi ha sollevato una eccezione proprio sulla notifica al suo assistito –. Non è certa l’identità di chi ha firmato, la firma è illeggibile e difforme da quelle del mio assistito presenti negli atti». Il giudice Claudio Bonifazi ha accolto l’eccezione e rinviato l’udienza al 16 ottobre.
Presenti in udienza la mamma di Cameyi Fatema Begum e due fratelli che oggi speravano che finalmente il processo si sbloccasse. Con loro, costituiti parte civile, il loro legale, l’avvocato Luca Sartini. Parte civile anche l’associazione Penelope Marche, tutelata dall’avvocato Marco Vannini. «La firma è illeggibile ed essendo stata consegnata per raccomandata non è possibile dire se sia di Monir», dice l’avvocato Sartini. La mamma di Cameyi e i fratelli non hanno commentato. Ora dovrebbe venire fatta una notifica a mano, «ma non tramite ambasciata – dice Sartini -. Non sappiamo come procederanno e se andrà qualcuno da qui a consegnarla».
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