di Luca Capponi
(foto di Davide Quaresima)
«Se vedete qualche mano tremare oppure sentite qualche nota fuori posto, si tratta di neuropatie dovute a dei farmaci antidolorifici molto potenti. Insomma, non potendo più contare sul mio corpo suonerò con tutta l’anima».
Musica ed emozioni, si era detto alla vigilia. E tanto è stato. D’altronde, non poteva essere altrimenti. Da una parte Giovanni Allevi, dall’altra il pubblico che più di tutti lo conosce e lo ama. Quello di casa sua. Ascoli che riabbraccia uno dei suoi figli più cari, in una Piazza del Popolo sold out. Nonostante la pioggia del tardo pomeriggio, che un po’ aveva fatto preoccupare.
Ma questo concerto era scritto nelle stelle e nulla, nemmeno Giove Pluvio, poteva impedire a tanto affetto di manifestarsi, in un sabato sera che rimarrà indelebile.
Qui Giovanni non suonava da parecchi anni. Troppi, a ben pensarci. In mezzo è passato un mondo. Il Covid, a stoppare tutte le attività live. Poi, nel momento della ripresa, due anni fa, il mieloma multiplo che lo colpisce, tenendolo lontano dai palchi.
«Sono emozionatissimo. Quando sono agitato ho difficoltà a respirare, quindi inizio proprio con questo brano attraverso le cui note spero di calmarmi, si intitola con “Aria”», esordisce il Nostro.
Nel corso dell’ora e mezza di live Giovanni parla, dialoga, si racconta, arriva persino a fare stretching al piano per il mal di schiena che lo affligge. Ringrazia i genitori Nazzareno e Fiorella, presenti in prima fila. Ma anche la sua prima insegnante di pianoforte Annalisa Bucci, presente anche lei, così come la dottoressa Rosella Pierdomenico e l’agente per il Giappone Naoki Domitsu, a rappresentare coloro i quali gli sono stati più vicini durante la malattia. Ricorda, commuovendo, don Mauro Bartolini, parroco della chiesa dei Santi Simone e Guida di Monticelli scomparso prematuramente nel 1998, a cui ha dedicato “Ti scrivo”.
«A 20 anni il mio unico amico era lui, ci siamo conosciuti durante una confessione, scoprendo di avere la stessa passione per la musica e la filosofia – racconta Allevi -. All’inizio la vedevamo in maniera molto diversa, dopo la sua morte tutto è cambiato. Oggi so che da lassù segue ogni mio passo».
In scaletta scorre il meglio della sua quasi trentennale carriera, tutta al piano. Da “Come sei veramente” e “Luna” a “Back to life” (tra i bis) e “Panic” passando per “Japan” («La mia prima composizione scritta a 17 anni, a quell’età ero un disadattato, oggi non è che sia cambiato poi molto», ricorda sorridendo) e “Go with the flow” fino ad “Our Future”, presentata alla COP26 di Glasgow del 2021.
«Nella vita capita di affrontare dei momenti di difficoltà e di versare delle lacrime – spiega prima di eseguire “No more tears” -. Però una volta asciugata l’ultima lacrima bisogna ricominciare a guardare alla vita e al futuro con fiducia. Ho cercato di raccontare proprio questa dinamica interiore. C’è drammaticità in questo brano, però ci sono anche la forza, la grinta e la voglia non darla vinta al destino avverso».
Che non sarebbe stato un concerto “normale”, questo organizzato e fortemente voluto dal Comune, era chiaro sin dall’inizio. Giovanni suona, e la musica per un momento sembra sconfiggere tutto: dolori, fatiche, tenuta fisica, difficoltà nella concentrazione. Un grimaldello fatto di note e vita. Che lotta e non si arrende.
E che rende Giovanni, prima che un artista, un uomo vero. Un esempio da seguire.
Di seguito altri due video: nel primo Allevi “combatte” il mal di schiena, nel secondo il ricordo commosso di don Mauro Bartolini
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